La posizione dell’Abi, guidata dal presidente Antonio Patuelli, è netta. E riguarda l’individuazione urgente di una soluzione per lo sblocco dei crediti incagliati di migliaia di imprese che, in crisi di liquidità da mesi, potrebbero rischiare il fallimento in tempi rapidi. E sarà questo il nodo centrale del summit di oggi a Palazzo Chigi, dove i vertici dell’Associazione bancaria italiana si ritroveranno, davanti al governo, insieme con lo stato maggiore del Cdp e Sace.
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Sul tavolo dall’Abi (insieme con l’Ance) è già stata posta un’ipotesi di lavoro, quella delle compensazioni degli F24 dei clienti con i crediti acquisiti dalle banche, che tiene conto di un dato di partenza: se da un lato ci sono 15 miliardi di crediti nei cassetti fiscali delle imprese, dall’altro si è ridotta al lumicino la capacità di assorbimento fiscale degli istituti di crediti. Da qui la strada delle compensazioni che tende proprio a riallargare quella capacità.
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Serve, insomma, come hanno spiegato dall’Abi, una "misura tempestiva" che consenta "immediatamente alle banche di ampliare la propria capacità di acquisto utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dalle banche". Su un altro nodo, che aveva contribuito a bloccare il mercato delle cessioni dei crediti e che stava a cuore alle banche (ma anche agli altri cessionari), quello della responsabilità solidale di chi acquista il credito, è già intervenuto direttamente il decreto-legge.
Come scrivono dall’Abi, nella circolare inviata agli associati, nel provvedimento "è previsto un importante chiarimento, fortemente auspicato dall’Abi, per semplificare e rendere più fluidi i procedimenti: in caso di mancata sussistenza dei requisiti che danno diritto ai benefici fiscali, il fornitore che ha applicato lo sconto e i cessionari che hanno acquisito il credito, in possesso della documentazione che dimostra l’effettività dei lavori realizzati, non saranno responsabili in solido, a meno che ci sia dolo". E, anzi, "il mancato possesso della documentazione non costituisce più una causa di responsabilità solidale per il cessionario che può dimostrare con ogni mezzo di aver agito con diligenza o della non gravità della negligenza".