Nessuna sorpresa: come largamente previsto, ieri è arrivato il quinto taglio dei tassi da parte della Bce: dal 3% al 2,75% per i depositi e al 2,9% per i rifinanziamenti principali. Buone notizie per chi vuole chiedere prestiti e mutui, e per chi ha già un mutuo a tasso variabile. Gli Euribor (indici di riferimento per il calcolo dei mutui a tasso variabile) a 1 e 3 mesi hanno già cominciato a scendere da inizio anno, e il taglio di ieri li farà calare ulteriormente. L’obiettivo della Bce è far recuperare terreno all‘economia dei 20 Paesi dell’euro, ma i dati negativi di Germania (-0,2%) e Francia (-0,1%), con l‘Italia al palo, rendono il compito più arduo del previsto. Comunque la Bce intende proseguire il percorso di tagli graduali fino all’estate: altre 2-3 riduzioni per arrivare intorno al 2%.
"L‘economia è in stagnazione nel quarto trimestre, e resterà debole nel breve termine", spiega la presidente della Bce Christine Lagarde, ricordando che "la manifattura è in contrazione, i servizi si espandono ma la fiducia dei consumatori si deteriora e la spesa delle famiglie non sale". La stima flash di Eurostat per il 2024 vede un Pil fermo allo 0,7%. Non si può parlare però di stagflazione, secondo Lagarde, e non c‘è da allarmarsi perché "le condizioni per la ripresa restano". Certo, la crescita "non è al potenziale ma sicuramente è una ripresa", assicura la presidente.
E sempre ieri, i dati dell’Istat hano certificato che nel secondo semestre 2024 l’economia italiana ha tirato il freno. Nel quarto trimestre dello scorso anno, corretto per il calendario e destagionalizzato, il nostro Pil ha segnato crescita zero rispetto ai tre mesi precedenti, quando già era rimasto stazionario. Al netto delle correzioni già citate, complessivamente nel 2024 la crescita si ferma a 0,5%: la metà dell’1% indicato nel Piano strutturale di bilancio del governo. Un dato che mette l’Italia insieme a Germania e Francia nel poco ambito club dei Paesi in difficoltà, in contrasto con la crescita forte di Spagna (+3,2%) e Portogallo (+1,9%).
La stagnazione dell’Italia va di pari passo col dato della media europea, con una crescita zero negli ultimi tre mesi dell’anno dopo il +0,4% nel trimestre estivo. E conferma il legame stretto della manifattura italiana con i destini dell’economia tedesca, che chiude il suo secondo anno consecutivo di recessione con un -0,2% nel trimestre ottobre-dicembre. Entrambe le economie vedono aumentare il tasso di disoccupazione, in Italia di tre decimali al 6,2%, dopo anni di minimo record.