Roma, 14 luglio 2019 - Nonostante gli alti tassi di disoccupazione i giovani italiani rifiutano alcuni lavori. Si badi bene, però, non per il fatto che la retribuzioni siano ritenute basse, ma probabilmente per una scarsa reputazione che alcune professioni godono nell’opinione pubblica. Insomma sembra che in alcuni casi chi è disoccupato sia più alla ricerca di un posizionamento sociale che di un beneficio economico. Ecco il motivo per cui anche se l’offerta di alcuni lavori prevede paghe in media con quelle di altre professioni di livello similare, molti rifiutano di accettare proposte per posizioni che nell’immaginario collettivo sono ritenute ‘basse’ o che prevedono sforzi fisici. La cosa paradossale è che spesso addirittura si preferisce emigrare piuttosto che prendere in considerazione lavori in Italia con scarso appeal. Questo ed altro è quanto emerge da un’indagine condotta su un campione di italiani in cerca di occupazione dall’Istituto Noto Sondaggi dopo che l’amministratore delegato del gruppo Fincantieri, Giuseppe Bono, nei giorni scorsi aveva lanciato l’allarme: c’è una carenza di alcune professionalità, visto che alcuni disoccupati rifiutano particolari mansioni, seppure con contratto a tempo indeterminato e con uno stipendio mensile di 1.600 euro. Dai dati emerge che, sebbene la rinuncia non riguardi la totalità delle persone in cerca di occupazione alle quali si offre un lavoro, è innegabile – e comunque allarmante – che effettivamente circa la metà dei disoccupati non assumerebbe l’incarico riguardante una delle tipologie di lavoro offerte da Fincantieri, e non per un problema salariale.
Infatti c’è da sottolineare che il 21% di chi oggi non ha un lavoro ritiene che una paga ritenuta idonea sia compresa tra i mille e millecinquecento euro, e per un ulteriore 37% tra i millecinquecento e duemila euro. Inoltre il 75% dei disoccupati è alla ricerca di un’occupazione che prevede un contratto a tempo indeterminato, solo il 18%, invece, opterebbe per un lavoro occasionale. Tenendo quindi presente che nel caso di Fincantieri la proposta economica era di milleseicento euro con un contratto a tempo indeterminato, bisogna ritenere che non sono né il valore dello stipendio mensile, né la tipologia del contratto le ragioni prioritarie che generano il rifiuto. Evidentemente è appunto la mansione, in quanto probabilmente auto-rappresentazione di appartenenza ad una classe sociale. Infatti il 53% rinuncerebbe ad un lavoro come saldatore, il 49% come attrezzista navale, il 48% come carpentiere e così via. In pratica, dunque, circa un disoccupato su due non accetterebbe questo tipo di occupazione, pur guadagnando 1.600 euro con un contratto a tempo indeterminato.
Anche se si registrano alcune differenzazioni per area di residenza, bisogna anche dire che il fenomeno, con dimensioni diverse, sembra comunque spalmato su tutto il territorio, indipendentemente dalle aree più ricche o più povere del Paese. In generale si può affermare che i residenti nel Centro sono quelli meno negativi nel pensare di eseguire questi tipi di lavoro, mentre i più restii sono sia i cittadini del Nord che del Sud e delle Isole. Per esempio la figura del saldatore vede poco interesse tra il 52% dei disoccupati del Nord, il 58% di quelli del Sud mentre la percentuale scende al 42% tra le persone in cerca di occupazione nel Centro.
Altro dato da evidenziare è che sempre i residenti nel Centro sono meno alla ricerca del ‘posto fisso’ o comunque prendono seriamente in considerazione anche lavori che prevedono contratti occasionali. La contraddizione è che il 44% dei disoccupati sarebbe disposto ad emigrare pur di trovare un’occupazione.
*Nota informativa ai sensi dell'art. 4 del Regolamento Agcom - Delibera n°256/10/CSP. Data di realizzazione: 12/07/2019. Committente: QN Quotidiano Nazionale. Estensione territoriale: nazionale. Campione: Panel Omnibus della popolazione italiana maggiorenne. Tecnica di somministrazione delle interviste: Tempo Reale. Consistenza numerica del campione: mille. Rispondenti: 92%