Villois
Sono ormai decenni che la produttività del sistema industriale italiano è sostanzialmente inferiore a quello di Francia e Germania. Stiamo parlando di oltre un punto e mezzo, una percentuale che incide sia sui risultati delle aziende, sia sulla formazione del Pil. E di riflesso sui salari, portandoli a essere inferiori a quelli medi europei.Il Pil italiano negli ultimi 20 anni è cresciuto intorno al 15%, quelli tedesco e francese di oltre il doppio: tra i fattori che hanno pesato sulla differenza c’è stata proprio la bassa produttività, imputabile al ritardo di modernizzazione dovuto a investimenti limitati, non tanto addebitabili ai capi filiera in gran maggioranza di maxi dimensioni e a capitale estero, ma alla catena dei fornitori, costituita di massima da piccole e medie imprese a capitale italiano, e a una logistica e trasporti inefficienti e insufficienti.
Correggere le componenti citate è complesso, perché ciascuna di esse ha problematiche proprie imputabili a cause e soggetti diversi, ma che hanno comunque comuni denominatori: la pressione fiscale, il costo del lavoro, i ritardi di modernizzazione del sistema pubblico, la burocrazia pubblica ma anche privata.In sintesi, produrre in italia è meno vantaggioso che da altre parti,compresi i paesi di eurolandia. Lo è soprattuto nelle attività industriali che realizzano marginalità modeste, come la componentistica dell’automotive. Ed è proprio verso le produzioni più profittevoli che serve puntare, sia investendo capitali italiani, sia invogliando grandi imprese estere a farlo.