Venerdì 28 Febbraio 2025
STELA MEHMETI
Economia

Irpef 2025: a marzo addizionali in busta paga, rischio stipendi più bassi a fine anno

Il prossimo mese oltre alla trattenuta per il saldo del 2024, si aggiunge l’acconto per quest’anno. I lavoratori della fascia media che percepiscono un bonus potrebbero doverlo restituire

A marzo le buste paga subiranno una leggera riduzione per le trattenute sulle addizionali comunali e regionali sull’Irpef (Ansa)

A marzo le buste paga subiranno una leggera riduzione per le trattenute sulle addizionali comunali e regionali sull’Irpef (Ansa)

Roma, 28 febbraio 2025 – A marzo le buste paga dei dipendenti subiranno una leggera riduzione per via delle trattenute sulle addizionali comunali e regionali sull’Irpef. Il prossimo mese, infatti, oltre alla trattenuta per il saldo del 2024, si aggiunge l’acconto per il 2025, riducendo così il netto rispetto a febbraio. Difficile prevedere oggi l’impatto della doppia trattenuta sui salari, già in sofferenza a causa della perdita di potere d’acquisto. I timori di vedere stipendi più bassi, però, si potrebbero rafforzare a fine anno, verso dicembre, al momento del conguaglio. La norma che da quest’anno agisce sull'Irpef, e non più sulla contribuzione previdenziale come in precedenza, potrebbe penalizzare i lavoratori che hanno ottenuto il bonus Irpef e che una volta superata la soglia di reddito necessaria si vedranno costretti a restituire indietro la quota. La fascia media è quella più a rischio.

Pesa la percentuale addizionale del Comune di residenza

Il prossimo mese si registrerà una diminuzione dell'importo netto in busta paga rispetto ai mesi precedenti. A dicembre, infatti, non vengono trattenute le addizionali, mentre da gennaio riprendono le trattenute per il saldo dell'anno precedente e da marzo si aggiunge anche l’acconto per l’anno in corso. In particolare, l’addizionale regionale viene trattenuta in saldo per l’anno precedente, da gennaio a novembre. L’addizionale comunale, invece, viene trattenuta sia in saldo per l’anno precedente - da gennaio a novembre - che in acconto per l’anno corrente da marzo a novembre. L’importo della riduzione salariale dipende dalla percentuale di addizionale comunale applicata dal Comune di residenza, che oscilla tra lo 0,2% e lo 0,8% del reddito imponibile. Fatta eccezione per Roma, che segna un'addizionale dello 0,9%.  

Dalla decontribuzione alla detassazione

Tuttavia, le preoccupazioni potrebbero prendere piede nel prossimo dicembre, quando si concluderà l'anno dal punto di vista della tassazione fiscale e bisognerà fare il calcolo del valore dell'imponibile del reddito percepito. Se il lavoratore supera la soglia del beneficio “si ritroverà costretto a restituire tutto quello che mensilmente ha preso in netto come beneficio di bonus”, sottolinea Salvatore Monteduro, segretario confederale Uil Milano Lombardia. Lo scorso anno il sistema in vigore agiva sulla decontribuzione, quindi sul sistema dei contributi previdenziali con le due aliquote. Il nuovo sistema, invece, agisce sulle aliquote Irpef che vengono pagate. “Cerco di fare un esempio per essere concreto: fino all'anno scorso con un reddito da 2 mila euro, la decontribuzione avveniva su quel 9% di contributi previdenziali che un lavoratore pagava” e che veniva fatta mensilmente – spiega –, “cioè su quello che era il mio stipendio mensile”. Quello che invece avviene dal primo gennaio del 2025 è che il riconoscimento, quindi la detassazione, non viene fatta più sui contributi previdenziali, ma viene fatta su quello che si deve versare come Irpef. Quindi che cosa significa questo? “Se ho 2 mila euro e un Irpef di 700 euro che devo pagare, lo pago in base a quella che è la contribuzione Irpef”, aggiunge Monteduro.

Bonus Irpef 2025: a rischio la fascia media

L'imponibile viene calcolato sulla retribuzione annua. Quindi, non viene più calcolato sulla retribuzione mensile dell'anno di riferimento. Nel caso il lavoratore registri un semplice incremento per qualche straordinario in più o per via di un rinnovo del contratto collettivo nazionale del lavoro e dunque supera leggermente la fascia in cui è stato inserito per beneficiare della contribuzione. Infatti, se alla fine dell'anno il lavoratore ha beneficiato di una detassazione per l'esempio di 1.000 euro e ha superato la soglia di 40.000 euro, "dovrà restituire tutti i 1.000 euro” spiega Monteduro. A differenza dell'anno scorso, quando la decontribuzione aveva cadenza mensile. Questa tecnicità metterebbe a rischio molti lavoratori, che oggi stanno percependo un bonus e che, invece, rischiano di restituire l'ammontare per aver superato la fascia che riconosce loro il beneficio. I settori coinvolti “sono in un certo qual modo tutti”, aggiunge Monteduro, anche le fasce che oggi guadagnano tra i 1.500-1.600 euro al mese netto – ovvero una fascia di reddito lordo che si aggira su 28-29.000 euro – ma che per una serie di contingenze per alcune mensilità ha beneficiato di più. Nel momento in cui si superano quei 28-29.000 o c'è un rinnovo contrattuale e quindi un riconoscimento anche di arretrati, il lavoratore potrebbe venire penalizzato. Al centro dell’attenzione anche le fasce sui 40.000 euro, “l'anno scorso redditi da 45.000 hanno beneficiato di quel contributo, ma non c'è stato il conguaglio”, osserva Monteduro. Così il nuovo sistema che dalla decontribuzione è passato alla defiscalizzazione rischierà ulteriormente a fine anno di mettere in difficoltà molti lavoratori, che “non sono quelli di fascia alta e non sono neanche solo quelli della fascia bassa, ma sono quelli della media” chiosa Monteduro.

Addizionali comunali e regionali sulle pensioni

Per quanto riguarda le pensioni, l’addizionale regionale all’Irpef viene trattenuta a saldo. L’addizionale comunale all’Irpef, invece, viene trattenuta sia in acconto che a saldo. L’addizionale regionale a saldo viene trattenuta sulla pensione l’anno successivo a quello cui si riferisce e viene suddivisa in 11 rate, dal mese di gennaio a quello di novembre. Ad esempio, l’addizionale regionale relativa al 2019 viene trattenuta sulla pensione in 11 rate, da gennaio 2020 a novembre 2020. L’addizionale comunale viene trattenuta, invece, con due diverse modalità: in acconto, quindi nell’anno di riferimento, dal mese di marzo, in 9 rate e a saldo, ovvero nell’anno successivo, dal mese di gennaio, in 11 rate. Ad esempio, un pensionato con un assegno di 1.500 euro lordi e residente a Roma, dove l’aliquota è dello 0,9%, dovrà pagare 162 euro di addizionale comunale all’anno. Di conseguenza, da marzo inizierà a vedere una trattenuta di circa 5,40 euro al mese. Se invece il pensionato vive a Milano, l’aliquota è dello 0,8% e quindi la trattenuta mensile sarà di circa 8 euro per una pensione lorda di 2.500 euro.