Lunedì 23 Dicembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Formazione blended. Le nuove competenze della classe dirigente

Walter Lindo * Negli ultimi anni abbiamo assistito a una profonda evoluzione: l’aula, intesa come luogo fisico in cui fare formazione,...

Walter Lindo *

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una profonda evoluzione: l’aula, intesa come luogo fisico in cui fare formazione, ha ceduto il passo ad una formazione “destrutturata” caratterizzata da differenti modalità di ingaggio, quali l’Outdoor training, il coaching individuale, la formazione esperienziale. In più, le nuove tecnologie formative, come il microlearning, la realtà aumentata, l’intelligenza artificiale, permettono un più ampio accesso alla formazione e alla diffusione della cultura di innovazione, consentendo la massima flessibilità di fruizione riducendo, nel contempo, i tempi organizzativi. Si affermano nuovi modelli di formazione blended che stanno perfino soppiantando la stessa formazione a distanza, considerata in alcuni casi “troppo rigida” e poco flessibile rispetto a sistemi che assicurano percorsi personalizzati. I processi di digitalizzazione in atto nelle imprese richiedono competenze trasversali e competenze nuove, forse oggi non ancora conosciute. Alcune imprese si stanno attrezzando, proponendo, ai loro dirigenti, corsi su nuove abilità personali. Sebbene i numeri siano ancora bassi, la classe dirigente sembra, tuttavia, pronta a raccogliere questa nuova sfida; da analisi svolte da Fondir emerge una valutazione positiva dei manager verso i processi di digitalizzazione, processi considerati come un’opportunità e non come una minaccia. Ma emerge anche, negli stessi, una diffusa consapevolezza di quanto siano oggi inadeguate le proprie competenze rispetto ai mutamenti in corso.

Oggi il ciclo di vita delle competenze è più breve e l’offerta formativa deve sapersi adeguare a questi cambiamenti. Creatività, intelligenza emotiva e flessibilità cognitiva sono delle competenze che si ripercuotono sul potenziale umano e consentono alle persone di trarre beneficio dai robot e dall’AI, piuttosto che essere sostituiti da essi. Se si considera che i Fondi Interprofessionali sono il principale strumento che le imprese hanno a disposizione per finanziare, anche parzialmente, la formazione dei propri dipendenti, risulta evidente la necessità che i Fondi si adeguino ai cambiamenti in corso. A fronte di modelli di formazione sempre più “destrutturati” devono corrispondere sistemi di finanziamento “moderni”, in cui è necessario spostare l’attenzione dal controllo “burocratico” alla verifica della qualità del percorso erogato.

I Fondi Interprofessionali stanno rispondendo positivamente a queste sfide offrendo opportunità e strumenti alle imprese e favorendo, come nel caso dei dirigenti e di Fondir, quella flessibilità che aiuta a conciliare i tempi di lavoro con quelli della formazione.

* Direttore Fondir