Martedì 16 Luglio 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Liquidazione, statali costretti a pagare 2000 euro per ottenerla (in ritardo)

La sentenza della Consulta ha giudicato incostituzionale il differimento del pagamento. I sindacati avevano già sottolineato questo “scandalo” oltre ai danni e ai costi per i lavoratori

Il giorno dopo la sentenza della Consulta che mette all’indice, sotto il profilo della costituzionalità, il rinvio e la rateizzazione del pagamento delle liquidazioni ai dipendenti pubblici, torna d’attualità la recente indagine-denuncia della Uil sui costi, per i lavoratori, delle regole attuali di cui i giudici della Corte hanno sollecitato la revisione al Parlamento.

Il pagamento della liquidazione in tempi rapidi ha un forte impatto sui conti dell'Inps
Il pagamento della liquidazione in tempi rapidi ha un forte impatto sui conti dell'Inps

L’allarme dei sindacati

"Nel nostro Paese - accusano i leader delle principali categorie del pubblico impiego, Domenico Proietti, Giuseppe D’Aprile e Sandro Colombi - ci sono più di un milione e 600mila lavoratori pubblici il cui diritto alla liquidazione del Tfs/Tfr è stato e continua a essere leso contro ogni legittimità costituzionale. Per ottenere l’anticipo della liquidazione, la cui procedura è tra l’altro lenta e dall’esito non scontato, si arriva a pagare più di 2000 euro tra tassi di interesse e commissioni”.

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"Appropriazione indebita dello Stato”

Il differimento della liquidazione del Tfs/Tfr per i dipendenti pubblici - incalzano con il j’accuse dal sindacato - è stato un’enorme operazione emergenziale per fare cassa, la cui perpetuazione risulta oggi ingiustificabile. Una vera e propria appropriazione indebita da parte dello Stato: il Tfs/Tfr ha natura di salario differito e in quanto tale è costituzionalmente tutelato. Nello studio si mette in luce la discriminazione rispetto al settore privato: il differimento determina una fattispecie discriminatoria a danno dei lavoratori pubblici rispetto a quelli privati, per i quali la liquidazione avviene immediatamente.

Attesa da 2 a 7 anni

Oggi la liquidazione arriva dopo 2 anni, se non addirittura 7 anni in caso di pensione anticipata, per di più a rate quando l’importo supera i 50.000 euro. Un differimento che non solo erode il potere d’acquisto, ma pregiudica in modo trasversale la qualità della vita delle persone e le costringe a pagare una penalizzazione qualora decidessero di avvalersi dell’anticipo offerto dall’Inps o dalle banche.

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La sentenza della Consulta: per ora non cambia nulla

La sentenza della Consulta, dunque, interviene su un nodo scoperto più volte segnalato dal sindacato. Il punto è che l’intervento della Consulta non significa che le regole sono destinate a cambiare automaticamente. "Spetta al legislatore - avvisano i giudici - avuto riguardo al rilevante impatto finanziario che il superamento del differimento comporta, individuare i mezzi e le modalità di attuazione di un intervento riformatore che tenga conto anche degli impegni assunti nell’ambito della precedente programmazione economico-finanziaria”. Anche se, a fine maggio, il Presidente uscente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha sostenuto che l’erogazione immediata o ravvicinata del Tfs avrebbe comportato un “costo di 14-15 miliardi” che sarebbe “alla portata dell’Inps”. Un avviso che potrebbe e dovrebbe comportare un cambio di rotta fin dalla prossima manovra.