Venerdì 2 Agosto 2024

Lavoro dopo la laurea e rapporto docenti-studenti: la classifica mondiale Qs Europa 2025 boccia le Università italiane

Luci e ombre nel “QS World University Rankings: Europe”. Atenei italiani “promossi” nella ricerca e nei programmi di scambio studenti ma non nell’occupabilità dei laureati. Chi sale e chi scende

Roma, 10 luglio 2024 – Bene la ricerca e i programmi di scambio di studenti, meno bene il rapporto docenti/studenti, male l'occupabilità dei laureati. Luci e ombre nella classifica mondiale delle università Qs Europa 2025 (“QS World University Rankings: Europe”), pubblicata oggi e che vede le università italiane superare collettivamente la media europea, ma con alcune debolezze in campi non propriamente secondari, come i collegamenti tra campus e industria e la preparazione al lavoro dei laureati. Ma vediamo in dettaglio.

Atenei “promossi” nella ricerca e scambio studenti

Gli atenei italiani spiccano sul fronte della ricerca. Il punteggio medio delle pubblicazioni scientifiche per membro della Facoltà, che rappresenta una misura della produttività della ricerca, è pari a 56,9, quasi il doppio della media europea. Tuttavia, l'impatto di questa ricerca è leggermente inferiore alla media europea. Ciò che distingue l'Italia è la diversità delle sue collaborazioni internazionali di ricerca. Ciò si riflette nei punteggi elevati dell'indicatore Rete internazionale di ricerca, ben al di sopra della media europea. Inoltre, il punteggio medio della Reputazione accademica, leggermente superiore alla media regionale, si correla positivamente con la posizione del Paese nel campo della ricerca. Altro punto di forza delle università italiane sono i programmi di scambio di studenti, sia in entrata che in uscita, anche in questo caso con risultati ben superiori alla media europea.

Bocciato il rapporto docenti-studenti

Male invece il punteggio assegnato all'Italia per quanto riguarda il rapporto docenti/studenti, che è meno della metà della media europea, evidenziando un problema persistente ancora da affrontare. Il numero limitato di corsi tenuti in inglese e gli investimenti relativamente bassi nell'internazionalizzazione contribuiscono a far sì che l'Italia ottenga un punteggio pari solo a un terzo della media europea per quanto riguarda il corpo docente internazionale. La percentuale di studenti internazionali è marginalmente superiore, ma rappresenta comunque circa un terzo della media europea.

“Occupabilità” dei laureati sotto la media europea

Altro nodo che emerge dalla ricerca riguarda l'occupabilità dei laureati, dove, stando agli indicatori, le università italiane sono al di sotto della media europea. Ciò indica – spiegano i relatori del report – la necessità di rafforzare i collegamenti tra campus e industria e di migliorare la preparazione al lavoro dei laureati, particolarmente importante nell'era dell'intelligenza artificiale. Mentre alcune università italiane ottengono risultati molto elevati in questi indicatori, il sistema nazionale nel suo complesso non eccelle uniformemente in queste tematiche chiave. Si confermano i punti di forza dell'Italia nella produttività della ricerca, evidenziando aree di miglioramento, in particolare nell'internazionalizzazione del corpo docente e studentesco e nella preparazione al lavoro dei laureati, con alcune eccezioni e performance eccellenti – commenta Ben Sowter, vicepresidente senior di QS –. Al di là dei primi tre atenei italiani, si registrano molti risultati eccellenti, in particolare da parte dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, dell'Università Cà Foscari di Venezia e dell'Università Vita-Salute San Raffaele, che si posizionano tra i primi 10 nei in tre indicatori chiave”.

La classifica: chi sale e chi scende

Dei 51 atenei italiani presi in esame dalla classifica, 24 sono in miglioramento, 2 restano stabili, mentre altri 25 sono in calo. L'Italia conta quattro università tra le prime 100 (Politecnico di Milano, Alma Mater di Bologna, La Sapienza di Roma e l'Università di Padova) e 14 tra le prime 200. Il Politecnico di Milano è la prima università italiana, salendo di nove posizioni e raggiungendo il 38esimo posto in classifica. L'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna (48) si colloca al secondo posto a livello nazionale ed è la seconda università italiana che sale di 30 posizioni, entrando nella top 50. L'unico ateneo con una crescita maggiore rispetto all'anno precedente è quello del Salento, salito di 65 posizioni, fino a raggiungere quota 419. La Sapienza di Roma si colloca al terzo posto a livello nazionale e, con 66, scende di una posizione. L’Università Cattolica del Sacro Cuore (140) scala 18 posizioni, entrando nella top 150 europea. Bene anche Padova, che cresce di due posizioni.

Complessivamente, nell'edizione 2025 della classifica sono presenti 684 università di 43 Paesi. In testa c’è il Politecnico di Zurigo, che ha scalato una posizione. Segue l'Imperial College di Londra, salito di due posizioni e l'Università di Oxford, scesa invece di due posizioni, perdendo la sua posizione dominante.