Tra gli interventi più discussi della bozza della Manovra 2024 approvata dal Cdm guidato da Giorgia Meloni c’è, sicuramente, l’innalzamento dell’Iva sugli assorbenti e tamponi che, dopo solo un anno, tornerà dal 5 al 10%. Le premesse, in realtà, erano ben diverse, con le cittadine che speravano che il percorso avviato dallo stesso governo lo scorso anno portasse ad un azzeramento totale dell’imposta sul valore per gli assorbenti, o almeno un’ulteriore discesa al 4%.
Il primo intervento in merito alla tapon tax era stato attuato dall’esecutivo di Mario Draghi nel 2021 che, per la prima volta, aveva visto al ribasso l’Iva su questi beni, dal 22% al 10%. Ora il passo indietro da parte del governo porta a molte critiche e, inevitabilmente, a dei costi aggiuntivi per tutte le donne costrette all’acquisto di questi beni.
Quando costa l’aumento dell’Iva sugli assorbenti
Con il ritorno al 10% dell’Iva sugli assorbenti crescono le spese per questi beni da parte delle cittadine. Guardando ai numeri, in Italia ci sono 21 milioni di donne in età fertile che, mensilmente, necessitano di assorbenti e tamponi. È stimato che, nel corso della vita, ogni donna utilizzi fino a 12mila assorbenti e considerando che ogni confezione ha un costo medio di 4-5 euro e che una al mese potrebbe non bastare, ogni anno una donna in età fertile spende in media in Italia tra i 130 e i 150 euro per gli assorbenti. Con il nuovo aumento dell’Iva, l’imposta peserà in media per 15 euro all’anno, ovvero circa 7,5 euro in più rispetto allo scorso anno, quando era al 5%.
Le proteste delle associazioni
Come ampiamente detto, la scelta dell’esecutivo Meloni ha attirato molte critiche. Tra queste c’è quella di Silvia De Dea, una delle fondatrici di Onde rosa, collettivo che da diverso tempo si batte per l’azzeramento della tampon tax e che per farsi ascoltare ha raccolto oltre 800mila firme. "Ora si riavvolge il nastro indietro - ha detto De Dea all'Adnkronos Salute - Dopo un anno, dopo che si era dato tanto spazio e attenzione al tema, si era investito molto in questa battaglia ci troviamo di nuovo a fare un passo indietro. Tra l'altro in un momento in cui non è problema solo simbolico perché l'inflazione e i prezzi schizzano, e le donne vengono così penalizzate doppiamente".
La stessa esponente di Onde rosa ha anche sottolineato il fatto che la retromarcia sia stato compiuta "da un governo che dà tanta attenzione al concetto di famiglia, ma che poi, quando c'è da tagliare, cominciano dal fondo della piramide, penalizzando le donne, ma anche le madri e le famiglie, visto che l'aumento dell'Iva riguarderà anche prodotti dell'infanzia. Chiediamo invece che si inizi a dare più attenzione a chi in questa piramide ci sta sempre. Questo Governo - ha concluso - ci dica da che parte vuole stare: prima ci ha dato il contentino, riducendo l'Iva, e poi appena si deve fare cassa tutto passa in secondo piano e le esigenze delle donne e delle famiglie non sono più prioritarie".
Sulla stessa linea di Onde rosa è anche la presidente del gruppo femminista Period Think Tank, Giulia Sudano che ha affermato: “Siamo molto amareggiate che in un momento di grande difficoltà economica e sociale, in cui le disuguaglianze di genere stanno aumentando anziché diminuendo, il governo decida di non mantenere la riduzione dell’iva su assorbenti e prodotti per l’infanzia che hanno un diretto impatto di genere negativo per le donne. Queste scelte confermano con i fatti la totale mancanza di un serio impegno del governo per politiche efficaci a ridurre i divari di genere nel nostro Paese che dovrebbe allertare e preoccupare non solo le donne, ma tutte le persone che hanno a cuore la giustizia sociale. Inoltre - ha concluso - riteniamo necessario che le istituzioni raccolgono e pubblichino dati sui costi complessivi del ciclo mestruale”.