AL LAVORO sempre più stressati e sfiduciati. É la foto degli italiani scattata dall’HR Trends 2024, la ricerca di Randstad che esplora gli ultimi trend in ambito risorse umane. Secondo l’indagine, condotta su un campione di oltre 300 direttori del personale e altrettanti dipendenti, cresce il malessere dei lavoratori, aumentano i carichi di lavoro, cala il senso di appartenenza e si fa sempre più fragile il patto di fiducia tra aziende e dipendenti che, oltre allo stipendio, oggi chiedono più ascolto, coinvolgimento e riconoscimento individuale, trovando spesso rifugio nella collaborazione e complicità tra i colleghi. La sfida è molto complessa: lo dimostra lo scollamento di percezione, evidenziato dalla ricerca, tra i lavoratori e i direttori del personale sul livello di benessere, fiducia e inclusione. Gli HR manager, infatti, vedono miglioramenti, mentre la maggioranza dei lavoratori dichiara di stare peggio rispetto a un anno fa.
In questo contesto, si affacciano le grandi opportunità dell’IA che, seppur ancora poco utilizzata dalle aziende italiane, mostra risultati promettenti nel supporto al lavoro umano. Poco più di un quinto delle organizzazioni ha già introdotto soluzioni di intelligenza artificiale e chi l’ha sperimentata evidenzia un impatto positivo in oltre 8 casi su 10 (82% degli HR manager e l’86% dei lavoratori). Nello specifico, 6 aziende su 10 hanno avuto miglioramenti nel benessere, grazie soprattutto a effetti positivi su riduzione del carico di lavoro, possibilità di aiuto rapido e alleggerimento di lavori non gratificanti. Gli aspetti negativi più percepiti invece sono stati perdita del senso di utilità (per il 43% dei direttori del personale) e diminuzione della qualità della formazione (per il 38% dei lavoratori). Dopo l’adozione dell’IA, in 9 casi su dieci (sia tra gli HR manager che tra i lavoratori) si registra maggiore velocità nel raggiungimento dei risultati, in 8 su dieci meno fatica.
Dallo studio emerge inoltre un deciso scollamento nella percezione di direttori del personale e lavoratori sul benessere in azienda, per tutti un elemento sempre più cruciale. Secondo la maggioranza dei direttori del personale (il 54%) nell’ultimo anno il benessere dei dipendenti è migliorato, ma questi ultimi la vedono diversamente: solo il 24% nota un miglioramento, mentre la maggioranza (38%) indica un peggioramento. Per gli HR manager, gli aspetti che più influiscono sul benessere sono senso di collaborazione/complicità tra colleghi, opportunità di formazione, maggiore motivazione, riconoscimento degli obiettivi raggiunti. Nella percezione dei lavoratori, invece, conta prima di tutto la motivazione personale, poi il maggior senso di appartenenza e l’aumento di stipendio, seguiti dal riconoscimento degli obiettivi raggiunti. Tra le influenze negative, la scarsa attenzione alla motivazione, il mancato riconoscimento degli obiettivi, i carichi di lavoro eccessivi.
Si fa sempre più fragile il patto di fiducia tra azienda e dipendente: solo il 59% dei lavoratori si sente parte integrante dell’azienda, il 30% poco, l’11% per niente. E negli ultimi 12 mesi la situazione sta peggiorando: il 16% nota un aumento nel senso di appartenenza, mentre il 33% indica un calo. Al contrario, i direttori del personale vedono soprattutto un aumento, nel 27% dei casi, e una diminuzione solo nel 10%. C’è invece un sostanziale accordo sull’importanza dell’inclusività: per l’85% degli HR manager e il 69% dei lavoratori è fondamentale per il benessere generale. Ma il giudizio sull’impegno della propria azienda è diverso: è attenta all’inclusività per il 77% dei direttori del personale e solo per il 53% dei lavoratori.