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Pietro Labriola, 57 anni, ad di Tim
"Tra Iliad e Poste non ho preferenze. Valuteremo opzioni, vogliamo trarre il massimo per i soci". L’ad Pietro Labriola, in versione Ponzio Pilato, presenta agli analisti il Piano industriale di Tim e lascia libera la casella del socio con cui procedere al consolidamento del gruppo. Già questo fine settimana potrebbero esserci due cda: Poste e Cassa Depositi e Prestiti. In ballo l’ipotesi ventilata di uno scambio di quote tra la società guidata da Matteo Del Fante, che acquisirebbe la partecipazione del 9,8% di Tim in mano a Cdp, in cambio del proprio 3,78% in Nexi (permettendo così a Cdp di salire dal 14,46% al 18,24%) più un conguaglio in denaro. A corteggiare la telco ci sarebbe anche Iliad, che – secondo i rumors – avrebbe anche presentato al governo l’ipotesi di un progetto di fusione.
Vantaggi – ha spiegato Labriola – ce ne sarebbero in ambedue i casi. Con i francesi di iliad si potrebbe contare su "un’intesa con tante sinergie industriali, legate all’esistenza di due reti, visto che una sparisce", mentre con Poste si otterrebbe "un deal che ha meno sinergie ma ha un approccio commerciale differente con un’accelerazione della strategia customer platform". Per il governo, invece, c’è un’unica bussola: "L’interesse nazionale – ha chiarito il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti – I soggetti che chiedono di presentare i propri progetti sono accolti, ma quello che il ministero farà sempre in qualsiasi partita sarà tutelare l’interesse nazionale attraverso gli strumenti consentiti dal golden power".
Snocciolando i conti del 2024, archiviati con ricavi in crescita del 3,1%, a 14,5 miliardi di euro, un ebitda a +8,3% e l’indebitamento che scende sotto ai 7,3 miliardi, Labriola ha sottolineato che "per il terzo anno consecutivo abbiamo centrato tutti gli obiettivi fissati", aggiungendo che l’obiettivo di Tim è quello di tornare a remunerare i soci con circa 1,45 miliardi tra il 2026 e il 2028, anche grazie ai 700 milioni dalla vendita di Sparkle a Mef e Retelit. Numeri che permettono alla telco di stimare, nell’arco del Piano aggiornato 2024-2027, ricavi in crescita di circa il 3% medio annuo, un ebitda in aumento il tra 6 e il 7% medio annuo, un debito ancora in calo e, soprattutto, un investimento da 6 miliardi su 5G, Cloud, IoT e intelligenza artificiale. Nonostante ciò, ieri a Piazza Affari il titolo Telecom ha lasciato sul terreno il 2,55%, chiudendo a 0,297 euro.
Andrea Ropa