Roma, 7 Ottobre 2023 – Le imprese italiane a partire dal 2017 hanno incontrato crescenti difficoltà ad assumere personale adeguatamente preparato. Anzi, le difficoltà di assunzione sono più che raddoppiate. Analizzando l’incidenza percentuale delle difficoltà di reperimento, dal 2017 al mese di settembre 2023, è più che raddoppiata. Se sei anni fa solo il 21,5 per cento degli imprenditori intervistati dichiarava di faticare moltissimo a reperire nuovo personale, nella rilevazione del mese scorso la percentuale è salita al 47,6 per cento.
È evidente che nei prossimi anni la tendenza è destinata a salire ulteriormente. Il combinato disposto tra calo della natalità e il progressivo innalzamento dell’età media dovrebbe creare non pochi problemi agli imprenditori che, tra le altre cose, saranno chiamati a sostituire un elevato numero di maestranze destinato al pensionamento. I paradossi presenti nel nostro mercato del lavoro sono evidenti e uno di questi viene evidenziato in una nota dall’Ufficio studi della CGIA: se i disoccupati in Italia sono poco meno di due milioni, di cui 800mila circa in età compresa tra i 15 e i 34 anni, secondo il nostro Ministro del lavoro, invece, sarebbero un milione i posti che le imprese non riescono a trovare. Sia chiaro, non è una novità; nel nostro Paese da sempre la domanda e l’offerta faticano a incrociarsi. Non solo. Chi è alla ricerca di un’occupazione spesso presenta un deficit educativo ed esperienziale notevole rispetto alle abilità professionali richieste dalle attività economiche. Detto questo, rimane il fatto che abbiamo ancora molte persone, soprattutto giovani, senza una occupazione, mentre tante aziende, anche nel Mezzogiorno, sono costrette a rinunciare a una quota importante degli ordinativi, poiché non hanno le risorse umane sufficienti per far fronte a queste nuove commesse. Il risultato di questa situazione ci consegna un quadro preoccupante: tante famiglie continuano a rimanere in condizioni di fragilità economica e altrettante imprese, non potendo incrementare l’attività produttiva, non possono crescere dimensionalmente e creare nuova ricchezza da distribuire.
I lavoratori introvabili
Grazie ai dati che emergono dalla periodica indagine Excelsior condotta presso gli imprenditori italiani dall’Unioncamere-Anpal, l’Ufficio studi della CGIA ha elencato le prime 50 figure professionali di difficile reperimento. Praticamente introvabili sono i saldatori ad arco elettrico, i medici di medicina generale, gli ingegneri elettronici/telecomunicazioni, gli intonacatori (che includono anche gli stuccatori, i decoratori e i cartongessisti) e i dirigenti d’azienda (di istituti scolastici privati e di strutture sanitarie private). Di questo primo blocco, in 8 casi su 10 la ricerca degli imprenditori (privati e pubblici) si tramuta in fallimento. Altrettanto difficili da reperire sul mercato del lavoro sono i meccanici collaudatori, gli infermieri/ostetriche, i tecnici elettronici (installatore e manutentore hardware), i tappezzieri e i materassai, gli operai addetti a macchinari per la filatura e bobinatura, i saldatori e i tagliatori a fiamma, gli ingegneri elettronici, gli elettrotecnici e gli operai addetti ai telai meccanici per la tessitura e maglieria. Di questo secondo blocco, in 7 casi su 10 le richieste imprenditoriali rimangono scoperte. “Per contrastare il disallineamento tra scuola e lavoro – commenta il segretario della CGIA Renato Mason – dobbiamo investire sull’orientamento, spiegando agli insegnati, alle famiglie e ai ragazzi che nella vita professionale ci si può affermare anche come lavoratori autonomi. Più in generale, comunque, bisogna ridare dignità al lavoro manuale, pagarlo di più e ricordare a tutti che gli istituti professionali e quelli tecnici non sono scuole di serie B, ma realtà che sono in grado di formare gli operai e i tecnici del futuro, molti dei quali lavoreranno in camice bianco e in dotazione avranno strumentazioni tecnologiche dal valore economico di migliaia e migliaia di euro”.
A Nordest quasi un posto di lavoro su 2 rimane scoperto
Se al Nord si cercano soprattutto camerieri, commessi e addetti alle pulizie, al Sud la richiesta si concentra su muratori e, anche qui, su camerieri e commessi. Tra le quattro ripartizioni geografiche del Paese, invece, le maggiori difficoltà nel reperire i lavoratori dipendenti sono emerse a Nordest. A Bolzano, infatti, nel 2022 si è registrata l’incidenza percentuale più alta pari al 52,5 per cento. Seguono Pordenone con il 52 per cento, Gorizia con il 48,8, Pavia con il 48,3, Trento con il 47,9, Udine con il 47,8, Bologna e Vicenza con il 47,7, Lecco con il 46,9 e Padova con il 46,8. Sebbene il livello di disoccupazione nelle regioni del Sud si aggiri mediamente sul 15 per cento, anche in questa ripartizione un nuovo posto di lavoro su 3 ha rischiato di non essere coperto. Le punte più elevate, comunque le scorgiamo a Chieti e L’Aquila con il 43,6 per cento, a Caltanissetta con il 40,5 per cento, Cagliari con il 39,2, Brindisi e Sassari con il 39, Siracusa con il 38,8, Isernia, Matera e Pescara con il 38,5, Benevento con il 38,1 e di seguito tutte le altre.