Giovedì 17 Ottobre 2024
ANTONELLA COPPARI
Economia

Legge di Bilancio. Si rafforza l’asse Meloni-Tajani. Scontro sulle banche con Pd e M5s

Salvini voleva far pagare di più agli istituti di credito. Incontro fra i tre leader a Bruxelles. Il ministro dell’Economia: "I tagli ai ministeri? La delusione tra i colleghi era diffusa".

Legge di Bilancio. Si rafforza l’asse Meloni-Tajani. Scontro sulle banche con Pd e M5s

Fu vera tassa? All’indomani della manovra, approvata dal Consiglio dei ministri ma non ancora messa nero su bianco, buona parte del dibattito verte su questo interrogativo. L’opposizione non ha dubbi: "È un imbroglio", tuona Giuseppe Conte. Solo un "gioco delle tre carte", liquida la faccenda Elly Schlein. Ruvido e quasi minaccioso il ministro Giorgetti la vede all’opposto: "Qualcuno lo chiama extraprofitto, qualcuno contributo, io li chiamo sacrifici. Pescatori e operai saranno contenti, le banche un po’ meno", dice incontrando assieme al suo vice, Maurizio Leo, i giornalisti a Palazzo Chigi. Al suo fianco non c’è la premier, volata a Bruxelles: per illustrare la manovra di persona aspetta l’inizio della prossima settimana, lunedì o martedì, quando ci sarà il testo definitivo e, vedi la coincidenza, sarà il secondo compleanno del suo governo: festa grande, champagne e trionfalismo a gogò. Ma dal Belgio ci tiene a far conoscere la soddisfazione per una manovra "seria e di buon senso".

Rispetto al titolare del Mef, lei con le banche è più conciliante: "Non sono avversari, abbiamo lavorato assieme, e li voglio ringraziare". Il leader azzurro Antonio Tajani, che aveva fatto scudo agli istituti di credito, concorda: "C’è un accordo, non è un’imposizione né una tassa". Fa buon viso a cattiva sorte Matteo Salvini, che avrebbe voluto un ben più pesante salasso: "Che le banche restituiscano ai cittadini una parte dei loro guadagni è una cosa che mi rende orgoglioso". Per sgombrare il campo da equivoci e musi lunghi, i tre leader si vedono a cena a Bruxelles per un vertice di maggioranza all’hotel Amigo con Raffaele Fitto.

Sulle banche hanno ragione un po’ tutti, ma la verità non sta nel mezzo: è sbilanciata sul versante Giorgia-Antonio. Il contributo è un rinvio di due anni dei crediti di imposta pari a 2,5 miliardi. Non è un rinvio sine die, sempre che il testo definitivo confermi la restituzione in due anni; per questo l’Abi sospende il giudizio e Giorgetti dice: "Fanno bene le banche a essere caute".

Sia ben chiaro: la terza manovra di questo governo non lascia molti margini alle promesse elettorali. "Di più non si poteva fare", il mantra a Palazzo Chigi. La premier comunque è soddisfatta di una legge di bilancio "che non aumenta le tasse, lascia i conti in ordine". E per la compattezza della maggioranza, che lei vuole continui anche durante l’esame delle Camere; poche dovranno essere le modifiche. Ancorchè Tajani con i suoi è possibilista: "Tranquilli, la legge di bilancio non è chiusa".

La destinazione della manovra da 30 miliardi è nota. Per Giorgia sono fondamentali "gli interventi a favore delle famiglie", che abbondano ma solo se si hanno uno o più figli, "il taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento dell’Irpef che sono diventati strutturali". È orgogliosa per l’attenzione al lavoro, con i "4 miliardi e mezzo che vanno al rinnovo dei contratti per il pubblico impiego".

Il secondo fronte di scontro riguarda la sanità. Qualcosa in più c’è: circa 900 milioni.

Per l’opposizione e gli operatori sanitari è una miseria ma il ministro dell’Economia non ci sta e precisa: "Alla sanità il prossimo anno andranno, rispetto al 2024, 2.366 milioni di euro in più". Se il contributo delle banche è quello che desta più scalpore, parte delle risorse arriveranno dalla riduzione del 5% della spesa corrente dei ministeri (2,3 miliardi). Giorgetti sardonico rivela che "in Consiglio dei ministri la delusione era diffusa tra i colleghi: il meno deluso dovrebbe essere Schillaci". In effetti il ministro della Sanità data l’emergenza del settore è salvo. Esentato dai tagli anche Guido Crosetto, il titolare della Difesa. Pure la guerra è un’emergenza. Un miliardo arriverà dalle assicurazioni, e un altro per l’intervento sugli sgravi fiscali delle imprese.

Nell’incontro con i giornalisti il ministro Giorgetti fa il punto anche su due misure che non rientrano nella legge di bilancio ma intorno alle quali si è accesa lo stesso la massima polemica nelle scorse settimane. Una è l’eventuale tassa sugli immobili che hanno usufruito con il Superbonus: "Deve fare l’aggiornamento delle mappe catastali". L’altra sono le accise sui carburanti. La decisione spetterà alle Camere, l’esito è scontato, l’aumento ci sarà. Risibile insiste Giorgetti: "Io la macchina ce l’ho a gasolio, pagherò un centesimo in più al litro, una stangata da cui non mi riprenderò più...".

La manovra insomma è quasi pronta. La palla passerà poi al Parlamento dove arriverà il 21 ma soprattutto a Bruxelles. Giorgetti è ottimista: "Abbiamo definito l’accordo con la Commissione per i contenuti del piano in sette anni". Cosa chiederà l’Europa in cambio dell’allungamento dei tempi è però ancora ignoto.