SKILLS, lauree, master, esperienze lavorative: anche al tempo della rivoluzione digitale il caro vecchio curriculum resta il principale strumento di valutazione di molti recruiter. Ma non di tutti. Per Marco Sepertino (nella foto), ad esempio, la persona viene prima. "Valuto anzitutto le qualità umane e poi quelle professionali – spiega il Ceo di Vitture , la digital agency cuneese che supporta professionisti e imprese nella trasformazione digitale – Perché credo che il rispetto, l’educazione, l’onestà e la gentilezza siano determinanti nella scelta di un candidato. In una società estremamente individualista, egocentrica e poco avvezza ai principi basilari del vivere comune, non bisogna mai dimenticare che prima di essere dei professionisti siamo delle persone, mossi da dinamiche empatiche ed emotive. Oltretutto, l’educazione nell’ascolto di un cliente è una forma di assoluta attenzione, rispetto e considerazione. Elementi, questi, che portano il cliente a sviluppare una percezione di reciproca condivisione, lealtà e fiducia".
Affermazioni quasi rivoluzionarie perché, si sa, gli ambienti di lavoro, sono fonte di incomprensioni, malumori e frustrazioni da parte del personale, spesso annichilito da capi di fantozziana memoria, poco umani e scarsamente cordiali. "Ho sempre avuto una grande attenzione alle persone, collaboratori, clienti o fornitori – continua Sepertino – Per me, anzi per noi del team Vitture, le persone sono al centro di ogni cosa e tutto quello che ho fatto fino a oggi è per far vincere le persone che sono intorno a me. Se vince il cliente, vince il mio collaboratore e di conseguenza posso vincere anche io. Questa è mia scala dell’importanza e anche quando seleziono un candidato do poca importanza al curriculum. Guardo negli occhi la persona che ho davanti a me e cerco di comprendere le sue qualità migliori, quelle umane e comportamentali".
Si pensi ad esempio alle grandi aziende con migliaia di dipendenti, dove questi svolgono la loro mansione e vengono identificati quasi esclusivamente attraverso quest’ultima. Ma i dipendenti di un’azienda sono davvero solo un numero? Sepertino ha addirittura stilato un codice deontologico che ogni suo collaboratore deve sottoscrivere prima di iniziare a lavorare per lui. "Lo faccio – dice l’imprenditore – perché quello tra il collaboratore e il cliente deve essere un rapporto finalizzato alla crescita reciproca e basato sulla fiducia. Il collaboratore deve impegnarsi a rispettare gli appuntamenti e gli obiettivi da raggiungere, ascoltando il cliente". Il tutto in nome dell’etica professionale, "ovvero della correttezza che una persona dovrebbe avere nello svolgere una determinata professione – prosegue il Ceo di Vitture – Il giuramento di Ippocrate è un esempio di codice deontologico, al quale chi decide di svolgere la professione medica decide di aderire. Il codice di un collaboratore indica quali sono le azioni che consideriamo etiche, cioè giuste, corrette. Nel momento in cui una persona non si comporta in modo corretto, automaticamente tende a essere esclusa dalla comunità degli affari e il suo futuro professionale viene messo a rischio".
Un’altra caratteristica che contraddistingue questo insolito modus operandi imprenditoriale è il puntare sulla formazione umana e professionale. "La formazione – spiega ancora Sepertino – deve essere intesa sia come tecnica e sia come crescita personale. Se la persona non cresce dal lato personale, può essere anche tecnicamente fenomenale ma non compenserà mai le proprie mancanze caratteriali". Infine, secondo Sepertino, un altro segreto del successo di un’azienda è lo scambio in abbondanza: "Ho basato la mia azienda sullo scambio in abbondanza, che significa dare di più di quello che si aspetta l’altra persona sia essa un cliente, un collega o un fornitore. Insomma, responsabilità, impegno, empatia e rispetto dovrebbero essere i denominatori comuni di ogni azienda. Valori deontologici che perfezionano il professionista, ma soprattutto esaltano l’uomo e le sue virtù. E queste ultime vengono prima di qualsiasi competenza".