Martedì 6 Agosto 2024

Oltre la metà dei giovani pronti a mansioni in estinzione

Giovani italiani divisi sull'Intelligenza Artificiale: entusiasmo ma mancanza di formazione. Preoccupazione per il futuro del lavoro e la preparazione necessaria. Ottimismo ma richiesta di supporto istituzionale.

DIROMPENTI, equilibrati, ottimisti, incerti, demotivati. Questa è la fotografia dei giovani italiani scattata dall’indagine condotta da Ipsos per il Myllennium Award “Tra l’oggi e il domani: aspirazioni, sfide e prospettive lavorative dei giovani in Italia”. L’indagine ha focalizzato l’attenzione sulle prospettive lavorative dei giovani, in particolare alla luce delle nuove sfide digitali. Un aspetto centrale dell’indagine riguarda l’interesse dei giovani per l’intelligenza artificiale (IA). Ben 3 giovani su 5 (62% degli intervistati) dichiarano di conoscere questa tecnologia, con un 14% che si considera molto competente in materia. Tuttavia, questa conoscenza proviene principalmente dai social media (46%) e dai mezzi di informazione (35%), più che dall’università o da enti di ricerca (21%). Nonostante l’entusiasmo per le nuove tecnologie, un dato allarmante emerge sul fronte della preparazione: solo il 10% dei giovani attualmente sta svolgendo corsi specifici di formazione in IA e questo si collega in gran parte alla percezione di un’offerta formativa inadeguata in Italia, a pensarlo è il 73% degli intervistati. La percezione della conoscenza dell’IA non si traduce nemmeno in un uso particolarmente diffuso e professionale dello strumento: solo l’11% dei giovani la utilizza frequentemente e principalmente per svago piuttosto che per motivazioni lavorativi (62%). Più ci si addentra nella relazione tra lavoro e IA e più aumentano le perplessità dei giovani, tanto che 2 su 3 (64%), sono d’accordo nel dire che ad oggi esiste il rischio concreto che la loro generazione si stia formando per lavori che potrebbero non esistere più in futuro. E ancora, guardando al segmento di giovani occupati, il 54% prevede un cambiamento significativo nella propria attività lavorativa nei prossimi cinque anni grazie o a causa dell’IA generativa e il 37% teme che il proprio lavoro possa non esistere più o essere sostituito da una macchina.

La maggioranza dei giovani è comunque ottimista e pensa che l’Intelligenza Artificiale avrà un impatto positivo sul mondo del lavoro (60%). Il 38% è convinto che il lavoro prodotto dall’IA sarà migliore e solo uno su dieci, l’11%, pensa che l’IA peggiorerà la qualità del lavoro generato. "La grande sfida da affrontare, di cui le istituzioni sia pubbliche che private devono farsi carico sin da ora, è preparare i nostri giovani al mondo del lavoro che si troveranno ad affrontare tra 10 anni quando l’IA avrà rivoluzionato alcune professioni e introdotto delle altre ad oggi forse neanche immaginabili ma che saranno i nostri giovani stessi a dover plasmare, sempre che abbiano gli strumenti conoscitivi per poter manovrare il cambiamento tecnologico in atto". Queste le parole di Eva Sacchi, Research Director di Ipsos che ha condotto l’indagine. L’impatto dell’IA nel mondo del lavoro potrebbe essere un ottimo canale per ravvivare la relazione tra i giovani e il loro percorso professionale al momento visto più come fonte di reddito (49%) che come luogo di realizzazione e sviluppo personale (43%). Ad oggi il mercato del lavoro è percepito come irto di difficoltà e le competenze acquisite, soprattutto in termini di titolo di studio e certificazioni di competenze acquisite, giocano un ruolo chiave, così come la capacità di adattarsi, quasi camaleonticamente, alle richieste mutevoli che arrivano dal mercato. I giovani si sentono pronti per affrontare le novità a patto che si fornisca loro gli strumenti adatti per farlo. Giocare d’anticipo e arrivare preparati all’impatto dell’IA tra 10 anni è strategico anche per rendere l’Italia più attrattiva lavorativamente per i nostri giovani e per quelli stranieri. Ad oggi ben il 75% degli intervistati si dichiara disponibile a lasciare la propria città per andare alla ricerca di opportunità lavorative migliori e di questi il 35% è disposto anche ad uscire dall’Italia per andare all’estero dove si pensa ci siano salari più alti (45%). L’Italia è altrettanto attrattiva per i giovani stranieri? Secondo la nostra GenZ.

Solo un intervistato su 10 consiglierebbe infatti ad un giovane straniero della sua età di venire in Italia per fare un’esperienza lavorativa. Chi viene nel bel paese può di certo vivere una appagante esperienza di vita (29%) entrando in contatto con una diversa cultura e un diverso stile di vita (29%) oltre che godere di diversi paesaggi naturali (24%), ma non può certo pensare di trovare dei salari di livello (19%). Le istituzioni vengono caldeggiate dai giovani a prendersi in carico il loro futuro cercando di creare sin da ora le condizioni migliori per far sì che siano in grado di realizzarsi non solo dal punto di vista professionale ma anche umano. Al momento non sentono questo supporto da parte del Governo e, al contrario, credono che ad oggi tutta la responsabilità sia a carico loro e delle loro famiglie e i più pessimisti (24%) pensano che nessuno si stia effettivamente adoperando per spianare loro la strada. Chi sono i più felici oggi in Italia? I boomers, la generazione che, secondo i giovani di oggi, ha potuto beneficiare di un passato decisamente più generoso con i propri genitori rispetto a quanto non succeda oggi per loro soprattutto in termini di opportunità lavorative e prospettive per il futuro. Come dargli torto.

* Research Director di Ipsos