Roma, 7 marzo 2023 - In arrivo il secondo modulo della riforma fiscale, in attesa della grande riforma della flat tax prevista dal governo nell’ambito della legislatura. L’obiettivo, per ora, è quello di ridurre le attuali aliquote da quattro a tre. Con vantaggi concentrati sui ceti medi, nella fascia di reddito fino a 50 mila euro. La legge delega dovrebbe arrivare entro metà marzo sul tavolo del Consiglio dei ministri. Poi, ovviamente, bisognerà attendere il via libera da parte del Parlamento per rendera effettivamente operativa. Non sarà un salto nei buio dal punto di vista dei conti pubblici: le coperture potrebbero essere raccolte attraverso un riordino dell’attuale giungla delle detrazioni e delle deduzioni fiscali.
Fisco, riforma delle aliquote: ecco chi ci guadagna. Le simulazioni
La riforma
La riapertura del cantiere fiscale è stata annunciata ieri dal viceministro per l’Economia, Maurizio Leo. "Penso che ci siano le condizioni per ridurre il numero delle aliquote: si può arrivare a un sistema a 3, ci stiamo lavorando con la Ragioneria – ha detto l’esponente di via Venti Settembre parlando all’Ordine dei commercialisti di Milano – Abbiamo circa 600 tax expenditure che cubano 156 miliardi. Là si può intervenire. Se si fa una revisione attenta si possono trovare le risorse per calibrare meglio le aliquote" ha aggiunto. La riforma, nelle intenzioni del governo, può essere non solo un volano per la crescita ma potrebbe ridurre l’evasione fiscale, che si attesta, ogni anno, fra i 75 e i 100 miliardi di euro. "Una cosa del genere – ha detto Leo – non è pensabile, bisogna ridurre il tax gap in una logica di collaborazione fisco-contribuente".
Le tre aliquote
I dettagli della riforma si sapranno solo nei prossimi giorni. Ma a quanto risulta, il governo dovrebbe scegliere fra due ipotesi. Nella prima resterebbe l’aliquota al 23% per i redditi fino a 15mila euro, poi ci sarebbe uno scaglione del 27% fino a 50 mila euro e un’imposta al 43% per i redditi oltre i 50mila euro. Nella seconda ipotesi allo studio, il primo scaglione si fermerebbe a quota 28mila euro di reddito, con un’aliquota al 23%. Il secondo scaglione arriverebbe a 50mila euro con un’Irpef al 33% mentre, al di sopra di questa soglia, resterebbe ferma l’attuale Irpef al 43%. Attualmente, le fasce Irpef sono quattro: il 23% fino a 15mila euro, il 25% da 15mila a 28mila euro, il 35% da 28mila a 50mila euro e il 43% oltre questa soglia.
Chi guadagna e chi perde
Nella prima ipotesi, a guadagnarci sarebbero soprattutto i redditi fra 34 e 50mila euro. Al di sotto di questa soglia ci sarebbe un aumento delle imposte. Se dovesse essere adottata la seconda delle ipotesi, i vantaggi sarebbero distribuiti su tutte le fasce di reddito. In particolare, per un lavoratore che guadagna 20mila euro lordi annui, nella prima ipotesi pagherebbe circa 150 euro di tasse in più, nella seconda risparmierebbe 100 euro. Ovviamente, più si sale con il reddito, più aumenta il risparmio. Per chi dichiara 50mila euro, infatti, potrebbe esserci uno "sconto" sulle tasse di circa 1150 euro.
Meno tasse per chi assume
La riforma fiscale prevederà anche incentivi alle imprese per le assunzioni. "Quello che pensiamo di fare – ha annunciato il viceministro Leo - è ridurre la tassazione, per esempio dell’Ires, laddove l’impresa assuma coloro i quali hanno percepito il reddito di cittadinanza, gli ultracinquantenni, le donne. Oppure qualora si facciano investimenti più innovativi come il 4.0, il patent box, la ricerca e sviluppo. Insomma l’obiettivo è "ridurre le tasse per creare nuova occupazione e fare investimenti".