Roma, 30 settembre 2019 - "La prima buona notizia è che sterilizziamo l'Iva. I 23 miliardi ci sono". Dopo l'alt di Renzi e la fumata nera nel vertice notturno a Palazzo Chigi, Giuseppe Conte sembra mettere la parola fine alla spinosa vicenda dell'aumento Iva. "C'è stato un equivoco, io voglio ridurla", dice dopo che nei giorni scorsi aveva parlato a più riprese di "rimodulazione" dell'imposta, seppur "a beneficio degli italiani". A poche ore dall'arrivo della Nota di aggiornamento al Def sul tavolo del Consiglio dei Ministri, con il primo passo formale verso la manovra economica 2020 iniziato nel tardo pomeriggio, il premier diffonde ottimismo. "C'è ancora qualche copertura che ci manca, ma siamo molto ambiziosi", spiega ai giornalisti riuniti davanti alla sede del governo.
Qui tutte le notizie sul Def 2020
Sull'Iva la nuova linea è chiara. "Il mio obiettivo - spiega Conte - è quello, addirittura, di consentire di abbassare l'imposta sui consumi". E aggiunge: "Stiamo lavorando per portare, per esempio, a beneficio di tutti gli italiani, le bollette dal 10% di Iva al 5%". Ma non solo perché è il presidente del Consiglio è al lavoro per ridurre l'imposizione sui generi alimentari. Affinché "le famiglie meno abbienti abbiano la possibilità di comprare pasta, pane, frutta fresca, latte, abbassando l'Iva, che adesso è al 4%, all'1%". In realtà il bonus sull'Iva al quale lavora il Mef in filo diretto con Palazzo Chigi, va dal 2 al 4% e dovrebbe essere applicato a tutti i prodotti. Stando alle ultime informazioni, l'imposta sui consumi non verrà aumentata quindi su alcun prodotto, esclusi dunque anche quelli di lusso, vedi il tartufo.
Il capitolo aumento Iva sembra quindi definitivamente chiuso, salvo colpi di scena dell'ultimo minuto. "E' una ipotesi che non voglio neppure prendere in considerazione, quella dell'aumento dell'imposta sui consumi", scrive il presidente dei senatori Pd, Andrea Marcucci, su Facebook. E anche Franceschini, su Twitter, chiarisce che "nessuno vuole aumentarla".
Avviso ai naviganti: la smania quotidiana di visibilità logora i governi. Già visto tutto. Si inventano litigi sull’IVA, quando nessuno vuole aumentarla, solo per avere qualche riflettore acceso. Il Pd sceglie la serietà e si impegna sul cuneo fiscale per aumentare gli stipendi.
— Dario Franceschini (@dariofrance) September 30, 2019
Evasione fiscale e pagamenti elettronici
Per "far volare l'Italia" bisogna contrastare l'evasione fiscale, spiega il premier. "Occorre incentivare ad utilizzare i sistemi di pagamento" alternativi, "è quello il grande obiettivo su cui ho preso un impegno con gli italiani e che mi pare condividano tutte le forze politiche". Conte aggiunge: "Ho parlato di un patto con gli italiani, e per fare questo dobbiamo dare possibilità a tutti, anche a chi non può permettersi una carta di credito o un bancomat, a chi non ha un conto corrente di poter accedere a questi mezzi di pagamento, quindi a costo zero e senza provvigioni, alla portata di tutti".
Bonus Befana
Sempre per incentivare i pagamenti elettronici, è allo studio un "superbonus" per chi salda con carte e bancomat nei settori più a rischio evasione. Il che, secondo calcoli del Mef, consentirebbe di recuperare intorno ai 5 miliardi di 'sommerso'. L'erogazione potrebbe realizzarsi sotto forma di cashback sui pagamenti tracciabili e da dare tutto in una volta, magari a inizio anno (tanto che già sarebbe stato ribattezzato 'bonus della Befana'. Fonti qualificate spiegano però che si inserirebbe all'interno del piano più complessivo della "nuova Iva", con rimodulazione delle aliquote.
Il super bonus sarà una sorta di dono dell'epifania del governo giallorosso. E potrebbe consistere in una restituzione di parte dell'Iva per chi usa carte e bancomat evitando il ricorso al contante. A quanto si apprende, si darà la possibilità al contribuente di cumulare le spese - fino a 2.500 euro- godendo di un superbonus del 19%, un 'tesoretto' che arriverà direttamente sul conto corrente nei primi anni dell'anno nuovo. Tradotto in soldoni, si tratta di un massimo di 475 euro - vale a dire il 19% di 2.500 - di superbonus. Si lavora ancora ai numeri, al momento tuttavia l'ipotesi più accredita è di fissare l'asticella a 2.500 euro.