Martedì 3 Dicembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Neolaureati e disoccupati. Italia fanalino di coda nell’Ue

Un terzo dei giovani italiani neolaureati sono disoccupati, con l'Italia fanalino di coda in Europa per l'occupazione dei recenti diplomati. La disoccupazione giovanile è del 14,4% nell'Ue. La Banca d'Italia avverte che nel 2040 potrebbero mancare 5,4 milioni di persone in età lavorativa, con un impatto negativo sul Pil. È necessario agire sulla produttività, l'istruzione e i servizi per invertire la tendenza.

Neolaureati e disoccupati. Italia fanalino di coda nell’Ue

Un terzo dei giovani italiani neolaureati sono disoccupati, con l'Italia fanalino di coda in Europa per l'occupazione dei recenti diplomati. La disoccupazione giovanile è del 14,4% nell'Ue. La Banca d'Italia avverte che nel 2040 potrebbero mancare 5,4 milioni di persone in età lavorativa, con un impatto negativo sul Pil. È necessario agire sulla produttività, l'istruzione e i servizi per invertire la tendenza.

NEOLAUREATI e disoccupati. Questa è la realtà per un terzo dei giovani italiani che hanno completato gli studi negli ultimi 1-3 anni, conseguendo un diploma di istruzione secondaria superiore, una laurea o un master universitario. Il nostro paese, infatti, è fanalino di coda in Europa per quanto riguarda le persone occupate di età compresa tra i 20 e i 34 anni con un titolo di studio recente nel cassetto. A livello dell’Unione sono l’83,5%, mentre l’Italia è in coda alla classifica con il 67,5%. La stima Eurostat per il 2023 rivela che il tasso di occupazione nei neodiplomati e neolaureati è cresciuto nell’Ue di 1,1 punti percentuali rispetto al 2022, mentre negli ultimi dieci anni l’aumento è stato del 9,2%. La quota complessiva è pari o superiore all’80% in 22 paesi: Malta, a sorpresa, è in testa con il 95,8%, seguita dai Paesi Bassi (93,2%) e dalla Germania (91,5%). Appena sopra all’Italia, i tassi di occupazione più bassi si registrano in Grecia (72,3%) e Romania (74,8%).

In base all’ultima rilevazione di giugno 2024 la disoccupazione si è assestata al 6,5% nell’Eurozona e al 6% nell’Ue, mentre la disoccupazione giovanile è stata del 14,1% nell’Eurozona e al 14,4% nell’Ue. In primavera Eurostat aveva segnalato che nel 2023 oltre il 75% (195,7 milioni) delle persone di età compresa tra i 20 e i 64 anni dell’Ue ha un’occupazione, ai massimi dall’inizio dell’elaborazione del dato nel 2009. Anche in questo caso i tassi più bassi riguardano l’Italia (66%), seguita da Grecia (67%) e Romania (69%), mentre ai massimi figurano Paesi Bassi (84%), in Svezia (83%) e in Estonia (82%). Sono sovra-qualificati (persone con istruzione terziaria impiegate in occupazioni che non lo richiedono) il 22% (21% uomini e 23% le donne). Tra il quarto trimestre del 2023 e il primo trimestre del 2024, hanno trovato un lavoro 3,4 milioni di disoccupati di età compresa tra 15 e 74 anni nell’Ue (il 25,5% di tutti i disoccupati nel quarto trimestre del 2023). Durante questo periodo, 6,8 milioni (51,3%) sono rimasti disoccupati e 3,1 milioni di disoccupati (23,3%) sono usciti dalla forza lavoro.

Per l’Italia il dato sull’occupazione complessiva appare ancora più preoccupante se si pensa che nel 2040 potrebbero esserci circa 5,4 milioni di persone in meno tra i 15 e i 64 anni, ovvero in età di lavoro, mentre la forza lavoro potrebbe calare del 9%, con il rischio che il Pil diminuisca della stessa percentuale. L’allarme arriva dalla capo divisione mercato del lavoro della Banca d’Italia, Elena Viviano, secondo la quale questo "è uno scenario che non possiamo permetterci". Intervenendo a un convegno al recente Meeting di Rimini, l’economista ha sottolineato che bisogna agire sulla produttività del lavoro e sulla partecipazione al mercato, ma anche affrontare il tema dell’istruzione (la quota dei laureati italiani tra i 25 e i 49 anni è ancora significativamente al di sotto di quella media Ue) e dei servizi, perché la partecipazione al mercato del lavoro delle donne è correlata alla presenza di servizi per l’infanzia e all’assistenza in generale. Portando l’occupazione femminile italiana al livello dell’Ue nei prossimi 10 anni, secondo Viviano (nella foto con gli altri relatori del convegno), si potrebbe dimezzare la perdita del 9% della forza lavoro. La sfida fondamentale è quella del Mezzogiorno, mentre su tutto aleggia l’intelligenza artificiale che secondo Bankitalia impatterà su sette milioni di lavoratori, circa un terzo del totale.