Martedì 12 Novembre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Istat, +481mila occupati nel 2023: il tasso di disoccupazone scende al 7,7%. Resta elevato il divario Nord-Sud

È positivo il bilancio del mercato del lavoro. Il grande problema è sempre il mismatch tra domanda e offerta

Roma, 13 marzo 2024 – Crescono gli occupati, soprattutto quelli stabili, nel 2023, raggiungendo il record come media d’anno a quota 23 milioni 580 mila: con un aumento di 481 mila unità (+2,1% in un anno). E i disoccupati calano sotto la barriera dei due milioni: a 1 milione 947mila (-81mila unità). È positivo, dunque, bilancio del mercato del lavoro nel 2023: il tasso di occupazione delle persone tra i 15 e i 64 anni sale al 61,5% (+1,3 punti percentuali), mentre il tasso di disoccupazione cala al 7,7% (-0,4 punti).

Cresce l'occupazione in Italia
Cresce l'occupazione in Italia

Ma, come sottolineano ormai tutte le ricerche, rimane grave il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Da ultimo, a lanciare l’allarme, è Confcooperative. La mancanza di personale è il principale ostacolo alla crescita delle cooperative: per 4 su 10 è un problema oramai strutturale a cui non sembra esserci rimedio, almeno nel breve-medio periodo. "Le nostre cooperative – spiega il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini – occupano 540.000 persone, ne potrebbero assumere altre 30.000, ma non trovano personale formato e disponibile: nel socio sanitario, nell’agroalimentare, nel trasporto, nei servizi turisti e culturali”.

Ma torniamo ai dati Istat. La crescita dell'occupazione nel 2023 interessa soprattutto i dipendenti a tempo indeterminato, con 491 mila unità in più (+3,3%) e gli indipendenti (+62 mila, +1,3%). Risultano invece in calo i dipendenti a termine, con 73 mila unità in meno (-2,4%). Nel quarto trimestre 2023, gli occupati aumentano in termini congiunturali di 144 mila unità a seguito della crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (+145 mila, +0,9%) e della sostanziale stabilità dei dipendenti a termine e degli indipendenti. Su base annua nel quarto trimestre l'aumento dell'occupazione ha coinvolto i dipendenti a tempo indeterminato (+509mila, +3,3%) e gli indipendenti (+65mila, +1,3%), ma non i dipendenti a termine che diminuiscono (-40mila, -1,4%).

A livello territoriale, però, il Mezzogiorno nel 2023 mostra l'aumento più consistente del tasso di occupazione (+1,6 punti sul 2022, arriva al 48,2%) rispetto al Nord (+1,3 punti al 69,4%) ma il divario con il Nord resta elevato con oltre 21 punti. Il tasso di disoccupazione nelle regioni meridionali (14,0%) è, a sua volta, circa tre volte quello del Nord (4,6%). Bolzano è la prima provincia italiana per tasso di occupazione nel complesso (al 74,4% tra i 15 e i 64 anni) mentre Caltanissetta è l'ultima con appena il 37,7%.

Nel 2023, però, il numero di inattivi di 15-64 anni diminuisce per il terzo anno consecutivo (-468 mila, -3,6% in un anno), attestandosi a 12 milioni 377 mila. Diminuisce il numero degli scoraggiati (-44 mila, -4,3%), di chi aspetta gli esiti di passate azioni di ricerca (-129 mila, -20,9%) e di chi non cerca lavoro per motivi familiari (-139 mila, -4,8%).

Il gap a sfavore delle donne, rispetto agli uomini, in ogni caso, si attesta a circa 18 punti per i tassi di occupazione e di inattività (15-64 anni) e a 2 punti per il tasso di disoccupazione. Anche se il tasso di occupazione femminile nel IV trimestre del 2023 tocca il 53,4%, il livello più alto dall'inizio delle serie storiche con 1,4 punti in più rispetto allo stesso periodo del 2022. Ma anche in questo caso il divario Nord-Sud si conferma elevatissimo.

Certo è che l’uso dei canali informali rimane la pratica più diffusa tra chi è in cerca di occupazione, con la quota di chi si rivolge a parenti, amici e conoscenti che nel 2023 aumenta e raggiunge il 76,6% (+1,2 punti). Lo rileva l'Istat spiegando che è "in marcata crescita” anche l'incidenza di chi ha cercato lavoro rivolgendosi al Centro pubblico per l'impiego (25,8%, +3,5 punti), mentre risultano più stabili le quote di coloro che svolgono altre azioni di ricerca formali. È invariata al 20% la scelta di contattare un'Agenzia per il lavoro.