LA NOSTRA SOCIETÀ, l’ambiente, le istituzioni e le aziende stanno vivendo profonde trasformazioni strutturali, guidate da cambiamenti climatici, globalizzazione e digitalizzazione, che rendono evidente l’urgenza di ripensare radicalmente i nostri stili di vita. Pensiamo, ad esempio, all’organizzazione delle città e al rapporto tra aree urbane e rurali, ai sistemi di produzione e al rispetto dei limiti ecologici, al benessere personale e alla costruzione di comunità più inclusive. Le sfide di questo mondo in rapida evoluzione verso un futuro che ancora non riusciamo neanche ad immaginare richiedono un numero crescente di persone capaci di governare tecnologie innovative e di sviluppare soluzioni che ci permettano di prosperare in equilibrio con gli ecosistemi. In questo contesto, l’intelligenza artificiale (IA) offre un potenziale enorme per risolvere problemi complessi, migliorare la produttività e creare nuovi servizi, con un impatto profondo e trasversale in vari settori, che vanno dall’economia alla finanza, dall’industria alla sanità, dal commercio all’intrattenimento.
Secondo il recente studio “AI 4 Italy” realizzato da Microsoft e The European House Ambrosetti, soltanto l’AI Generativa ha un potenziale impatto sulla produttività italiana pari a 312 miliardi di euro l’anno (circa il 18,2% del PIL). Anche i recenti riconoscimenti prestigiosi nel campo delle scienze hanno sottolineato il ruolo dirompente dell’intelligenza artificiale nella ricerca, nell’innovazione e nella società, come il Premio Nobel per la Fisica 2024 a John J. Hopfield e a Geoffrey E. Hinton per le loro “scoperte e invenzioni fondamentali che rendono possibile l’apprendimento automatico con reti neurali artificiali” e il Premio Nobel della Chimica 2024 a Demis Hassabis e John M. Jumper per “la previsione della struttura delle proteine” con il modello di intelligenza artificiale chiamato AlphaFold2.
Allo stesso tempo, l’intelligenza artificiale è una tecnologia complessa che richiede solide competenze tecnologiche, che ha profonde ricadute sull’economia, modificando i modelli di business, creando nuovi mercati e influenzando profondamente il lavoro del futuro, ma che allo stesso tempo solleva delicate questioni etiche e giuridiche, come ad esempio la protezione dei dati personali, le discriminazioni, le responsabilità, il controllo umano sulle macchine o la proprietà intellettuale. Ha inoltre implicazioni sociali e politiche significative, dalla governance digitale, alla giustizia sociale e alle democrazie. L’impatto di questa tecnologia sulle nostre vite, sulle nostre società e sulle nostre democrazie è un tema così vasto e complesso che tocca molteplici aspetti della nostra società, rendendo l’interdisciplinarità un requisito fondamentale per comprendere e per contribuire a governare le tecnologie di intelligenza artificiale.
Per questo, l’Università Luiss Guido Carli ha istituito “AI4Society”, un nuovo centro di ricerca che si propone di studiare e di analizzare l’impatto delle tecnologie di intelligenza artificiale sulla società attraverso il prisma delle discipline scientifiche e delle scienze sociali, promuovendo un dialogo tra tecnologie e valori umani. Le aree di ricerca copriranno questioni fondamentali circa l’IA: gli algoritmi e le tecnologie digitali, le proprietà e le dinamiche che caratterizzano i modelli di Intelligenza Artificiale, i sistemi di interazione uomo-macchina in grado di influire sui processi decisionali, il tema – quanto mai attuale – di un utilizzo etico e responsabile della nuova tecnologia.
Una nuova realtà presentata per la prima volta in occasione della Cerimonia di Inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Ateneo, dedicata quest’anno proprio a sfide e temi dell’Intelligenza Artificiale grazie al contributo di due massimi esperti in materia: James Manyika, Presidente Research, Technology & Society di Google, e Padre Paolo Benanti, Presidente della Commissione AI per l’informazione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
L’obiettivo del centro, in particolare, è quello di diventare un punto di riferimento internazionale per la riflessione critica e trasversale sulle implicazioni dell’AI, contribuendo allo sviluppo di tecnologie che siano socialmente responsabili. Parallelamente, vuole rappresentare un hub per promuovere collaborazioni, in Italia e all’estero, con università, enti di ricerca, istituzioni, organizzazioni e imprese per affrontare le sfide del nostro tempo.
Viviamo in un Paese che sconta ancora un forte ritardo sulle digital skills, come ci ricorda la fotografia scattata dall’indice DESI, che misura i progressi compiuti nella digitalizzazione dell’economia e della società: l’Italia è ferma al quint’ultimo posto fra i 27 stati membri dell’Unione europea per competenze digitali di base. Anche il Rapporto di Mario Draghi sul futuro della competitività europea evidenzia l’importanza di colmare lo “skill gap” in Ue: ad oggi, il 77% dei neoassunti non avrebbe le competenze richieste dalle aziende; 2 lavoratori su 5 non hanno le competenze digitali di base e per oltre la maggioranza (60%) delle imprese europee, la mancanza di competenze è considerata un ostacolo importante agli investimenti.
Per affrontare le grandi sfide che ci attendono dobbiamo, oggi più che mai, contribuire ad investire sulla ricerca e sulla formazione delle nuove generazioni, affinché sappiano gestire e governare le nuove tecnologie.
Tendiamo, spesso, a guardare con timore all’impatto dell’intelligenza artificiale sull’occupazione.
Personalmente, tuttavia, non credo che sarò rimpiazzato da un’intelligenza artificiale. Credo, invece, che a prendere il mio posto sarà qualcuno che conosce l’intelligenza artificiale molto meglio di me.
* Prorettore alla Artificial Intelligence e Digital Skills, Università Luiss Guido Carli