Sabato 31 Agosto 2024

Lavoro irregolare: "Attenti alle reti d’impresa"

Esperti e rappresentanti del mondo del lavoro discutono a Roma sulle varie forme di illegalità e sfruttamento, con particolare attenzione al caporalato e alla mancanza di tutele. Dati preoccupanti sull'aumento del lavoro nero e delle pratiche illegali, con riflessi negativi sull'economia e sui lavoratori. Collaborazione tra istituzioni e parti sociali per contrastare l'irregolarità.

Lavoro irregolare: "Attenti alle reti d’impresa"

Lavoro irregolare: "Attenti alle reti d’impresa"

LE FORME DI ILLEGALITÀ nel mondo del lavoro hanno mille sfaccettature e la distanza tra chi ha un contratto tutelante e chi presta la propria attività con tutele basse o inesistenti tende ad aumentare. Così come tendono a aumentare e a presentarsi in molteplici forme i fenomeni legati al caporalato e allo sfruttamento dei lavoratori. Sono le questioni centrali su cui hanno discusso a Roma, nella sede dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, esperti del calibro di Michele Faioli, professore di Diritto del lavoro all’Università Cattolica, Arturo Maresca, professore Diritto del lavoro presso La Sapienza, Emmanuele Massagli, presidente Fondazione Tarantelli e professore alla Lumsa, Adalberto Perulli, professore di Diritto del lavoro Università Cà Foscari di Venezia, e Francesco Rotondi, professore dell’Università Carlo Cattaneo. Con loro anche le parti sociali del settore delle Agenzie per il lavoro, con Valeria Giaccari, vicepresidente Assolavoro, e Andrea Borghesi, Daniel Zanda, Lucia Grossi, segretari generali, rispettivamente, di NIdiL Cgil, FeLSA Cisl e UilTemp. A introdurre i lavori è stato il padrone di casa, Paolo Pennesi, Direttore dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro: "Iniziative come questa organizzata con Assolavoro hanno il pregio di focalizzare l’attenzione, assieme a una platea autorevole e qualificata, sui fenomeni di illegalità nel mondo del lavoro. Dall’esterovestizione alla somministrazione illecita le modalità adoperate per violare il sistema di regole e di tutele del lavoratore sono numerose.

Tra i fenomeni da non sottovalutare vi è sicuramente quello dell’uso distorto delle reti di impresa. Se il 25% delle aziende che costituiscono reti sono solo "libri unici" c’è evidentemente un uso distorto di un istituto nato con le migliori finalità. La collaborazione tra istituzioni e parti sociali può fare la differenza nell’affermazione della migliore cultura del lavoro e di contrasto ai fenomeni di irregolarità ancora troppo diffusi". Tra i dati elaborati dall’Osservatorio Assolavoro Datalab emerge che fatti 100 i lavoratori complessivi, 6,7 sono occupati con contratti a bassa tutela (a chiamata, occasionali stagionali), 12,1 prestano la propria attività in nero. E la distanza tra assunti, a tempo determinato o indeterminato, per via diretta o tramite Agenzia, e gli altri aumenta. Rispetto al 2021, infatti, i lavoratori intermittenti e gli occasionali registrano tassi di incremento pari rispettivamente al +24% e +20,8%. "Le Agenzie per il lavoro sono un settore “zero nero“ per definizione. Come Assolavoro non solo siamo scrupolosi in tema di legalità ma, con il nostro codice etico, le agenzie a noi associate si impegnano ad avere comportamenti consoni ed eticamente corretti, ben oltre il dettato normativo. È questo un impegno innanzitutto nel confronto di tutti i nostri lavoratori", così nelle conclusioni di Francesco Baroni, presidente di Assolavoro, l’Associazione nazionale delle agenzie per il lavoro che aggrega e rappresenta oltre l’85% del settore.

Per promuovere e accrescere la cultura della legalità contro ogni forma di irregolarità, Assolavoro collabora da tempo attivamente con l’Inl e con le altre istituzioni interessate. "Siamo pronti a rilanciare, affinché vi sia un vero e proprio patto istituzioni-parti sociali, con l’obiettivo di individuare e intraprendere azioni nuove e coordinate per valorizzare le forme di lavoro legali e tutelanti". Una delle tematiche che è emersa trasversalmente in più interventi dei relatori riguarda il lavoro irregolare, la funzione essenziale degli ispettori e gli effetti sui lavoratori impiegati in maniera irregolare. Chi è responsabile di attività in nero, ovviamente deve essere opportunamente perseguito dalla legge ma è altrettanto importante supportare tutti quei lavoratori che prestavano la propria attività senza contratto e che devono essere accompagnate con misure specifiche verso forme di occupazione regolare. Le Agenzie per il lavoro potrebbero orientarle, certificarne le competenze e accompagnarle con una formazione mirata (ogni anno le agenzie formano 300mila persone e di queste almeno una su tre dopo accede a un lavoro). Spazio di azione, purtroppo, ce ne è e parecchio.

Nel 2021 le "unità di lavoro irregolari" secondo l’Istat sono 2 milioni 990mila, con un aumento di circa 73mila unità rispetto all’anno prima. Oltre agli effetti sui lavoratori che vanno dalle paghe irrisorie, alla mancanza di formazione e quindi di prospettiva di crescita professionale, dalla mancanza di contributi e quindi di prospettive pensionistiche all’esposizione, evidentemente, a maggiori rischi senza nessuna tutela nel caso malaugurato di incidenti, altri riflessi riguardano l’intero sistema Paese. Le aziende che operano nello stesso settore in maniera regolare subiscono da parte degli operatori illegali una forma di concorrenza sleale che rende più difficili le condizioni di mercato e meno agili le prospettive di investimento e di crescita. Per i conti dello Stato, oltre agli effetti derivanti dall’esposizione ai rischi detti di una quantità di persone così elevata, i mancati incassi sono elevati. Sempre per il 2021, infatti, il valore complessivo dell’economia non osservata si stima raggiunga i 192 miliardi di euro. L’Istat stima che siano così distinti: l’economia sommersa si attestano a poco meno di 174 miliardi di euro, mentre le attività illegali superano i 18 miliardi. E l’andamento non appare in flessione: rispetto all’anno precedente, il valore dell’economia non osservata cresce, infatti, di 17,4 miliardi, mentre resta invariata la sua incidenza sul Pil (10,5%).