Sabato 22 Febbraio 2025
ELISA SERAFINI
Economia

L’immigrazione cresce, gli Usa festeggiano: ecco perché

I dati del fenomeno e le speranze per l'economia e il mercato del lavoro

L’immigrazione è tornata a crescere negli Stati Uniti, dopo i difficili anni della pandemia, con un trend che è stato accolto positivamente dagli analisti finanziari. Negli Stati Uniti, sono oltre 45 milioni gli stranieri legalmente residenti nel territorio, una cifra record nel mondo, che rappresenta il 13.5% della popolazione.

Il fenomeno migratorio negli USA è stimato in crescita, dopo anni di declino
Il fenomeno migratorio negli USA è stimato in crescita, dopo anni di declino

Per dare un’idea del fenomeno: la popolazione statunitense rappresenta circa il 5% della popolazione mondiale totale, ma quasi il 20% di tutti i migranti del mondo, risiedono negli Stati Uniti. Se nel dibattito politico italiano, l’immigrazione è considerata un problema di sicurezza e per il Governo Meloni un pericolo di “sostituzione etnica”, a Washington, da sempre, l’immigrazione è - semplicemente - il metodo con cui gli Stati Uniti sono nati e continuano a sopravvivere.

I dati che incoraggiano il Governo Biden

Il Paese ha vissuto, negli ultimi anni, un importante problema di mancanza di forza lavoro specialmente in alcuni settori, come il commercio e il turismo. Anche per questo motivo, Biden ha incoraggiato politiche pubbliche di sostegno all’immigrazione, con la speranza di tornare ai trend pre-pandemia.

In controtendenza, rispetto a Trump, le cui politiche avevano ridotto il numero di rifugiati, immigrati e studenti stranieri, la Presidenza Biden ha aperto maggiormente le maglie della normativa per rifugiati e stranieri.

Nell’ultimo trimestre del 2022 sono stati ammessi negli Stati Uniti circa 10.400 rifugiati, con un aumento del 56% rispetto all’anno precedente. L’80% di loro proviene da Congo, Siria, Birmania, Afghanistan e Ucraina. Come altri Paesi economicamente evoluti, gli Stati Uniti vivono il rischio di un declino demografico, a cui si dà risposta, da sempre, con politiche migratorie molto precise, che tendono ad incoraggiare una “migrazione selettiva”, anche se restano, ancora oggi, circa 10 milioni di immigrati irregolari. In base ai dati del censimento del 2021-22 recentemente pubblicati, sia l'aumento naturale della popolazione che l'immigrazione sono aumentati, rispettivamente, di 245.000 e di oltre un milione di unità. Pertanto, la maggior parte dell'aumento della crescita demografica dello scorso anno (circa l'86%) è dovuta all'aumento dell'immigrazione. Il tasso di crescita dello 0,38% del biennio 2021-22 è considerato ancora tra i più bassi dal 1900. Tuttavia, senza l'immigrazione, il dato sarebbe stato ben più negativo. Secondo uno studio citato dal Financial Times, elaborato dalla San Francisco Federal Reserve Bank, la riduzione del numero di migranti negli Stati Uniti, dovuta sia alle politiche di Trump che al Covid-19, ha alimentato un forte irrigidimento del mercato del lavoro. Gli autori hanno riscontrato che il calo dell'immigrazione, a partire dal 2017, ha comportato un aumento del 5,5% del rapporto posti vacanti/disoccupazione negli Stati Uniti. Fortunatamente il dato è in controtendenza. La recente ripresa del fenomeno migratorio ha portato a una riduzione del 6% della stessa metrica. Nel 2022 sono aumentate anche le naturalizzazioni: più di 900.000 immigrati sono diventati cittadini statunitensi, tra i livelli più alti mai registrati nella storia americana e il più alto registrato dal 2008. Il numero maggiore di immigrati proviene dal Messico, dall'India, dalle Filippine e da Cuba, mentre la crescita maggiore dei flussi è stata registrata da Cuba, Giamaica, Filippine, India e Vietnam. Negli ultimi 36 mesi sono entrati negli Stati Uniti oltre 4 milioni di immigrati, e il trend non sembra spaventare, ma rasserenare, il Governo Biden.