Mercoledì 13 Novembre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Isopensione, proroga fino al 2026: in pensione con 7 anni d'anticipo? Ecco come

Il decreto Milleproroghe ha rinnovato la misura che doveva finire nel 2023

Si chiama "Isopensione" e, almeno sulla carta, consente ai lavoratori di poter lasciare il lavoro anche con 7 anni di anticipo sull’età pensionabile e, dunque, a 60 anni invece di 67 o rispetto ai 41-42 anni e 10 mesi. Si tratta di un canale di uscita anticipata che doveva esaurirsi a fine 2023, ma nel decreto Milleproroghe la misura è stata prorogata fino a tutto il 2026. E allora vale la pena vedere come funziona il meccanismo di scivolo previsto per le aziende in crisi con eccedenze di personale.

Cos'è l’Isopensione

E’ uno strumento per favorire l’uscita "morbida" dal lavoro nel caso di crisi aziendali, introdotto nel 2012 dalla riforma Fornero, che permette ai datori di lavoro con più di 15 dipendenti, in caso di eccedenza di personale, di stabilire accordi con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative con il fine di incentivare l’esodo dei lavoratori più anziani. Fino al 2018 il meccanismo prevedeva un anticipo massimo di 4 anni rispetto alla conquista dei requisiti per la pensione di vecchiaia o per quella anticipata. Ma dal 2019 al 2023 è stato introdotto l’allungamento degli anni anticipabili fino a 7. E ora con il Milleproroghe la scadenza è stata prorogata al 2026.

L’assegno dell’isopensione

L’assegno dell’isopensione è pari all’ammontare della pensione maturata dal lavoratore fino a quel momento, fino al momento dell’esodo. Ma quando raggiungerà i requisiti ordinari per la pensione di vecchiaia o per quella anticipata la prestazione sarà calcolata nuovamente sulla scorta dei nuovi contributi maturati nel frattempo.

Chi paga il conto

A fronteggiare l’onere dell’isopensione è direttamente il datore di lavoro che è tenuto a trasferire all’Inps l’ammontare della prestazione erogata al lavoratore per tutti gli anni di anticipo. Non solo. Il meccanismo prevede che sia sempre a carico del datore di lavoro anche l’onere dei contributi per il lavoratore per gli anni dell’erogazione dell’isopensione. Come è evidente, l’onerosità del sistema ha determinato un ricorso limitato allo strumento.