Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Istat, il Pil 2022 segna +3,7%. Effetto negativo del Superbonus sul deficit

L'analisi dell'andamento del Prodotto interno lordo e sui fattori che lo hanno condizionato

Nel 2022 il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.909.154 milioni di euro correnti, con un aumento del 6,8% rispetto all'anno precedente. In volume il Pil è cresciuto del 3,7%. Lo rileva l' Istat, precisando che l'anno scorso "l'economia italiana ha registrato una crescita decisa, ma inferiore rispetto a quella del 2021".

Istat (ImagoEconomica)
Istat (ImagoEconomica)

Il Pil 2022

A trascinare la crescita del Pil (+3,7%) è stata soprattutto la domanda nazionale al netto delle scorte, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno fornito contributi negativi. Dal lato dell'offerta di beni e servizi, il valore aggiunto ha segnato crescite nelle costruzioni e in molti comparti del terziario, mentre ha subito una contrazione nell'agricoltura. La crescita dell'attività produttiva si è accompagnata a una espansione dell'input di lavoro e dei redditi".

Cos'è il Pil

In parole povere il Pil (prodotto interno lordo) è il parametro che viene preso come misura della ricchezza di un Paese. Il Pil è pari alla somma dei beni e dei servizi finali prodotti da un paese in un dato periodo di tempo. Si dice interno perché si riferisce a quello che viene prodotto in uno Stato (o territorio), sia da imprese nazionali sia da imprese estere.

Cos'è l'Istat

L'Istituto nazionale di statistica è un ente di ricerca pubblico. È presente nel Paese dal 1926 ed è il principale produttore di statistica ufficiale.

Meglio del previsto: ecco perché

Dal lato della domanda interna nel 2022 si registra, in termini di volume, un incremento del 9,4% degli investimenti fissi lordi e del 3,5% dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con l'estero, le esportazioni di beni e servizi sono salite del 9,4% e le importazioni del 11,8%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito positivamente alla dinamica del Pil per 4,6 punti percentuali, mentre l'apporto della domanda estera netta è stato negativo per 0,5 punti e quello della variazione delle scorte per 0,4 punti. Il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume del 10,2% nelle costruzioni e del 4,8% nelle attivita' dei servizi. Si rilevano contrazioni dell'1,8% nell'agricoltura, silvicoltura e pesca e dello 0,1% nell'industria in senso stretto.

L'indebitamento netto in rapporto al Pil e' stato pari all'8% nel 2022 (a fronte del 9% l'anno precedente). Lo rende noto l'Istat spiegando che "tale indebitamento per gli anni 2020 e 2021 è stato rivisto a seguito del cambiamento introdotto nel trattamento contabile dei crediti di imposta". In valore assoluto, sottolinea l'istituto, l'indebitamento per il 2022 e' di -153.447 milioni di euro, in diminuzione di circa 7,8 miliardi rispetto a quello dell'anno precedente. 

Come cambiano i conti del Superbonus

"Il rapporto tra l'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche e il Pil ha registrato un miglioramento rispetto al 2021. Il valore dell'indebitamento è stato rivisto a seguito del cambiamento introdotto nel trattamento contabile dei crediti di imposta", spiega l'Istat facendo riferimento al computo dell'impatto del Superbonus. L'obiettivo di deficit per il 2022 stimato nella Nadef dal governo e' pari al 5,6% del Pil. Alla luce del nuovo quadro interpretativo e a seguito dell'esito degli approfondimenti metodologici condotti congiuntamente da Istat e Eurostat, spiega l' stat, "e' quindi mutato il trattamento contabile del 'Superbonus 110%' e del cosiddetto 'Bonus facciate' a partire dall'anno di stima 2020. Entrambi i crediti di imposta sono ora classificati come crediti di imposta di tipo 'pagabili', e registrati nel conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche come spese per l'intero ammontare" coerentemente con il momento di registrazione previsto dal Mgdd2022 (Manual on Government Deficit and Debt - Implementation of Esa 2010 - 2022 edition) ossia nel momento di sostenimento della spesa di investimento agevolata". Nelle precedenti stime, entrambe le agevolazioni erano state classificate come crediti di imposta di tipo 'non pagabili' ed erano quindi registrate come minor gettito nell'anno di utilizzo del credito (quindi, come minore entrata tributaria). La modifica ha comportato una revisione nel rapporto deficit/Pil per gli anni 2020 e 2021 pari rispettivamente a -0,2 e -1,8 punti percentuali.