Martedì 3 Dicembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Boom di occupati under 35. Si riduce il gap con l’Europa

I giovani italiani under 35 stanno conquistando spazio nel mercato del lavoro, occupando il 42,8% dei nuovi posti creati tra il 2021 e il 2023. Tuttavia, l'Italia rimane indietro in Europa per partecipazione lavorativa giovanile.

Boom di occupati under 35. Si riduce il gap con l’Europa

I giovani italiani under 35 stanno conquistando spazio nel mercato del lavoro, occupando il 42,8% dei nuovi posti creati tra il 2021 e il 2023. Tuttavia, l'Italia rimane indietro in Europa per partecipazione lavorativa giovanile.

E’ BOOM di occupati under 35. I giovani italiani si fanno spazio nel mondo del lavoro, prendendosi il 42,8% dei nuovi posti creati tra il 2021 e il 2023, con una crescita occupazionale dell’8,9%. Il doppio rispetto alla media di tutte le generazioni. Ma la percentuale più alta riguarda i giovanissimi: nella fascia 15-24 anni i lavoratori sono aumentati di 169mila unita (+16,7%). Resta tuttavia emergenziale la questione giovanile nel nostro Paese, posizionato in fondo alla graduatoria europea per livello di partecipazione alle dinamiche lavorative. Nella fascia 20-24 anni, a fronte di un tasso di occupazione medio europeo del 54,2%, quello italiano si attesta al 36%. Lo certifica uno studio della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro (nella foto, il presidente Rosario De Luca) che, elaborando i dati Istat, mette in evidenza come, a interrompere il trend di forte contrazione dell’occupazione giovanile avviatosi negli anni 2000, abbiano contribuito in modo decisivo la ricerca di nuove competenze digitali nelle aziende e il turnover in atto in molti comparti, Pubblica amministrazione in primis.

Il quadro appare ancora più incoraggiante se si entra nel dettaglio, in particolare se si considerano le proporzioni di genere, solitamente sbilanciate a favore della parte maschile. Tra i nuovi occupati under 35, invece, le donne sono cresciute più dei coetanei uomini: il 9,9% contro l’8,2%. Segnali positivi anche dal punto di vista della stabilità: i contratti a tempo indeterminato sono aumentati del 13,9%, molto più dei contratti a termine (+2,8%). Tra i giovani occupati aumentano laureati e diplomati. A essere assunti sono soprattutto i profili medio-alti: intellettuali e scientifici, impiegati nelle attività commerciali o nei servizi e personale specializzato nell’agricoltura e nella pesca. A trainare l’occupazione giovanile è il turismo, con 140mila occupati in più nei servizi di alloggio e ristorazione e un incremento del 23,7%. A seguire, i settori della salute e assistenza (+10,1%) e dell’informazione e comunicazione (+20,3%). Da evidenziare anche le buone prestazioni delle attività artistiche, sportive e di divertimento che, con un saldo di 37mila occupati in più, hanno registrato un incremento del 32,1%. Le spinte positive per gli under 35 si sono fatte sentire specialmente in alcune regioni: Valle d’Aosta e Liguria le prime, ma subito dopo c’è spazio anche per il sud con Sicilia e Puglia.

Il panorama italiano tra il 2021 e il 2023, dunque, è migliorato e il gap con l’Europa nel complesso si è ridotto, anche se gli standard da raggiungere sono ancora lontani. In questo senso è indicativo che l’Italia risulti tra i Paesi europei dove i giovani fanno meno esperienze professionali durante gli studi. Solo il 22,4% dei soggetti di età compresa tra i 20 e 34 anni, infatti, dichiarano di aver lavorato durante il percorso di studi, contro valori molto più elevati nei Paesi Bassi (72,3%), in Germania (68%) e Austria (64,4%). È soprattutto l’ingresso tardivo nel mercato del lavoro a condizionare le chance di inserimento e crescita dei giovani italiani. Ridurre questi tempi, favorendo la combinazione di esperienze formative e professionali, è un obiettivo prioritario per colmare un gap che nemmeno i buoni risultati degli ultimi anni sono riusciti ad abbattere.