Roma, 5 aprile 2024 – "No, non è giusto definirlo condono. Si tratta di un intervento per razionalizzare le norme e superare le difformità minori che non intaccano minimamente la sicurezza dell’edificio. E quindi non va demonizzato". Irene Sassetti, componente del Consiglio nazionale degli Ingegneri con delega a edilizia e urbanistica, e consigliera comunale del Pd a Livorno, valuta positivamente il Piano Casa del ministro Salvini.
Quindi disco verde alla sanatoria da parte degli ingegneri. La sensazione è che si sia di fronte a un altro condono, dopo quello fiscale. Secondo lei è così?
"No. Perché in questo caso stiamo parlando di difformità davvero minime. Qualche centimetro in più in una stanza, una finestra spostata di poco rispetto all’originale, una porta interna che non è esattamente dove la indica il progetto. Tutte cose che rendono complessa, o bloccano, la vendita".
E che magari hanno creato problemi in occasione dei lavori generati dal Superbonus…
"Esattamente. Per superare quelle difficoltà ci dovemmo inventare la Cilas. La realità è che una grandissima parte degli immobili presenta irregolarità, o dalla nascita o che sono diventati tali dopo con il cambiare delle norme. La questione della doppia conformità nasce propria dal fatto che un immobile che era a norma quando è stato costruito, magari non lo è più oggi. Superare la necessità di questa doppia regolarità è una cosa giusta".
Quale limite, secondo il Consiglio nazionale degli ingegneri, non si deve comunque superare?
"Il piano salva-casa non consente assolutamente di derogare in tema di sicurezza dell’immobile. Questo è per noi ingegneri è davvero un punto irrinunciabile. Non saremo mai d’accordo con una norma che consente di sanare irregolarità che mettono in pericolo la stabilità e la sicurezza dell’immobile. Ad ogni modo, stiamo preparando un documento che consegneremo al ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, nelle prossime settimane con la nostra proposte".
Le norme sulla casa sono vecchie di decenni. Serve una riforma strutturale del Testo unico del 2001?
"Sicuramente sì. Si tratta di regole vecchie sulle quali si sono affastellate altre norme, creando un sistema di una complessità ormai ingestibile. E che penalizza ingiustamente sia i cittadini sia i progetti di rigenerazione urbana".
In che senso?
"Se vogliamo andare verso meno consumo di suolo e verso un recupero dell’esistente, dobbiamo facilitare questo percorso, non renderlo a ostacoli. Bloccare la vendita per pochi centimetri di muro in più o in meno non ha alcun senso. Prima o poi andrà risolto il problema della doppia conformità".
E sui cambi delle destinazioni d’uso come la pensate?
"I centri storici, o porzioni di città, possono essere nati con una finalità che poi si è modificata negli anni. Zone che erano uffici possono diventare residenziali o viceversa. La nostra idea è che se si vuole che le città non muoiano, se si vuole davvero la rigenerazione urbana, occorra utilizzare lo strumento degli usi temporanei".
Cioè?
"Si tratta dell’idea di poter utilizzare il patrimonio immobiliare a seconda delle esigenze che si vengono creando e le destinazioni d’uso devono poter cambiare in maniera più agevole a seconda di come cambiano le esigenze. La legge regionale della Toscana in fatto di usi temporanei va in questa direzione e noi crediamo sia giusto".