Venerdì 22 Novembre 2024
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Economia

Lucio Battisti, quanto può valere il patrimonio. La guerra per i diritti d’autore tra gli eredi e Mogol

La moglie e il figlio del cantautore da sempre contrari alla diffusione online e all’uso pubblicitario delle canzoni. Giulio Rapetti contesta mancati guadagni

Lucio Battisti con Giulio Rapetti, in arte Mogol (Alive)

Lucio Battisti con Giulio Rapetti, in arte Mogol (Alive)

Roma, 17 settembre 2023 – Gli eredi di Lucio Battisti da una parte, Mogol e la casa discografica Sony dall’altra. Continua la battaglia legale ormai decennale per i diritti d’autore del cantante scomparso 25 anni fa. Sullo sfondo della diatriba non ci sono solo differenze ideologiche, ma un patrimonio musicale che sarebbe stimato in 16 milioni di euro

Il sodalizio Mogol-Battisti e la rottura

Il primo incontro tra Giulio Rapetti, in arte Mogol, e l’allora poco conosciuto Lucio Battisti fu nel 1965. Negli anni a venire Mogol contribuì ai primi testi del cantautore, come il suo primo singolo Dolce di giorno. Nel 1966 fu il paroliere a convincere Battisti a cantare le sue canzoni. Un’intuizione che si rivelò felice solo 3 anni dopo con l’esordio del cantante al Festival di Sanremo. Nello stesso anno nacque la casa discografica Numero Uno, di cui entrambi furono fondatori e che poi nel corso della sua storia avrebbe pubblicato la maggior parte dei dischi di Battisti. Ma dopo i grandi successi degli anni Settanta, l’unione artistica tra i due terminò nel 1980. E a seguito della rottura, Battisti affidò i propri testi a sua moglie, Grazia Letizia Veronese.

“Allora c’era questa formula per cui il musicista prendeva l’8% e il paroliere il 4%, la Siae voleva così”, spiega Mogol nel suo libro ‘Mogol – Il mio mestiere è vivere la vita’. “Battisti quando ha iniziato era un dilettante, eppure io non ho mai voluto fargli firmare nessun documento sotterraneo. Sempre il 4% a me l’8% a lui. Quando abbiamo venduto i diritti dei brani alla Numero Uno ho detto che avrei scritto alla pari: 6% a lui e 6% a me, altrimenti non avrei più scritto. Da allora Lucio ha cominciato lavorare con altri”, si legge nell’autobiografia di Rapetti. “Non fu una questione di soldi, ma di equità. Lui otteneva due terzi dei diritti e io un terzo. Chiesi di dividere in parti uguali. Sembrava d’accordo, ma il giorno dopo cambiò idea. Gli dissi che non avrei più lavorato con lui”, ha spiegato in un’intervista al Corriere della Sera.

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La ‘perdita di chance’

La battaglia legale è iniziata nel 2013, quando Mogol ha accusato Grazia Letizia Veronese di ostruzionismo sullo sfruttamento musicale del repertorio di Lucio Battisti, chiedendo un risarcimento di 8 milioni di euro per ‘perdita di chance’. Secondo una sentenza della Corte di Cassazione, per perdita di chance si deve intendere “la concreta ed effettiva perdita di un’occasione favorevole di conseguire un determinato bene o vantaggio, in quanto tale costituente un’entità patrimoniale a sé stante, giuridicamente ed economicamente suscettibile di autonoma valutazione”. Nel luglio 2016 la sentenza di primo grado ha parzialmente accolto la causa promossa da Mogol, riconoscendogli un risarcimento di oltre 2 milioni e mezzo di euro.

La difficile liquidazione di Acqua Azzura

Il contenzioso ha portato alla liquidazione della società Edizioni musicali Acqua azzurra, che continua ad oggi a detenere i diritti del repertorio di Battisti. Tramite l’Aquilone Srl, Grazia Letizia Veronese e il figlio Luca Battisti detengono la maggioranza con il 56%, seguiti dalla casa discografica Universal Music con il 35%, e Mogol con il 9%. Dal 2005 al 2008 l’Acqua Azzurra ha avuto un fatturato stabile intorno a 1 milione e 50mila euro. Da allora, tuttavia, i guadagni sono in lento ma continuo declino. Nel 2015, infatti, l’azienda ha chiuso il bilancio con un valore della produzione derivante dai ricavi delle vendite e delle prestazioni pari a quasi 800mila euro e un utile di circa 510mila euro. Cifre che secondo Mogol potrebbero essere molto più alte se gli eredi non limitassero significativamente l’uso dei diritti. La famiglia è sempre stata contro la diffusione online dei brani, nonché il loro utilizzo in spot pubblicitari e in altri prodotti mediatici. Ed è proprio qui che è entrato in gioco il concetto della “perdita di chance”.

Ma a far saltare tutto, in realtà, è stata la Universal, che tirandosi indietro ha fatto mancare la maggioranza richiesta per prorogare il termine della durata della società. Così i diritti di utilizzazione delle canzoni del duo Battisti-Mogol sono in vendita. Questo non significa che gli eredi non continueranno a ricevere una percentuale degli incassi derivanti dallo sfruttamento delle canzoni. Chiunque comprerà il catalogo sarà comunque tenuto a versare loro quanto dovuto. Una liquidazione non facile, finita in tribunale diverse volte. Dopo tre liquidatori ‘bocciati’, nel 2021 arriva anche il quarto, ma finché non si riesce a mettere alle spalle le cause degli azionisti la vendita del catalogo da 16 milioni sembra pressoché impossibile.