Roma, 23 ottobre 2023 – Fine della Great Resignation in Italia? Sembra di sì. Almeno a scorrere i risultati della nuova edizione della ricerca Global Workforce of the Future del gruppo Adecco che mette in evidenza una netta inversione di tendenza rispetto allo scorso anno. Solo il 18% degli italiani intervistati ha espresso il desiderio di cambiare lavoro, mentre ben il 71% desidera rimanere nella posizione lavorativa attuale, chiedendo però percorsi di crescita più personalizzati. Ma non solo, tra coloro che desiderano cambiare lavoro, il 45% non sta cercando attivamente nuove opportunità, ma è aperto a proposte. Il 19% è stato contattato da recruiter o aziende, mentre un altro 19% sta cercando in maniera proattiva.
Le principali motivazioni espresse dai lavoratori che desiderano cambiare lavoro includono un miglior salario (26%), l'insoddisfazione verso la propria mansione attuale (19%), un miglior bilanciamento tra vita e lavoro (18%), migliori benefit extra salario (16%) e un maggiore investimento dell'azienda nella loro formazione (12%). D'altro canto, coloro che desiderano rimanere nel loro attuale impiego citano la stabilità (20%), un buon bilanciamento tra vita e lavoro (18%), l'utilizzo delle proprie skill a lavoro (16%), il salario (12%) e la cultura aziendale (11%) come i principali motivi per restare. Ma il dato che segna il contrasto più forte rispetto al 2022 è il percepito del proprio stipendio: il 58% dei partecipanti ritiene che sia adeguato all'aumento dei costi, mentre il 35% non lo considera adeguato, e il 7% è incerto. Nel 2022, ben il 61% indicava di non ritenere il proprio stipendio adeguato a far fronte al caro vita.
“Questi dati – puntualizza Sergio Picarelli, presidente di The Adecco Group Italia – indicano una tendenza molto interessante nel mercato del lavoro in Italia. Sicuramente ciò che emerge con chiarezza dai dati è un desiderio di stabilità dei lavoratori e una crescente attenzione da parte delle aziende alle esigenze dei propri dipendenti. Ma è fondamentale essere consapevoli che le sfide non sono finite, anzi. Emerge una chiara attenzione dei lavoratori verso percorsi di crescita professionali, che sappiano valorizzarli al meglio, e si consolida la richiesta di avere un maggiore bilanciamento fra vita e lavoro. Serve quindi una maggiore consapevolezza da parte dei manager e dei responsabili di azienda, i primi in grado di avere un impatto positivo sul proprio ambiente di lavoro”.
A confermare le parole del presidente del Gruppo Adecco, i dati sui lavoratori che negli ultimi mesi hanno sperimentato il burnout: oltre uno su tre. Tra le principali cause un carico di lavoro eccessivo, troppe responsabilità per il proprio ruolo e la mancanza di leadership.
Per contrastare questo fenomeno e tutelare la propria salute mentale, i lavoratori italiani ritengono che l’aspetto più importante il riconoscimento e la celebrazione degli obiettivi personali e di team (34%), seguito da una gestione realistica delle aspettative della vita lavorativa (20%), l'inclusività e il senso di appartenenza (19%) e il rispetto dei periodi di ferie (18%). Tutti aspetti che ricadono, in primo luogo, sui manager e i leader delle aziende, reputati infatti i primi responsabili della tutela del benessere lavoratori dal 48% dei rispondenti alla ricerca. Segue un 27% per cui ognuno è il primo responsabile di sé stesso, un 14% per cui a intervenire dovrebbe essere il governo e un restante 9% che, invece, nutre fiducia nei sindacati.