"MA È DAVVERO questo il posto giusto per la mia carriera professionale?". Sono sempre di più i lavoratori italiani, soprattutto i giovani, che si pongono questa amletica domanda all’origine di turbamenti e di un sofferto percorso che spesso sfocia nel fenomeno del ‘Quiet quitting’, una sorta di abbandono motivazionale da parte dei dipendenti verso il proprio incarico che consiste nel lavorare nei tempi e nei modi indicati dal contratto, senza coinvolgimento emotivo e senza assumersi responsabilità che vadano oltre l’essenzialità delle mansioni. Lo conferma una ricerca di Workplace Intelligence, secondo cui il 74% dei dipendenti Millennial e Gen Z è intenzionato a lasciare il posto di lavoro entro la fine dell’anno a causa della mancanza d’opportunità di sviluppo delle proprie competenze e, di conseguenza, della propria carriera professionale. Anche l’International workforce and wellbeing mindset study, condotto da Alight nel 2022, rileva che solo il 31% dei dipendenti intervistati considera la propria attuale esperienza lavorativa di ottima qualità.
Secondo gli esperti del settore una soluzione può essere rappresentata dai nuovi trend internazionali dell’’internal reshuffle’ e del ‘quiet hiring’, grazie al quale le aziende riescono a ricollocare al proprio interno, con diversi compiti e responsabilità, e tramite programmi di upskilling e formazione, risorse che avevano intenzione di licenziarsi. In ogni caso è essenziale che i datori di lavoro si attivino per coinvolgere maggiormente i propri dipendenti e instaurare con loro un rapporto di fiducia reciproca. Per aiutare le aziende ad affrontare queste nuove sfide, Alight suggerisce cinque strategie: offrire soluzioni e benefit personalizzati; ascoltare i nuovi bisogni dei dipendenti offrendo loro l’opportunità di usufruire di nuovi modelli come, ad esempio, la settimana lavorativa corta; impegnarsi a sviluppare una cultura aziendale che supporta il benessere dei dipendenti; fornire strumenti accessibili ed efficienti – l’adozione di strumenti digitali funzionali può rivelarsi un potente mezzo per trattenere e stimolare i propri talenti – e, infine, aiutare i dipendenti a crescere. Un’azienda, infatti, non deve solo assicurarsi la capacità di attrarre e trattenere i talenti, ma deve anche essere in grado di incoraggiarli a maturare umanamente e professionalmente.
"Oggi più che mai – spiega Silvia Maffucci (nella foto in alto), vicepresidente delle Risorse Umane di Alight – è necessario che le aziende valorizzino il contributo che ogni singolo individuo può apportare al lavoro grazie alle proprie idee, valori ed esperienze. Attraverso questo è infatti possibile suggerire i cambiamenti che i datori di lavoro possono adottare considerando anche il contesto attuale, caratterizzato dall’incertezza economica e dai disordini sociali che spingono all’ansia e alla discontinuità. Per creare esperienze che soddisfino le mutate esigenze dei dipendenti – conclude – le organizzazioni devono migliorare alcuni aspetti ormai diventati fondamentali, quali servizi, benefit e attenzione al benessere fisico e mentale, in modo che i lavoratori possano sentirsi realmente apprezzati e coinvolti".