IL CAMBIAMENTO è ormai parte della nostra quotidianità. E la pandemia ha esasperato questa situazione, accelerando processi già in atto o la loro nascita, su più livelli, personale e globale. Transizione, resilienza, sostenibilità sono termini ormai entrati nel vocabolario quotidiano e che impongono una riflessione alle imprese sul loro ruolo all’interno di questo scenario, in cui il capitale umano e relazionale riveste un ruolo sempre più centrale. Ne abbiamo parlato con Tomaso Tommasi di Vignano, presidente esecutivo di quel Gruppo Hera che, tra le principali multiutility in Italia, i mutamenti li sta affrontando sul campo: "Certamente questi sono anni impegnativi, ma anche ricchi di stimoli, e questo porta a interrogarsi su come possiamo fare sempre meglio il nostro lavoro. Di fronte a un mondo che è rimasto in qualche modo sospeso per mesi, i nostri servizi non si sono mai fermati, e per riuscirci ci siamo riorganizzati velocemente, con la progressiva estensione di modalità e processi che avevamo già introdotto in azienda in forma sperimentale. Del resto, Hera gestisce servizi essenziali e questa responsabilità ci ha portato negli anni a dotarci di strumenti evoluti di risk management per garantirne qualità e continuità. E lo facciamo puntando su investimenti, innovazione e persone".
In questo periodo è difficile anche solo immaginare un ritorno alla normalità, come vivete questo contesto complesso?
"Nel recente convegno della nostra corporate university, che si è tenuto a Bologna, si è parlato di ‘never normal’: cambiamenti continui che renderanno temporanea qualunque situazione di equilibrio raggiunta. In questo scenario, il cambiamento come condizione stabile sembra quasi una contraddizione. Pensiamo solo a un dato: uno studio del World Economic Forum dichiara che il 65% dei bambini che in questi anni frequenta la scuola primaria, svolgerà in futuro un lavoro che attualmente ancora non esiste. Questo solo dato rende l’idea della mutazione inarrestabile in atto, della quale dobbiamo però riuscire a cogliere tutte le opportunità. Per questo puntare sulle persone e sulla loro formazione è un elemento imprescindibile, così come investire sul welfare per consentire loro di gestire al meglio la conciliazione tra vita privata e lavoro. Stiamo lavorando molto anche sulla digitalizzazione, che ha avuto un ruolo fondamentale durante l’emergenza, ma che è già centrale nei nostri processi a livello trasversale e che lo sarà sempre di più".
Qual è il ruolo di un’azienda come la vostra sui territori all’interno di questo scenario?
"Il nostro obiettivo è creare valore (economico, sociale, ambientale) per l’impresa e i nostri azionisti, ma anche per i territori, le comunità locali, i clienti e gli stessi fornitori. Per portare avanti un impegno così importante è necessario dialogare costantemente con i vari interlocutori. Questa azienda ha le sue radici nei territori in cui opera: questo rappresenta per noi un capitale relazionale enorme. Abbiamo gli stessi bisogni. Così chiediamo a noi stessi e al nostro lavoro nei business di riferimento di migliorare costantemente".