IL FUTURO del welfare italiano, con un focus su innovazione, inclusività e sostenibilità sociale. Sono temi al centro del Global Welfare Summit 2024, il più importante evento sul welfare globale in Italia, che si è tenuto mercoledì scorso a Roma e ha coinvolto più di 700 tra esperti, aziende, istituzioni, enti previdenziali e sanitari. Nel corso del summit sono stati presentati i risultati dell’indagine condotta dall’Osservatorio Italian Welfare che ha introdotto per la prima volta il concetto di “Welfare Globale”, basato sull’assunto per cui il benessere globale del singolo si traduce nella sua capacità di far fronte ai principali fabbisogni grazie agli strumenti di welfare a sua disposizione su dieci pilastri: previdenza, sanità, genitorialità, caregiving, coperture assicurative per grandi rischi (premorienza, invalidità e non autosufficienza), work-life integration, wellbeing fisico e psicologico, formazione e crescita personale, misure di sostegno al reddito ed educazione al welfare. In occasione del Global Welfare Summit, il direttore dell’Osservatorio Italian Welfare, Stefano Castrignanò (nella foto in basso), ha presentato i primi risultati delle elaborazioni dell’Osservatorio, sottolineando il ruolo strategico del welfare quale vettore di benessere individuale e di sostenibilità sociale e avanzando delle proposte su tre aree di intervento prioritarie per garantire una maggiore sostenibilità sociale del nostro Paese: previdenza complementare, sanità integrativa e diffusione degli strumenti di welfare globale ai lavoratori delle piccole e medie imprese.
L’Osservatorio ha acquisito e misurato, per la prima volta in Italia, le iniziative sul “Global Welfare” di più di 200 realtà aziendali di diversa dimensione, cui fanno capo oltre 800mila lavoratori. I risultati evidenziano una rilevante concentrazione delle iniziative aziendali – che hanno interessato quasi il 75% delle imprese esaminate – sugli strumenti di sostegno al reddito, di conciliazione vita-lavoro, di formazione e di wellbeing fisico e psicologico, mentre solo il 21% ha attuato azioni mirate a favorire la diffusione del risparmio previdenziale complementare dei propri lavoratori. Il 17% delle aziende analizzate ha introdotto, a favore dei lavoratori, una copertura sanitaria aggiuntiva a quella base, che nel 64% dei casi esaminati è interamente a carico dell’azienda.
Giada Sancini