Giovedì 19 Dicembre 2024
PIERFRANCESCO DE ROBERTIS
Economia

Le banche avvisano: arriva il conto del Covid. "Nuove regole o non salviamo l'economia"

Patuelli (Abi): "Senza modifiche da parte della Ue rischiano di essere dichiarate insolventi le imprese in debito anche di soli 500 euro"

Il mondo contemporaneo si divide in due ere. Quella pre-Covid e quella post-Covid. Ma non tutti paiono essersene accorti. O meglio, se ne sono accorti, ma fanno finta di niente. Così accade che norme pensate per un "periodo di pace", vengano poi adottate anche in "periodi di guerra". Le conseguenze non sono indolori, non possono esserlo. Uno di quei campi è il risparmio, il credito, i soldi di tutti noi. Privati e aziende. A lanciare l’allarme è il presidente dell’Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli, che dal suo osservatorio spiega come "le regole pensate prima della pandemia non possono essere fatte valere adesso, come se tutto fosse normale. Ne va della salute non tanto delle banche quanto dell’economia in generale, della vita di tutti noi. Dei cittadini che investono, delle aziende, piccole o grandi che siano".

Bollettino Coronavirus Italia del 15 novembre

Presidente Patuelli, facciamo qualche esempio. Partiamo dal concreto.

"Il primo meccanismo che con l’arrivo del Coronavirus non può funzionare è quello che tecnicamente viene definito ’calendar provisioning’, insieme alla nuova definizione che è stata proposta per il ’default’. Un combinato disposto micidiale per l’economia e i cittadini".

Proviamo a uscire dal tecnico.

"Il primo è il ’calendario dei deterioramenti’, che identifica il deterioramento dei debiti non puntualmente rimborsati e che, come è previsto adesso, risulta eccessivamente rigido. Soprattuto combinato poi con il nuovo concetto di default che sarà in vigore dal prossimo primo gennaio".

Di che cosa si tratta?

"Secondo la definizione in vigore tra un mese e mezzo, cade in default chi ha un debito arretrato di 90 giorni, anche per soli cento euro. Se si tratta di aziende il limite sale a 500 euro, in ogni caso bassissimo".

Quindi se un cittadino è in ritardo nel rimborsare alla banca un debito anche solo di 100 euro per un periodo di oltre 90 giorni viene definito insolvente.

"Certo, qui sta il punto. E’ un meccanismo micidiale soprattutto in epoca di pandemia perché chi accusa quel ritardo finisce per essere inserito nella lista dei cattivi pagatori, con tutto quello che ne consegue. E’ evidente che tutto ciò in periodo di pandemia finirebbe per strangolare l’economia".

Perché?

"La concessione del credito da parte delle banche finirebbe per irrigidirsi. E in una fase come questa peggiora la situazione".

Come intervenire?

"O sui tempi, aumentando i 90 giorni, o almeno sulle cifra, accrescendola: ancor meglio modificando tempi e cifra".

Che cosa deve fare il governo per porre rimedio a questa situazione? Il primo gennaio 2021 è dietro l’angolo...

"Si tratta di normative europee che non dipendono dal governo italiano. L’Italia può fare pressioni, chiedere all’Europa di provvedere".

Sta chiamando in causa la Commissione europea?

"La Commissione europea, il Parlamento europeo, le autorità di vigilanza europee hanno le competenze in proposito. Il meccanismo è complesso, ma quando la casa brucia occorre darsi da fare al più presto per evitare che l’incendio si propaghi".

Pare quasi che in molti a Bruxelles o Francoforte non si siano accorti del Covid.

"L’Europa ha mostrato molti segnali di attenzione, per esempio allargando le maglie della flessibiltà; deve fare un passo in più".

E l’Italia?

"C’è il tema delle moratorie e delle garanzie che deve essere prolungato poiché la pandemia prosegue".

Anche qui cerchiamo di uscire dal tecnico.

"Le moratorie e le garanzie hanno superato il 400 miliardi di euro. E’ chiaro che le garanzie dello Stato devono essere estese fino alla fine dell’emergenza Coronavirus. Spero che nella legge di bilancio ci sia tutto questo".

Nell’epoca del Covid gli italiani hanno risparmiato molto.

"E hanno fatto bene. In tempi incerti la propensione al risparmio deve crescere".

Come indirizzare verso investimenti produttivi questo risparmio? In epoca di crisi i soldi in qualche modo devono uscire dai conti correnti...

"L’utilizzo del risparmio fa parte delle sovrane scelte dei singoli che vanno sempre rispettate. E’ però evidente che all’economia produttiva quei soldi servono".

Quindi?

"Credo che per essere indirizzati verso destinazioni produttive sia il caso che le tasse sui rendimenti del risparmio investito in strumenti finanziari siano ridotte. Non per gli speculatori, ma per i cittadini, per i singoli risparmiatori e le famiglie".