"Non ci si addormenta sempre davanti a incredibili tramonti. A volte capita di parcheggiare sul retro di un supermarket. La vita del nomade digitale ripaga, ma non è quella che vogliono far credere molti influencer". La fotografa Sharon Sala, 40 anni, nell’aprile del 2022 ha disdetto l’affitto dell’appartamento a Segrate e a bordo di un camper ha iniziato a viaggiare tra l’Italia e l’Europa, portandosi dietro il suo lavoro. Uno stile di vita fuori dagli schemi, che ha anche catturato l’attenzione e l’obiettivo della leggendaria ritrattista americana Annie Leibovitz.
Come è nata questa scelta?
"Volevo provare a fare un’esperienza con lo zaino in spalla per due o tre mesi, ma poi mi sono chiesta dove avrei sistemato i miei due gatti. Così mi sono imbattuta in quelli che vengono definiti camperisti a tempo pieno e ho deciso di provare"
E come è andata?
"Ho acquistato un veicolo mansardato per meno di 10mila euro e l’ho un po’ riadattato alle mie esigenze: ho potenziato l’impianto fotovoltaico per avere maggiore autonomia e ho sostituito la classica bombola del gas con una a gpl. E ho iniziato a spostarmi tra un lavoro e l’altro, senza avere più vincoli".
Chissà l’invidia degli amici…
"E non solo! Ma non è una vita per tutti: ci sono davvero molti imprevisti e bisogna sapersi adattare. Ti può capitare di perdere una finestra mentre viaggi, come mi è successo in Francia, o rimanere a piedi all’improvviso, come quando ho rotto l’alternatore in Spagna. Non bisogna mai buttarsi giù, una soluzione c’è sempre".
Altri miti da sfatare?
"Non è una vita che possono fare solo le persone ricche. Anche con poco ci si può mettere in gioco e partire".
Come si vive da nomadi digitali?
"Bisogna sempre trovare un posto dove fermarsi ed essere sicuri che ci sia una connessione Internet decente. Poi bisogna cercare i classici punti fissi, dal supermercato alla farmacia, che chi gli stanziali danno per scontati. Il Covid ha digitalizzato molte procedure che una volta avevano bisogno della carta. È tra le poche cose positive che ci ha lasciato la pandemia".
Ma alla fine non è una vita un po’ solitaria?
"Dipende. Nelle aree di sosta si conosce gente di tutto il mondo. E poi col camper posso andare a trovare più spesso gli amici che vivono fuori dalla Lombardia".
Tra dieci anni pensa vivere ancora in un camper?
"No, ho sempre saputo che questo sarebbe stato solo un periodo della mia vita. Quando troverò il posto giusto mi fermerò".
Ne ha già visto qualcuno che l’ha tentata?
"No, ma di sicuro vivrò vicino al mare".
Luca Bolognini