Roma, 19 settembre 2024 – È il turno della Fed. La Banca centrale degli Stati Uniti, nella riunione di ieri, ha tagliato il suo tasso di interesse di riferimento di mezzo punto percentuale e ha segnalato che seguiranno altre riduzioni, avviando il suo primo allentamento dall’inizio della pandemia. Anche se il presidente Jerome Powell ha confermato una strategia prudente, si tratta dell’inizio di un ciclo di normalizzazione.
Il primo taglio della banca centrale statunitense in più di quattro anni lascia il tasso dei fondi federali in un intervallo tra il 4,75% e il 5%. Michelle Bowman, governatrice del Federal Open Market Committee, ha votato contro la decisione, preferendo una riduzione di un quarto di punto.
Il taglio di mezzo punto è maggiore del ritmo più consueto della Fed di un quarto di punto e suggerisce che la banca centrale statunitense è preoccupata per le prospettive di un indebolimento dell’economia dopo più di un anno di mantenimento dei tassi al loro massimo da un quarto di secolo.
L’ultima volta che la Fed ha tagliato i tassi di oltre un quarto di punto è stato quando il Covid-19 ha travolto l’economia globale nel 2020. La decisione di tagliare i tassi in maniera aggressiva, per 50 punti base, è stata assunta dal direttorio della Fed quasi all’unanimità. Nella sua dichiarazione, il comitato di politica monetaria della Fed ha affermato di aver acquisito "maggiore fiducia" sul raffreddamento dell’inflazione, anche se rimane "leggermente elevata".
Dato il rallentamento dell’aumento dei posti di lavoro, i funzionari hanno sostenuto che i rischi per il raggiungimento del loro obiettivo di stabilità dei prezzi, mantenendo al contempo un mercato del lavoro sano, erano "più o meno in equilibrio". Il mercato ha applaudito l’annuncio. L’S&P 500, che era stabile all’inizio della giornata, è balzato dello 0,9 percento, mentre le Borse europee hanno chiuso deboli in attesa della decisione. Le aspettative del mercato restano comunque prudenti: un solo taglio quest’anno e quattro l’anno prossimo.
La prudenza è legata al fatto che l’incremento dei salari orari è in realtà ancora rapido: 3,8% ad agosto, sia pure al termine di un lento e prolungato rallentamento delle retribuzioni. Se un aumento è benvenuto, dopo la lunga fiammata dei prezzi – gli americani si sentono, e in effetti sono, impoveriti dall’alta inflazione – è chiaro che il processo è sostenibile fino a quando il maggior costo del lavoro è assorbito da minori margini di profitto (aumentati nei primi mesi di rialzo dei prezzi).