Il testo approvato dalla commissione Industria dell’Europarlamento stabilisce il raggiungimento della classe E entro il 2030, la D entro il 2033 e la neutralità assoluta entro il 2050 per gli edifici residenziali, fatta eccezione per gli edifici di pregio artistico, storico, di culto, le seconde case e quelle con una superficie inferiore ai 50 metri quadri. Il provvedimento punta a ottenere un taglio di circa il 25% dei consumi energetici degli edifici europei, che sono i principali consumatori nell’Ue, e rientra nel più ampio pacchetto Fit for 55, la strategia per arrivare a un taglio delle emissioni complessive del 55% entro il 2030, poi ricalibrata con il piano RePowerEu alla luce della crisi energetica seguita all’aggressione di Putin all’Ucraina.
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Taglio agli sprechi
Il grande cantiere aperto dalla Commissione di Ursula von der Leyen per vincere la guerra dell’energia parte dal presupposto che prima di tutto bisogna tagliare gli sprechi. E scaldare una casa che disperde il calore è uno spreco.
I lavori
Per ottenere un miglioramento di classificazione, gli immobili dovranno essere sottoposti agli stessi interventi previsti oggi per il superbonus: coibentazione dell’edificio, cambio della centrale termica, possibilmente sostituzione degli infissi e installazione del fotovoltaico. Considerando che il superbonus ha comportato finora un impegno di spesa per 68,7 miliardi di euro da parte dello Stato e ha riguardato il 5% degli edifici unifamiliari e meno dell’1% dei plurifamiliari, la stima della spesa complessiva si aggirerebbe sui 400 miliardi di euro. Mutuionline parla di 540 miliardi.
I costi
Per capire quanto potrebbero costare i singoli interventi è sufficiente dare un’occhiata alle tabelle del ministero della Transizione ecologica, stilate per verificare la congruità delle spese per il superbonus. Per isolare una copertura orizzontale si può arrivare a 300 euro al metro quadro, mentre per un pavimento a contatto con il terreno servono 180 euro al metro. In una casa indipendente di 100 metri quadri con tetto piano l’esborso può arrivare a 48mila euro. I serramenti hanno invece come limite di spesa 780 euro a metro quadro nelle Regioni più calde e 900 euro in quelle più fredde. In una casa da 100 metri con superficie vetrata di 15 metri, la spesa può oscillare tra i 12 e i 13.500 euro. Si tratta, ovviamente, di spese che non possono essere sostenute dai singoli e quindi ci sarà bisogno di ulteriori schemi per finanziarle dopo la fine del superbonus.
Il fronte del no
Ecco perché il governo italiano si è schierato contro la misura, adducendo una "eccezione" del patrimonio edilizio nazionale rispetto al resto del Vecchio Continente. Il problema è che l’Italia ha un parco residenziale particolarmente malandato e inefficiente, con una proprietà immobiliare molto frammentata, quindi poco disposta a investire nelle riqualificazioni. Come ricorda il presidente Enea, Gilberto Dialuce, le abitazioni in classe inferiore alla D ad oggi sono circa il 75% (34% G, 23,8% F, 15,9% E), ma in realtà si tratta di numeri solo indicativi, perché una piccola parte degli immobili ha un attestato di prestazione energetica (Ape). In più la direttiva prevede la riclassificazione di tutti gli immobili, con la riduzione della classe G al 15% del patrimonio più energivoro. L’Associazione dei costruttori edili (Ance), stima comunque che sui 12,5 milioni di edifici presenti in Italia almeno 9, costruiti prima delle norme sull’efficienza energetica entrate in vigore nel 1974, avrebbero bisogno di riqualificazione. Tenendo conto degli immobili esentati (ad esempio le case più piccole di 50 metri quadri), almeno due terzi degli immobili censiti, circa 8 milioni, avrebbe bisogno di ristrutturazione.