Domenica 22 Dicembre 2024
ANTONIO TROISE
Economia

Irpef e taglio del cuneo: "Fino a 120 euro al mese per i redditi medio-bassi". Ma preoccupa lo spread

Il viceministro Leo calcola il beneficio per chi guadagna fino a 28mila euro. Costo: 5 miliardi. Aumenta il debito, ma una parte di coperture potrebbe arrivare dai condoni fiscali

Roma, 29 settembre 2023 – La coperta della prossima manovra economica è sicuramente molto corta. Una dote fra i 20 e i 25 miliardi assorbita quasi al 50% dal taglio del cuneo fiscale. Ma nel menù del governo ci sarà sicuramente l’avvio del primo modulo della riforma delle tasse, con l’accorpamento delle aliquote Irpef, il riordino delle agevolazioni fiscali e il nuovo concordato preventivo. Non è stato, invece, ancora sciolto il rebus dei condoni. Resta in campo, infatti, la sanatoria per le cartelle esattoriali fino a 20mila euro sia pure limitata ai redditi medio bassi.

Verso la Nadef: le stime sul rapporto Deficit/Pil
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L’attenzione resta però puntata sui mercati. Ieri lo spread, la differenza fra i Btp italiani e i bund tedeschi, ha sfiorato i 200 punti, un picco che non si vedeva da almeno dieci anni, mentre i rendimenti viaggiano a ridosso del 4,9%. C’è, insomma, il rischio legato agli interessi sul debito che potrebbero superare nel 2024 i 100 miliardi di euro. Ma ecco, capitolo per capitolo, come potrebbe cambiare il nostro sistema fiscale con la Legge di Bilancio che il governo dovrà varare entro il 10 ottobre. Secondo il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, il vantaggio in busta paga per i redditi fino a 28mila euro all’anno, si attesta sui 120 euro al mese.

L’accorpamento delle aliquote 

L’idea è accorpare gli attuali primi due scaglioni dell’Irpef portando l’aliquota al 23% per i redditi fino a 28mila euro. Oltre questa soglia e fino a 50mila euro si pagherebbe il 35% e per i redditi superiori ai 50mila euro resterebbe l’aliquota del 43%. Si tratta di un’operazione fondamentale anche per evitare che il taglio del cuneo fiscale, facendo lievitare i redditi, possa tradursi in un boomerang per i lavoratori con stipendi più alti. Il primo modulo della riforma fiscale costerebbe circa 5 miliardi di euro e porterebbe i maggiori vantaggi (circa 260 euro di tasse in meno all’anno) per i redditi oltre i 28mila euro. Il risparmio medio si attesta sui 160 euro all’anno.

Il taglio del cuneo 

Ben più vantaggio la proroga del taglio del cuneo fiscale al 2024 per i redditi fino a 35mila euro lordi. In questo caso, l’aumento medio in busta paga è di circa 100 euro. In pratica continuerebbe a essere applicato dai datori di lavoro (a carico della fiscalità generale) uno sconto del 6% per i redditi fino a 35mila euro e dal 3 al 7% fino a 25mila euro. La riduzione riguarda circa 10 milioni di dipendenti che senza la proroga avrebbero visto decurtato lo stipendio. Cumulando il taglio del cuneo con i risparmi della riforma fiscale, l’impatto su una busta paga al di sotto dei 35mila euro dovrebbe attestarsi sui 120 euro al mese.

Gli sconti fiscali 

Una parte delle coperture potrebbero arrivare dalle cosiddette Tax expenditures, vale a dire quella montagna di sconti fiscali (oltre 670) che pesano come un macigno su conti pubblici. Alcune sono intoccabili, come le detrazioni per la sanità o per la prima casa. Ma sulle altre il governo potrebbe intervenire con l’accetta, un taglio orizzontale fissando un tetto di reddito per usufruire degli sconti. Già oggi c’è un decalage che parte dal 120mila euro in su, fino all’azzeramento completo a quota 240mila. La soglia potrebbe ridursi fortemente.

L’assegno unico

Altro capitolo blindato della manovra è relativo alla famiglia e alla natalità: sgravi, aiuti, bonus per il secondo figlio, sconto Ires per le aziende che assumono donne con tre figli, proroga dei mutui agevolati per le giovani coppie under 36, conferma dell’Iva al 5% su pannolini, biberon e omogeneizzati. Ma non solo. Ieri la ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, ha confermato l’aumento dell’assegno unico a partire dal secondo figlio. Nella scorsa finanziaria gli incrementi erano stati concentrati dal terzo figlio in poi.

Le microcartelle 

Ancora tutto da scrivere, infine, il capitolo sul nuovo meccanismo di saldo e stralcio per le cartelle fino a 20mila euro, ma limitato ai redditi medio-bassi (fino a 35mila euro). La misura è caldeggiata soprattutto dalla Lega ma non piace molto dalle parti di via Venti Settembre. Il ministro dell’Economia, per ora, ha escluso nuove sanatorie. Ma non è detto che la norma non rispunti nel percorso parlamentare della Legge di Bilancio.