Cernobbio (Como), 2 settembre 2023 – La notizia arriva in apertura dei lavori e domina l’intera giornata, catalizzando l’attenzione di economisti, imprenditori e manager, tutti riuniti sulle sponde del lago di Como per l’annuale appuntamento con il Forum Ambrosetti. Il calo del Pil superiore alle attese domina il dibattito a margine del consesso di esperti che da quasi cinquant’anni (la prima edizione è del 1975) rappresenta il vero inizio del nuovo anno di attività dopo la pausa di agosto. E così mentre nella sala di discute di ambiente e politica internazionale, nei corridoi l’attenzione è concentrata sui dati dell’economia reale. Ma il padrone di casa, Valerio De Molli, managing partner e ceo The European House-Ambrosetti, invita alla prudenza. "È importante – dice – sostenere i consumi".
Con la frenata del Pil l’Italia avrà più problemi a far tornare i conti?
"Se da una parte è vero che nel secondo trimestre si osserva un freno alla crescita del Pil del Paese, è anche vero che la crescita acquisita per il 2023 rimane dello 0,7%, “solo” 0,2 punti percentuali in meno di quanto riportato dalle stime del governo contenute nella Legge di bilancio 2024. Considerato che la Legge di bilancio dovrà essere approvata entro il 31 dicembre, ritengo che per ora non ci saranno problemi a far tornare i conti e che si continuerà ad avere fiducia in un ritorno alla crescita stimata a inizio anno".
Il Def prevede una crescita dell’1 per cento quest’anno e dell’1,5 per cento l’anno prossimo: ammesso che il numero non venga ridimensionato, già arrivare all’1 per cento appare un’impresa. O no?
"È chiaro che il rallentamento osservato negli ultimi mesi si inserisce in un contesto in cui l’economia europea in generale e in particolare quella tedesca stanno dimostrando a riprendersi dalla crisi pandemica Covid-19, con conseguenti ripercussioni per la nostra economia. Oltre al fatto che il contesto macroeconomico e geopolitico risulta ancora caratterizzato da elevate incertezze, che ci auguriamo possano venire meno nel 2024, come l’inflazione e il rincaro dei beni energetici. Ma l’Italia ha dimostrato dopo il periodo pandemico di essere particolarmente resiliente e confido nel fatto che sapremo oltrepassare un tasso di crescita dell’1% nel 2024".
Il rallentamento è globale, ma quello italiano è più marcato. Forse a causa del calo dei consumi, dovuti al rincaro deio prezzi. Lei che ne pensa?
"È chiaro che per favorire la crescita del Paese occorre necessariamente sostenere i consumi, soprattutto nel nostro Paese, dove rappresentano circa i due terzi del Pil".
Cosa dovrebbe fare la manovra in questo quadro?
"La manovra dovrebbe prevedere misure adeguate a sostenere i consumi delle famiglie e il tessuto imprenditoriale, cercando al tempo stesso di promuovere l’occupazione e soprattutto risolvere il problema del cosiddetto “inverno demografico”, che già oggi affligge ma che affliggerà ancora di più il nostro Paese nei prossimi anni. Basti pensare che secondo gli scenari di Istat si prevedono al 2050 8 milioni di italiani in meno rispetto ad oggi".
Quali gli obiettivi da perseguire per favorire la crescita?
"Per favorire la crescita occorre un set di misure strutturali che permettano di liberare il Paese da quelle zavorre ataviche che lo attanagliano. Credo che in questo senso il primo obiettivo sia favorire il portamento a termine di tutti gli obiettivi e le riforme del Pnrr, che delinea la giusta strada per il futuro del Paese e che dobbiamo perseguire".
Un patto di stabilità meno rigido è ipotizzabile?
"Credo che non dovremmo basarci troppo sulle eventuali aperture della Commissione, in quanto è particolarmente complesso prevedere cosa accadrà nei prossimi mesi. Quello che può fare il Paese da qui alla fine dell’anno è cercare di rimboccarsi le maniche e rimettersi sulla strada della crescita stimata nei mesi precedenti".