Giovedì 13 Marzo 2025
ANDREA ROPA
Economia

Lagarde lancia l’allarme inflazione: "Incertezza elevata, pronti a tutto"

Dazi, difesa e clima riaccendono i timori per un’impennata dei prezzi. "Lavoriamo per raggiungere il 2%"

Christine Lagarde, 69 anni, francese, è presidente della Bce da novembre 2019

Christine Lagarde, 69 anni, francese, è presidente della Bce da novembre 2019

Christine Lagarde indossa l’elmetto e si prepara all’ennesima battaglia. Perché "mantenere la stabilità in una nuova era sarà un compito arduo". Il nemico da affrontare è sempre quello, l’inflazione. Sembrava domata, al punto da consentire un allentamento della stretta monetaria. Invece "l’eccezionale incertezza economica e geopolitica" – causata dai dazi di Trump, dalle spese per il riarmo europeo annunciato dalla Commissione e dalle conseguenze del cambiamento climatico – ha riacceso i timori di una fiammata dei prezzi. "Ma la nostra risposta ai recenti episodi inflattivi deve dare a chi ci guarda la fiducia che faremo sempre tutto ciò che è necessario per assicurare la stabilità dei prezzi" e che la nostra politica "può adattarsi alle nuove circostanze" ha detto ieri la presidente della Bce, intervenendo alla conferenza annuale “The Ecb and its Watchers”, organizzata dell’Università Goethe di Francoforte. I banchieri centrali, ha aggiunto, "dovranno mostrare agilità per aggiustare la loro posizione e i loro strumenti alle circostanze che cambiano, oltre ad avere la curiosità intellettuale per mettere in discussione i principi consolidati e la saggezza convenzionale".

Dunque Francoforte rivendica mani libere sulle prossime decisioni di politica monetaria e chiarisce che per onorare il suo mandato dovrà mostrare "un impegno assoluto sull’obiettivo di inflazione", fissato in maniera rigida al 2%. "Faremo sempre tutto ciò che è necessario per assicurare la stabilità dei prezzi" ha spiegato Lagarde, e la Bce "può adattarsi alle nuove circostanze" che sono costellate di "shock", una parola che ha pronunciato 47 volte nel suo discorso di poche pagine. "L’indice di incertezza della politica commerciale si attesta attualmente su un valore prossimo a 350, ovvero più di sei volte il suo valore medio dal 2021 – ha continuato la presidente della Bce – e gli indicatori di rischio geopolitico hanno raggiunto livelli mai visti dai tempi della Guerra fredda, se si escludono guerre e grandi attacchi terroristici".

La frammentazione commerciale e l’aumento della spesa per la difesa, ha aggiunto, "hanno effetti a due facce: potrebbero spingere l’inflazione verso l’alto, ma i dazi statunitensi potrebbero anche ridurre la domanda di esportazioni dell’Ue e reindirizzare l’eccesso di capacità produttiva dalla Cina verso l’Europa, facendo diminuire l’inflazione". Per questo la Bce sta considerando diversi scenari su dazi e spesa fiscale, ma "la direzione degli shock è molto più difficile da predire rispetto a prima". In Europa, ha rilevato Lagarde, "le aspettative negli ultimi anni sono state praticamente spazzate via e in particolare nelle ultime settimane. Le certezze che erano consolidate sull’ordine internazionale sono state sconvolte. Alcune alleanze sono finite sotto tensione, mentre altre si sono rinsaldate". Inoltre, osserva ancora, "abbiamo assistito a decisioni politiche che solo pochi mesi fa sarebbero state impensabili".

In pratica, il quadro geopolitico ed economico è più confuso che mai e quindi il rischio è di dover interrompere quel percorso virtuoso che, una settimana fa, aveva portato la Bce a tagliare i tassi d’interesse per la sesta volta da giugno 2024, portandoli al 2,5%, con gli investitori che puntavano decisi sul raggiungimento del 2% entro l’anno. Un percorso che, a questo punto, appare decisamente più complicato. Lo conferma la linea di estrema cautela della Banca Centrale Europea, che riflette anche gli equilibri nel Consiglio direttivo fra i ‘falchi’ e le ‘colombe’: ora che la Germania ha fatto un’apertura epocale rompendo i tabù sui conti pubblici, la Bundesbank è più guardinga che mai sugli effetti inflattivi dei piani di spesa del prossimo cancelliere Friedrich Merz.

L’allarme inflazione in Europa non ha però trovato riscontri nei dati arrivati ieri dagli Usa, dove i prezzi a febbraio hanno rallentato la corsa, scendendo dal 3% al 2,8% e incassando il plauso di Trump. Numeri che potrebbero liberare spazio per un nuovo taglio della Fed, giustificato anche dall’allentamento delle tensioni salariali.