Sabato 21 Dicembre 2024
FRUZSINA SZIKSZAI
Economia

Cosa vogliono davvero i lavoratori? Dalla retribuzione al buon capo, la lista dei desideri nel dopo pandemia

Da un sondaggio Ipsos-Washington Post emerge che la retribuzione è ancora la priorità assoluta, ma è ugualmente importante avere un buon superiore. Ecco cosa interessa ai dipendenti ai tempi delle 'Grandi dimissioni'

Smart working: cosa rivela un sondaggio Ipsos-Washington Post

Roma, 25 maggio 2023- Il mercato del lavoro si sta trasformando. I drastici cambiamenti degli ultimi anni hanno chiaramente avuto delle ricadute significative sul mondo del lavoro, per cui ci si chiede spesso: cosa vogliono davvero i lavoratori di oggi? All’alba di questa nuova era, certo, il salario è ancora tra i fattori più importanti, ma ci sono anche nuove priorità che stanno scalando la classifica.

Lo conferma un sondaggio Ipsos condotto in collaborazione con il Washington Post, che ha visto il coinvolgimento di 1.148 lavoratori tra i 18 e i 64 anni negli Stati Uniti. Ecco alcuni dei principali risultati.

Lavoratori sorprendentemente soddisfatti

In un mondo post-pandemico caratterizzato dalle cosiddette ‘Grandi dimissioni’, i ricercatori si aspettavano un certo livello di malcontento tra i lavoratori. A sorpresa, tuttavia, dai risultati è emerso che circa 8 persone su 10 sono soddisfatte del proprio posto di lavoro. La stessa percentuale afferma, inoltre, che l’attività che svolge è “piacevole”, anche se allo stesso tempo il 62% degli intervistati la trova “stressante”. Il fattore dello stress varia sensibilmente in base all’età. I lavoratori della Generazione Z sono i più ‘rilassati’, con solo il 43% che dichiara di avere un lavoro stressante, mentre lo stesso dato raggiunge il 67% nella fascia d’età 35-49 anni. In ogni caso, la maggior parte degli intervistati ritiene di avere un buon equilibrio tra lavoro e vita privata, mentre circa un terzo dichiara di “lavorare troppo”.

Non solo una questione di soldi

Ma quali sono le caratteristiche di un buon posto di lavoro? Secondo gli intervistati, i fattori che influenzano l’esperienza quotidiana sono molteplici. In cima alla classifica rimane la retribuzione, con il 45% dei lavoratori che pensa che sia la cosa più importante. Al secondo posto, invece, hanno messo il fatto di avere un buon capo o manager, seguito dalle prestazioni di assicurazione sanitaria e pensionistiche offerte. Molti sembrano disposti a sacrificare la flessibilità per un salario più alto: il 65% degli intervistati in grado di lavorare da remoto ha dichiarato che preferirebbe un lavoro con una retribuzione più alta, ma che richiede di stare regolarmente in ufficio, a un lavoro con una retribuzione più bassa, ma che consente di lavorare da remoto (35%).

Lo smart working è qui per restare

Circa 4 intervistati su 10 sostengono che il proprio lavoro si possa svolgere anche da casa. Tra coloro che hanno le possibilità per usufruire del lavoro agile, circa due terzi dicono di volerlo fare, di questi il 37% vorrebbe lavorare esclusivamente da casa e il 35% nella maggior parte del tempo. Solo il 6% dei lavoratori opterebbe “raramente o mai” per lo smart working. E secondo quanto emerso dai risultati del sondaggio, nella percezione dei lavoratori questa tendenza non cambierà nel prossimo futuro. La maggioranza dei dipendenti che lavorano da casa si aspetta di continuare così anche nei prossimi 10 anni. Ma anche coloro che al momento sono sempre in ufficio prevedono una maggiore flessibilità in futuro, con il 61% che pensa di passare al lavoro ibrido entro la fine del decennio. Tra i principali vantaggi dello smart working gli intervistati hanno citato l’eliminazione degli spostamenti, la maggiore facilità nella cura dei figli e la possibilità di concentrarsi meglio.