Domenica 24 Novembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Cenerentola ha ritrovato la scarpetta: il turismo vale l’11% del Pil

Cenerentola  ha ritrovato  la scarpetta:  il turismo vale  l’11% del Pil

Cenerentola ha ritrovato la scarpetta: il turismo vale l’11% del Pil

IL TURISMO RAPPRESENTA l’11 % del Pil nazionale e quindi a buon diritto può dirsi la prima industria del Paese, eppure da sempre è stato considerato come una "Cenerentola". Fra chi al turismo ha sempre creduto c’è Bernabò Bocca (nella foto sopra), nato a Torino, ma fiorentino di adozione. Bocca inizia a lavorare nella catena alberghiera fondata dal padre Ernesto, a Firenze, di cui diventa Presidente e Amministratore Delegato nel 1990. La catena ha oggi oltre 500 dipendenti e conta 11 alberghi nelle città di Milano, Romano Canavese, Roma, Venezia, Perugia, Firenze, Parma, Viareggio e Capri. Nel 2000 Bocca diventa presidente di Federalberghi, a cui affianca, dal 2006 al 2010, l’incarico di vicepresidente vicario di Confcommercio. È Cavaliere del lavoro, consigliere della Fondazione Ente Cassa di Risparmio di Firenze e di UnipolSai. Per lui, che è stato senatore fino al 2018, il turismo è servizio e qualità, due parole da tenere ben presente se si vuole essere attrattivi.

Presidente il turismo torna a fare numeri importanti dopo il Covid, è così?

"Dopo due anni di pandemia, drammatici per il nostro settore, che è stato colpito a tutti i livelli, c’è stata una ripresa a partire dalla primavera 2022, data dagli italiani, che hanno scelto l’Italia come loro destinazione di viaggio, anche riscoprendola. C’è anche stato un segnale molto forte dal turismo americano, che ha scelto l’Italia, sia per la voglia che quel mercato ha del nostro Paese, sia, anche per il dollaro forte".

Se il 2022 è stato un anno di ripresa, il 2023 si prospetta migliore?

"Il 2022 è stata una annata ottima, sia per le città d’arte, grazie proprio al turismo americano, che per le altre destinazioni, grazie anche al ritorno dei turisti europei. Il 2022 come presenze è rimasto ancora sotto al 2019, mentre quest’anno le previsioni sono molto buone e ottimisticamente si può superare le presenze pre-pandemia".

Solo merito dei turisti stranieri?

"Il dato è supportato certo dagli stranieri, ma anche dagli italiani, che dopo aver riscoperto l’Italia, anche quest’anno confermano qui le loro vacanze". L’alluvione in Emilia-Romagna in maggio ha messo in serio pericolo l’apertura della stagione turistica, ma il sistema turistico emiliano-romagnolo e quello nazionale hanno dimostrato capacità di ripartenza.

Perché bisogna sostenere il turismo romagnolo in questo particolare momento?

"Ho sempre ammirato molto e in tempi non sospetti l’Emilia-Romagna e la sua capacità di fare turismo. Certo è più facile fare turismo quando hai Brunelleschi o il Colosseo. Gli emiliano-romagnoli si sono inventati un prodotto turistico, l’hanno promosso, sono bravi. È una delle regioni più eccellenti per il turismo. Occorre prendere esempio, per la capacità di inventare e di promuovere un prodotto turistico. Anche in questa circostanza hanno dimostrato una capacità enorme. A poche ore dall’alluvione, pur consapevoli delle gravità, tutto era in ordine per accogliere i turisti nel migliore dei modi. Davvero un esempio per tutti". Non c’è accoglienza senza alberghi di qualità. Cosa fare per migliorarli?

"Aspettavamo in gloria i fondi del Pnrr, la concorrenza si fa serrata. Abbiamo competitor agguerriti. Occorre puntare sempre di più sulla qualità e quindi la riqualificazione alberghiera è fondamentale. Ma anche la sostenibilità delle nostre strutture, perchè i turisti sono sempre più attenti a questo tema. Per riqualificare però serve denaro. Il bando sulla riqualificazione è terminato in un giorno e mezzo. Sono arrivate 350 domande a riparto. Il nostro è un settore che è in grado di impiegare le risorse. Ci auguriamo che dai residui del Pnrr si possano trovare altre risorse orientabili sul turismo. Con il governo stiamo lavorando perché questo si verifichi. Il settore alberghiero ha la capacità di impiegare al meglio le risorse. Inoltre, auspichiamo che ci possano essere finanziamenti a tasso zero. Ora non è così e il costo del denaro è troppo altro. C’è bisogno di invertire questa tendenza e di avere credito".

Bocca, il turismo è ancora la "Cenerentola" d’Italia?

"Ora abbiamo un ministero dedicato, tra l’altro con portafoglio, prima, diciamo, eravamo sempre ospiti. Va però detto che ancora il turismo non è considerato come altri settori. Nella ripartizione dei fondi Pnrr al turismo, che rappresenta l’11% del Pil, sono andati 2,4 miliardi, alla cultura che è il 2% del Pil del Paese, oltre il doppio, 7 per la precisione".

Cosa fare per rendere il settore più presente nelle scelte del paese?

"Stiamo lavorando con il Ministro, Daniela Santanchè, per mettere in atto tante novità, sia sulla riqualificazione, che sulla promozione. Inspiegabilmente la “Cenerentola“, oggi viene considerata un settore fondamentale, se non trainante. E noi siamo capaci di fare bene e in fretta".

L’intelligenza artificiale e il metaverso come influiranno sul turismo?

"Gran parte dei flussi già oggi viaggiano su internet e sono guidati da piattaforme. Non possiamo lottare contro i mulini a vento. È indubbio che è cambiata la modalità di fare promozione. Oggi gran parte passa dal digitale e anche dai social, il tempo dei depliant è terminato. Oggi occorre essere presenti sulle piattaforme e sui social con dei contenuti credibili. Ma occorre che le scuole siano pronte a formare nuovi operatori del turismo". Questo è un tasto dolente del settore, manca personale a tutti i livelli. Occorre riformare le scuole?

"Servono nuove figure, di commerciali e di manager capaci di proporsi sui nuovi canali di vendita e di dialogare con la tecnologia. Le scuole devono puntare a questo. Poi il tema del personale rimane, si fa fatica a trovare la manovalanza, facchini, camerieri. I costi sono troppo alti e occorrerebbe intervenire sul cuneo fiscale, con premi, incentivi per chi assume e una detassazione. Occorre dare più soldi in tasca ai lavoratori, senza alzare ulteriormente il costo del lavoro".