Martedì 5 Novembre 2024
ANTONIO TROISE
Economia

L’accordo che non decolla. Lufthansa ritratta su Ita: "Prezzo finale da rivedere"

Per i tedeschi la compagnia italiana dopo due anni di trattative vale di meno. Ma il ministro Giorgetti: nessuna svendita, difenderemo gli interessi nazionali.

L’accordo che non decolla. Lufthansa ritratta su Ita: "Prezzo finale da rivedere"

Per i tedeschi la compagnia italiana dopo due anni di trattative vale di meno. Ma il ministro Giorgetti: nessuna svendita, difenderemo gli interessi nazionali.

Punto e a capo. Dopo due anni di trattative lunghe e serrate, torna in bilico l’accordo fra Ita Airways e Lufthansa Airlines. A dividere le due compagnie proprio sul filo di lana sarebbe stata una valutazione differente sul prezzo finale per la cessione. Uno scarto di appena 10 milioni rispetto alle attese del Mef ma che sarebbe stato sufficiente per far volare parole grosse e far saltare l’intesa da inviare a Bruxelles proprio sul filo di lana, quando tutte le carte erano praticamente già pronte. Poi, però, a sorpresa, gli uomini di Lufhtansa hanno chiesto di rivedere al ribasso la cifra relativa alla seconda tranche dell’operazione, più o meno 603 milioni di euro (più 100 milioni di euro di bonus). Un ritocco giustificato da una delle clausole del contratto che prevedeva, appunto, possibili oscillazioni del prezzo a seconda degli eventi eccezionali o dell’andamento della compagnia sul mercato.

Infatti, per i tedeschi, Ita avrebbe perso valore rispetto a sei mesi prima prendendo come riferimento i risultati dell’ultimo trimestre. Una posizione che ha fortemente irritato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ieri, a margine del vertice Ecofin a Bruxelles, non ha mancato di far notare che compito di un governo è di "difendere gli interessi nazionali". Come a dire, nessuna "svendita". A far saltare i nervi alla delegazione italiana anche l’atteggiamento di Lufthansa che avrebbe presentato la richiesta all’ultimo minuto, proprio a ridosso della scadenza, fissata l’11 novembre, per portare l’accordo a Bruxelles.

In realtà, hanno fatto subito notare le fonti italiane, la situazione di Ita era peggiore un anno fa, anche perchè nel frattempo sono stati effettuati gli investimenti concordati con il gruppo tedesco. Inoltre, prendere come base l’ultimo trimestre, che tradizionalmente è più debole, per definire il prezzo di una compagnia aereo che ha conti in miglioramento e la prospettiva di un 2025 positivo spinto dal traffico verso la Capitale generato inevitabilmente dal Giubileo, non sarebbe rappresentativo del valore reale di Ita. Infine il closing è stato spostato da giugno a dicembre su richiesta degli stessi tedeschi. Senza contare, aggiungono al Mef, che sarebbero venuti meno alcuni impegni assunti dalla controparte tedesca.

Tesi che, dalla Germania, è stata respinta categoricamente. "Il gruppo Lufthansa sta rispettando l’accordo del 2023 per l’acquisizione del 41% di Ita Airways – si legge in una nota diffusa ieri che smentisce la lite sul prezzo –. La compagnia ha firmato il necessario pacchetto di misure correttive entro la scadenza concordata". Infatti a Bruxelles filtra che oltre a Lufthansa il pacchetto di "rimedi" necessari per le nozze è stato firmato anche da Ita stessa, i vettori rivali (EasyJet, Air France-Klm e Iag), ma manca soltanto la firma del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

In particolare, le compagnie si erano impegnate con l’Antitrust europeo a rilasciare 15 coppie di slot giornalieri a Linate per garantire la concorrenza nel mercato, con EasyJet come principale beneficiaria. Inoltre, avevano accettato di consentire l’ingresso di un nuovo vettore su una decina di rotte intraeuropee già coperte da Ita e Lufthansa, come quelle tra Roma e Francoforte e tra Roma e Zurigo. Dopo la rottura sono subito entrati in azione gli ambasciatori per cercare di trovare una soluzione. E, a quanto risulta, la trattativa andrà avanti ad oltranza con l’obiettivo di arrivare ad un accordo entro la scadenza della prossima settimana. Nel frattempo i sindacati non nascondono le loro preoccupazioni per il futuro dei dipendenti ed hanno chiesto un incontro urgente con i vertici della compagnia e il Mef.