Lunedì 24 Febbraio 2025
REDAZIONE ECONOMIA

La libera professione si tinge sempre più di rosa

LA LIBERA professione si tinge sempre più di rosa. Nei primi nove mesi del 2024, infatti, la componente femminile è...

e libere professioniste percepiscono la maternità come un ostacolo significativo per il proprio sviluppo professionale e nel 74% dei casi non usufruiscono di misure di sostegno. Il dato più rilevante è rappresentato dalla mancanza di conoscenza delle misure di sostegno, che riguarda quasi la metà delle intervistate. Un altro aspetto critico è che quattro donne su cinque giudicano inadeguate le misure attualmente adottate

e libere professioniste percepiscono la maternità come un ostacolo significativo per il proprio sviluppo professionale e nel 74% dei casi non usufruiscono di misure di sostegno. Il dato più rilevante è rappresentato dalla mancanza di conoscenza delle misure di sostegno, che riguarda quasi la metà delle intervistate. Un altro aspetto critico è che quattro donne su cinque giudicano inadeguate le misure attualmente adottate

LA LIBERA professione si tinge sempre più di rosa. Nei primi nove mesi del 2024, infatti, la componente femminile è cresciuta di quasi 50mila unità, portando il dato complessivo a quota 530mila rispetto alle 480mila registrate alla fine del 2023. Si consolida così un trend di crescita che dal 2009 al 2023 ha visto aumentare le donne di circa 157.500 unità (+49%), mentre gli uomini nello stesso periodo sono saliti di 53.500 unità (+6,5%). Lo rivela un’indagine dell’Osservatorio delle libere professioni, secondo cui però la dinamicità delle quote rosa nelle professioni non trova ancora riscontro a livello reddituale. Se il reddito medio dei professionisti iscritti alle Casse raggiunge poco più di 44mila euro, per gli uomini è di circa 54mila euro, mentre quello delle donne si ferma a circa 29mila. Il divario reddituale incide, in particolare, sui commercialisti, dove i maschi raggiungono redditi di quasi 95mila euro, mentre le femmine si fermano poco sopra i 51mila; un’evidenza analoga si nota tra gli avvocati (con gli uomini a quota 56mila euro e le donne a 26mila) e gli ingegneri, dove la differenza si aggira intorno ai 26mila euro.

Il gender pay gap è ancora più accentuato se si guarda ai redditi tra professionisti e lavoratori dipendenti. Il report dell’Osservatorio sottolinea che, mentre un uomo può aspirare a redditi più elevati nella libera professione, per le donne il settore pubblico rappresenta una strada verso compensi mediamente più alti. Infatti, i professionisti iscritti alle Casse percepiscono il 30% in più dei dipendenti pubblici, mentre le libere professioniste iscritte alla Casse hanno un reddito del 10% inferiore rispetto alle dipendenti del settore pubblico.

L’indagine accende i riflettori anche sulla genitorialità: le libere professioniste percepiscono la maternità come un ostacolo significativo per il proprio sviluppo professionale e, spesso, non usufruiscono di misure di sostegno (74%). Il dato più rilevante è rappresentato dalla mancanza di conoscenza delle misure di sostegno, che riguarda quasi la metà delle intervistate. Un altro aspetto critico che emerge è che quattro donne su cinque giudicano inadeguate le misure attualmente adottate.

"Questi elementi – sottolinea Marco Natali (nella foto), presidente di Confprofessioni – suggeriscono la necessità di interventi correttivi nelle politiche di informazione in atto, oltre a politiche più incisive per supportare la parità di genere, sia attraverso il miglioramento delle condizioni economiche, sia attraverso strumenti di conciliazione vita-lavoro". Secondo Raffaele Loprete, delegato della Giunta di Confprofessioni a “Giovani, pari opportunità e politiche gender gap”, la strada verso l’equilibrio di genere nelle libere professioni è ancora lunga. "La nostra Confederazione – spiega – sta lavorando per individuare un percorso che presenteremo alle istituzioni politiche e che, attraverso adeguate misure di sostegno, possa valorizzare il ruolo della componente femminile e ridurre i divari di genere e reddituali, che ancora pesano sulla realtà professionale in Italia".