Martedì 14 Gennaio 2025
SANDRO NERI
Economia

Pil tedesco in calo, la voce di chi esporta in Germania: "La recessione è un problema. Forte impatto su alcuni settori"

Jody Brugola, presidente del gruppo di componenti per l’automotive: ma noi continuiamo a crescere. "La crisi pesa sulle aziende che non hanno fatto investimenti e non hanno diversificato le attività"

Roma, 12 settembre 2023 – Se la locomotiva tedesca frena, negli undici stabilimenti Brugola – azienda leader mondiale nella produzione di viti e componenti per l’automotive, 97 anni di storia e 175 milioni di fatturato nel 2022 – le macchine lavorano a pieno regime. Nove milioni di pezzi prodotti ogni giorno e un miliardo di pezzi all’anno destinati alla Germania e alle sue grandi case automobilistiche. "Può sembrare un paradosso, ma non lo è", osserva Jody Brugola, 44 anni, presidente del Gruppo e nipote del fondatore Egidio. "Noi produciamo le cosiddette viti critiche, quelle determinanti per il raggiungimento delle prestazioni del motore, e la Germania quest’anno ha aumentato gli ordini. Dal nostro osservatorio non percepiamo una crisi del settore automotive come il mercato evidenzia".

Egidio 'Jody' Brugola
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La Germania è in recessione. La Commissione europea ha drasticamente rivisto in peggio le previsioni di crescita dell’economia tedesca e questo preoccupa le imprese italiane.

"Sicuramente una Germania in recessione può essere un problema per parte del mondo produttivo anche italiano. E per questo può impattare sulla nostra crescita economica. Ma non è una questione generalizzata".

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Lei sta assistendo a un rallentamento?

"Assolutamente no. Piuttosto, stiamo vedendo il contrario. Se parliamo degli ordini dalla Germania, sono stabili. Avremo forse in ottobre un calo. Non legato però alla recessione tedesca ma al fermo di un fornitore dovuto all’esondazione di un fiume che ne ha paralizzato l’azienda".

Le case automobilistiche, alle prese con una difficile transizione, non hanno diminuito le commesse?

"Quelle nostre sono cresciute. Per la precisione, del 30 per cento nel primo semestre di quest’anno. Proprio perché alle case automobilistiche con cui lavoravamo storicamente si sono aggiunte, più di recente, Bmw e il gruppo Volkswagen. Aziende simbolo dell’industria tedesca".

Come spiega allora la crisi che la Germania sta attraversando?

"Il settore dell’automotive ha pagato negli anni scorsi il prezzo di una crisi legata a vari fattori, anche contingenti. L’industria tedesca ha effettuato grandi investimenti nella tecnologia dell’elettrico, un mondo che però non sta prendendo piede come sperato. Sui mercati chi fa la differenza sono i consumatori. Che vanno lasciati liberi di scegliere il motore a loro più congeniale".

La svolta però ha coinvolto anche voi.

"Abbiamo sviluppato viti progettate appositamente per i motori a batteria e anche in questo campo siamo diventati leader. Però quello che produciamo per l’elettrico al momento è sotto budget rispetto alle previsioni. Al contrario registriamo una ripresa in fatto di motori endotermici".

Ora il problema è l’impatto che il ridimensionamento del Pil in Europa e la frenata dell’economia tedesca potrà avere nel nostro Paese.

"Capisco le preoccupazioni, l’Ue ha tagliato le stime di crescita dell’Italia. L’impatto sarà forte solo in alcuni settori e su quelle imprese che non hanno attivato strategie capaci di contenere i danni".

Per esempio?

"Posso parlare della mia azienda. Noi abbiamo diversificato e, in questo modo, acquisito più clienti. Tra le case automobilistiche tedesche, per esempio, ma anche in Asia. Recentemente, inoltre, abbiamo iniziato a lavorare con Stellantis. Il punto è crescere nonostante la crisi di questo o quel mercato. Diversificare significa avere più sbocchi".

Voi esportate il 100 per cento della produzione. Un’Europa in crisi non vi preoccupa?

"Il manifatturiero ha grandi prospettive e questa è un’ottima notizia per l’Italia e per l’Europa. Produrre di più significa crescere in Pil e in occupazione, mantenendo nel nostro continente l’innovazione e il know-how per favorire l’industrializzazione".