Sabato 30 Novembre 2024
EMILY POMPONI
Economia

Fuga dal posto pubblico: +89% di dimissioni nei Comuni

Aumentano le assunzioni ma in sei anni è triplicato il numero di uscite volontarie. E gli Enti locali fanno i conti anche con i pensionamenti. Le sfide del Pnrr

L'impiego pubblico perde appeal

L'impiego pubblico perde appeal

Roma, 9 ottobre 2023 - I Comuni creano nuovi posti di lavoro, ma la gente si licenzia o va in pensione. È questa la fotografia scattata dall’Istituto per la Finanza e l’Economia locale sul saldo negativo del pubblico impiego nei Comuni. A conti fatti, nemmeno i finanziamenti messi in campo dal Pnrr riescono a fermare l’esodo del personale dagli uffici pubblici che scappa verso opportunità economiche più invitanti nel privato.

Posto pubblico in deficit di attrattiva

Il dossier Personale e formazione di Ifel mostra due dati che solo apparentemente risultano in contraddizione. Se, infatti, nei comuni italiani la ricerca di nuovo personale aumenta segnano la fine di periodi bui in termini di assunzioni dell’organico, dall’altro lato il reddito fermo al cospetto di un’inflazione galoppante è ciò che spinge il personale a dimettersi. È così che il posto pubblico perde attrattiva. Tra invecchiamento degli organici, turn over sempre più lontano e prospettive economiche poco allettanti, le persone preferiscono cercare più benessere nel settore privato. Ma diamo un'occhiata ai numeri.

I dati Ifel

A partire dal 2021 le assunzioni sono state 30.828. Parliamo del 131,9% in più rispetto ai dati allarmanti del 2017 e che supera anche il record di 1.079 unità raggiunto nel nel 2019, dopo il cambio regole sul turn over. Certo, ad incrementare il dato positivo sulle assunzioni è il Pnrr e le attuazioni delle normative sul personale. Ma le uscite, in termini di personale organico, sono ben di più rispetto alle entrate. A confermarlo un doppio dato: nel 2021, quando il numero dei dipendenti era sceso a 343.269, e quest’anno, dove l’ultima stima di giugno conta ben 339.357 perdite (-1,1% rispetto al 2021). Insomma, non sono i numeri sperati per realizzare davvero il Pnrr. A quanto emerge, a gravare sulle assunzioni è lo stato fossilizzante del posto pubblico. Ad oggi si conta che il 21,2% dei dipendenti a tempo indeterminato ha più di 60 anni, mentre gli over 50 sono il 65%. I numeri parlano chiaro: nel pubblico, il personale non si rinnova e il turn over generazionale appare perlopiù un miraggio. Accanto a questo c’è da considerare il raddoppio delle dimissioni dal 2015 al 2021. Basta osservare gli ultimi dati censiti che oggi contano e che 14.548 dimissioni, ossia un +89% in sei anni.

Great resignation nel Pubblico

Certo, il saldo negativo è dato anche dall’insieme dei pensionamenti in crescita. Ma sono le dimissioni in volata dal posto fisso a spaventare di più. È proprio il dato relativo alle “grandi dimissioni” dagli uffici a mettere nero su bianco il deficit di attrattività del posto pubblico, specie nei Comuni, al cospetto delle alternative private. Perché il personale dà dimissioni volontarie? A quanto sembra a incidere è la riduzione dell’importo dei salari pubblici, specie in quei settori a contatto diretto con cittadini e territori. 

Costo del personale e spending review

Una soluzione per contrastare il trend negativo ci sarebbe: l’immissione di nuove risorse per moltiplicare gli ingressi e soprattutto stabilizzare i posti di lavoro con prospettive economiche più invitanti rispetto a quelle attuali. Ma il problema è che i bilanci locali fanno già i conti con il costo del personale che è cresciuto tra rinnovi contrattuali, il raddoppio dei rapporti a termine per il Pnnr e tributi. Insomma, a rischio è la sostenibilità della spesa al cospetto delle nuove assunzioni.