Venerdì 10 Gennaio 2025
REDAZIONE ECONOMIA

"Automotive. Così il Gpl spinge la transizione ecologica"

"Automotive. Così il Gpl spinge la transizione ecologica"

IL SETTORE DEI TRASPORTI sta vivendo una fase di profonda e rapida trasformazione. L’affermarsi, in prospettiva, dei veicoli elettrici sembra ormai un processo irreversibile, destinato a non lasciare spazio ad altre tecnologie. Ma è davvero così? Avremo dunque nel nostro futuro l’elettrico e soltanto l’elettrico? "Non necessariamente, o almeno non solo: se è vero che la mobilità elettrica sta segnando importanti progressi, sia dal punto di vista tecnologico che in termini di mercato, è altrettanto vero che il futuro sarà caratterizzato dalla presenza di molteplici tecnologie destinate a convivere in modo complementare", spiega Marco Seimandi, vicepresidente di Westport Fuel Systems, il gruppo italo-canadese leader nel settore dei carburanti alternativi ed in particolare dei carburanti gassosi: Gpl, metano ed idrogeno, conosciuto sui mercati mondiali attraverso i suoi marchi commerciali BRC, Zavoli, OMVL, Prins. "Nonostante il forte supporto governativo – prosegue – e l’importante spinta che viene dai costruttori, fattori che si traducono nella disponibilità di incentivi e di una gamma di prodotto sempre più ampia, la diffusione delle vetture elettriche procede più lentamente del previsto e incontra difficoltà inattese sia in Europa che in Italia".

Qualche numero?

"I dati relativi alle immatricolazioni nel nostro Paese mostrano una quota dell’elettrico ferma ad un modesto 3,9% nei primi 9 mesi dell’anno (fonte Unrae), mentre le altre tecnologiche tradizionali sembrano resistere, segnando quote di mercato ben superiori alle previsioni di qualche anno fa. Il Gpl, poi, continua ad incrementare la propria quota di mercato raggiungendo valori dell’ordine del 9%. Inoltre, al di là del settore delle automobili e considerando quello dei veicoli pesanti, si notano, ancor di più, le difficoltà delle nuove tecnologie che faticano ad imporsi mentre si riaprono nuovi spazi di mercato per le tecnologie alternative fondate sui carburanti gassosi: in tale ambito mi piace ricordare la nostra tecnologia HPDI che consente l’utilizzo di carburanti gassosi, gas naturale o idrogeno, con motori diesel, garantendo prestazioni eccezionali a fronte di un’assoluta affidabilità, di costi altamente competitivi e di prestazioni in linea con le attese degli utilizzatori, caratteristiche queste più difficili da reperire nel DNA dei mezzi pesanti elettrici o ibridi".

Ma almeno in termini di spinta politica, e mi riferisco alle scelte dell’Unione Europea in termini di direttive e politiche energetiche, sembra che il futuro sia l’elettrico…

"In effetti, anche nell’ambito delle politiche europee, stiamo assistendo a un cambio di prospettiva nella valutazione di quello che sarà il futuro dei trasporti. Dopo una fase, del tutto ingiustificata, di “ubriacatura ideologica”, anche le istituzioni europee stanno tornando ad una visione più razionale del futuro. La consapevolezza della distruttività del passaggio “forzato” all’elettrico, che genererebbe gravi danni all’industria dell’auto e, più in generale, all’economia europea ed in particolare alle famiglie - a causa della perdita di posti di lavoro ed all’incremento importante del costo delle vetture- , in cambio di contropartite ambientali discutibili e di scarso peso, sta riportando le istituzioni europee a scelte e politiche meno ideologiche e più ancorate alla realtà. Si percepisce ormai la volontà di tornare ad un futuro tecnologicamente neutrale, dove contano i risultati in termini di ecologia e sostenibilità e non gli strumenti per conseguirli. Importanti segnali provenienti dall’Europa nelle ultime settimane, sono la nuova bozza dell’Euro 7, molto più ragionevole della precedente e la raccomandazione del Consiglio d’Europa rispetto all’inserimento dei motori termici alimentati con bio-carburanti o e-fuels fra le tecnologie a zero emissioni di CO2".

Per il motore termico e per il GPL, dunque, si prospetta un futuro di lungo periodo?

"Sì e lo dimostrano i successi commerciali dei costruttori che offrono modelli d’origine a Gpl. Mi riferisco al gruppo Renault – Dacia a KIA e Hyundai, a Mitsubishi, Nissan, SsangYong e, in particolare al gruppo Dr che ha rappresentato, in questi ultimi anni, una case history di grande successo per la capacità di coniugare veicoli e brand relativamente nuovi, in Italia, con un’offerta di alimentazioni a Gpl che si è rivelata fra le armi vincenti per conquistare il mercato. È la dimostrazione di come l’utilizzo di un carburante maturo, economico ed affidabile quale il GPL incontri il favore del mercato: la gente vuole andare a Gpl, per il grande risparmio che il gas consente e perché non ci sono sostanziali svantaggi".

Definirebbe il Gpl un carburante con tanti vantaggi e pochi svantaggi?

"Certo consente di risparmiare oltre il 50% rispetto all’utilizzo della stessa vettura a benzina. È un carburante reperibile su tutto il territorio nazionale e, spesso, possedere una vettura a Gpl consente l’accesso alle Ztl delle città; in alcune regioni le vetture a gas sono esentate dal pagamento del bollo. A fronte di tutto ciò va messo in conto un investimento del tutto sostenibile per convertire a gas la propria auto, oppure un sovrapprezzo modesto per acquistare una vettura nuova a Gpl, rispetto all’equivalente a benzina".

In Italia è un carburante popolare da sempre.

"È conosciuto e apprezzato. Nel nostro Paese, al momento, circolano circa 2 milioni e mezzo di vetture alimentate a Gpl, il 6.3% del totale (fonte Unrae). Sono tante, tuttavia tale numero potrebbe crescere ancora, generando ulteriori benefici. Quello che ancora manca è un’efficace politica governativa a supporto del nostro comparto. Mi riferisco ai tanto attesi incentivi, soprattutto a sostegno della conversione a Gpl delle vetture circolanti. Sottolineo con orgoglio e soddisfazione che l’industria nazionale del Gpl per autotrazione è un’eccellenza italiana nel mondo. Parliamo di una filiera che vanta aziende di primissimo piano su scala globale ed aziende locali, quali i distributori e gli installatori, che, nel complesso, dà lavoro a circa 20.000 persone".