Giovedì 26 Settembre 2024

B&C Speakers va alla conquista dei mercati internazionali

B&C Speakers va alla conquista dei mercati internazionali

B&C Speakers va alla conquista dei mercati internazionali

UN NUOVO stabilimento negli Stati Uniti ed entro un paio di mesi anche in Cina. B&C Speakers, azienda nata a Firenze e specializzata nella progettazione, produzione di trasduttori elettroacustici ad uso professionale, va alla conquista dei mercati internazionali. Dopo la prima acquisizione nel 2017 dell’emiliana Eighteen Sound, partecipata del gruppo Landi, quest’anno B&C Speakers, che è quotata in Borsa al segmento Star, ha messo a segno due nuove operazioni da 4,5 milioni di dollari. La prima, già conclusa, è l’acquisizione del 100% del capitale sociale di Eminence Speaker – marchio storico dell’audio americano, conosciuto soprattutto perché fa altoparlanti per amplificatori da chitarra, e che ha uno stabilimento nel Kentucky – da Eminence Holdings. Si è poi impegnata a rilevare in Cina da Eminence Dongguan Enterprise, anch’essa sotto il controllo di Eminence Holding, una parte rilevante dei suoi asset attraverso una newco che sarà di B&C al 100%. "L’acquisizione di Eminence Speaker – commenta Lorenzo Coppini (nella foto), ceo di B&C – consente al gruppo di rafforzare la propria presenza internazionale, offrendo l’opportunità di rilanciare e valorizzare un marchio americano iconico. Unendo le forze si possono sfruttare forti sinergie, come abbiamo già riscontrato con l’acquisizione di Eighteen Sound, potendo così offrire ai nostri clienti una gamma più ampia di prodotti di livello mondiale e produrli dove ne hanno bisogno".

B&C Speakers diventa una multinazionale?

"Una piccola multinazionale, sì. Entro un paio di mesi, quando avremo concluso anche l’operazione in Cina, avremo un’impronta decisamente internazionale, con un nuovo stabilimento negli Stati Uniti e uno nel Paese della Grande Muraglia, due grandi mercati in espansione. Sarà una sfida importante, anche a livello logistico, ma abbiamo dei team, sia negli Stati Uniti che in Cina, che stanno già lavorando molto bene. Tra l’altro, sono decenni ormai che vendiamo nei due mercati e negli Usa abbiamo da tantissimi anni in New Jersey una struttura commerciale. Aprire una base produttiva nel nord America, anche se in un posto remoto come il Kentucky, consentirà anche di accorciare la filiera negli Usa, dove si sta registrando il fenomeno del reshoring, ovvero il rimpatrio di produzioni prima delocalizzate, ma anche in Cina, molto cambiata rispetto a vent’anni fa, dove si preferisce acquistare prodotti fatti all’interno del Paese".

Oltre che negli Stati Uniti avete anche una società controllata in Brasile che svolge attività commerciale. Che quota ha l’export nel vostro fatturato?

"Esportiamo circa il 94 per cento del fatturato. Oltre che negli Stati Uniti e in Cina, vendiamo in Europa, Sudamerica, in India, un mercato in crescita, dove quest’anno raddoppieremo il fatturato. In generale vendiamo nei Paesi dove ci sono costruttori, quindi, per esempio, non negli Emirati Arabi".

In conclusione, i vostri altoparlanti di fascia alta sono ovunque nel mondo...

"Dentro il 70% degli impianti audio per i grandi eventi dal vivo del mondo c’è un altoparlante B&C. Dai concerti degli U2 a quelli dei Rolling Stones, noi ci siamo. Vendiamo altoparlanti anche in tanti mercati di nicchia, per esempio per i ‘car audio aftermarket system’, che installano in auto soprattutto gli americani, e pensiamo di espanderci anche nei mercati MI, impianti audio più piccoli e portatili".

Quanti dipendenti conta B&C Speakers?

"La famiglia si allarga. Oltre ai 200 dipendenti di Firenze e i 70 a Reggio Emilia, si vanno ad aggiungere altre 130 persone, tra il Kentucky e la sede cinese. Nelle due sedi italiane 20 sono gli addetti impegnati nella ricerca e sviluppo. La nostra è una sfida continua per realizzare l’altoparlante migliore che produciamo al ritmo di un milione l’anno in Italia".

Un’azienda in forte espansione, alla seconda generazione, è corretto?

"Sì, io sono figlio e nipote dei due fondatori. Tutto è iniziato nel secondo dopoguerra. Entrambi lavoravano in un’azienda come elettrotecnici. Poi cominciarono a realizzare le trombe che servivano per fare gli annunci in strada, per la propaganda politica. Era l’epoca del referendum istituzionale per scegliere tra monarchia e repubblica e delle elezioni del 1948. In quel periodo ci fu una vera e propria esplosione di apparecchiature radiofoniche e altoparlanti. Poi la crescita dell’azienda è stata lineare e lenta. Basti pensare che ci siamo spostati solo nel 1989 dalla sede storica di piazza Libertà a Firenze, che era un’officina di fatto, a quella attuale a Bagno a Ripoli, in località Vallina. Poi si cominciò a capire che all’estero c’era interesse e da lì continuò a crescere. Nel 2007, anno in cui ho assunto la carica di amministratore delegato, l’azienda fu quotata in Borsa sul listino Expandi, per poi approdare, dal 2013, allo Star".

Il fatturato al 30 giugno 2023 ha raggiunto i 48,5 milioni, in crescita di quasi il 30% rispetto al primo semestre 2022. Come si chiuderà l’anno per B&C?

"Il clima che si continua a respirare all’interno del mercato di riferimento è di grande positività nei confronti dell’anno in corso e conferma che l’esercizio si possa chiudere su livelli produttivi e di vendita migliori rispetto al 2022. I costi della logistica sono tornati alla normalità, stabili sono i costi dei fattori produttivi, perciò ritengo che ci siano le condizioni per crescere ancora, migliorando l’efficienza produttiva e strutturale. L’operazione di acquisizione della Eminence Speaker garantirà poi una maggiore penetrazione del mercato americano e, ragionevolmente, riteniamo di poter osservare i primi effetti positivi a partire dall’esercizio relativo al 2024".