Giovedì 3 Ottobre 2024
ANTONIO TROISE
Economia

Irpef e cuneo, come cambia la busta paga con la Manovra 2025. Ipotesi e simulazioni

Dalla possibilità che la situazione rimanga come quella attuale con la conferma del taglio del cuneo fino all’abbassamento dell’Irpef al 33% per redditi da 28mila a 60mila euro: come cambierebbero gli stipendi

Roma, 2 ottobre 2024 – Il cantiere fiscale della prossima manovra economica si chiuderà solo a metà ottobre.

Quando il governo avrà più chiaro il gettito del concordato preventivo e, soprattutto, si capirà nel dettaglio l’entità del “tesoretto” da destinare alla riduzione delle tasse per il ceto medio. Nell’ipotesi peggiore sarà confermato solo il taglio del cuneo fiscale fino a 35mila euro di reddito e la rimodulazione delle aliquote Irpef decisa l’anno scorso con la riduzione da quattro a tre scaglioni, con l’innalzamento del limite di reddito (28.000 euro) soggetto alla prima aliquota e l’accorpamento del secondo e terzo scaglione con l’aliquota del 35%. Ipotesi sulle quali sta lavorando in governo Meloni e in particolare il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Ma ecco, nel dettaglio, come potrebbero cambiare i redditi secondo le simulazioni realizzate per Qn dall’Associazione Nazionale Commercialisti.

Conferma delle misure del 2023

In questo caso non ci saranno grossi vantaggi per i contribuenti ma solo la conferma degli aumenti in busta paga già registrati nel 2023. In particolare, per un reddito di 25mila euro, sarà confermato il risparmio annuale di 1.108 euro, poco meno di 100 euro netti al mese. Per un reddito di 35mila euro, il taglio fra oneri contributi e Irpef arriverà a 1.552 euro. Per le fasce di reddito superiori, invece, i risparmi si assottigliano fino ad azzerarsi a quota 60mila euro. Per chi guadagna 55mila euro il beneficio annuo sarà di 259,65 euro.

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Rimodulazione Irpef con scaglione del 33% a 50mila euro

“Per la manovra del 2025 – spiega Marco Cuchel, presidente Anc – si preannuncia un nuovo ritocco con la riduzione dell’aliquota del secondo scaglione dal 35% al 33% e il possibile innalzamento di reddito soggetto a detto scaglione da 50.000,00 a 60.000,00 euro. E’ un ulteriore passo verso la riduzione della pressione fiscale in Italia che è tra le più alte tra i Paesi Ocse, ma che al momento ha prodotto minimi effetti reali rispetto alla reale capacità di spesa dei cittadini”.

Nel primo caso, vale a dire con l’aliquota intermedia al 33% per redditi da 28mila a 50mila, i vantaggi maggiori si avrebbero per chi guadagna 55mila euro, dal momento che la rimodulazione Irpef del 2024 aveva sterilizzato i tagli sopra i 50mila euro. In questo caso il vantaggio fiscale sarebbe di 440 euro. Nessun beneficio per chi ha un reddito di 25mila euro. Coloro che hanno dichiarato 35mila euro avrebbero un vantaggio fiscale massimo di 140 euro che si sommerebbe ai 260 già ottenuti nel 2023.

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Rimodulazione Irpef con scaglione del 33% a 60mila euro

“L’innalzamento del limite di reddito del secondo scaglione da 50.000,00 a 60.000,00 euro e la contemporanea riduzione dell’aliquota al 33% – spiega spiega Marco Cuchel – potrebbe generare un risparmio fiscale interessante”. I vantaggi maggiori si avrebbero per i redditi di 55mila euro, con un risparmio fiscale massimo di 940 euro annuo. “Tutto ciò si deve conciliare con le coperture richieste per tale operazione e soprattutto dipenderà dell’effetto distorsivo che potrebbe generare il taglio delle deduzioni e detrazioni annunciato dal Governo riducendo il possibile risparmio determinato dall’annunciata rimodulazione Irpef – conclude il presidente di Anc. La sforbiciata sulle Tax Expenditures dovrebbe essere attentamente ripensata anche alla luce di una vera lotta all’evasione attraverso l’incremento del “contrasto di interessi” che potrebbe generare l’emersione di materia imponibile”.

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