Roma, 5 settembre 2020 - Non basta soltanto l'età per stabilire se un lavoratore rischia di più dopo aver contratto Covid-19. E' quanto si legge in una circolare interministeriale del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e del ministero della Salute, che fornisce aggiornamenti e chiarimenti in particolare sui lavoratori e le lavoratrici fragili.
Ebbene, nella circolare n. 13 del 4 settembre si legge che "il concetto di fragilità va dunque individuato in quelle condizioni dello stato di salute del lavoratore/lavoratrice rispetto alle patologie preesistenti che potrebbero determinare, in caso di infezione, un esito più grave o infausto e può evolversi sulla base di nuove conoscenze scientifiche sia di tipo epidemiologico, sia di tipo clinico".
Con specifico riferimento all'età "va chiarito che tale parametro, da solo, anche sulla base delle evidenze scientifiche, non costituisce elemento sufficiente per definire uno stato di fragilità nelle fasce di età lavorative". Tra l'altro, in caso contrario "non sarebbe necessaria una valutazione medica per accertare le condizioni di fragilità". Insomma, "la maggiore fragilità nelle fasce d'età più elevate della popolazione va intesa congiuntamente alla presenza di comorbilità che possono integrare una condizione di maggior rischio".