Sabato 31 Agosto 2024
fabio galli
Economia

La versione di Landini: "Serve un referendum contro la precarietà. Tassare le rendite"

Il leader Cgil: abrogare le leggi che hanno impoverito il lavoro, come il Jobs act. "Un errore scaricare sul Cnel la responsabilità politica sul salario minimo. Giorgetti dice che mancano risorse? Ci sono i fondi europei. E la lotta all’evasione"

Roma, 27 agosto 2023 – “Quando abbiamo ogni anno 120mila giovani che vanno all’estero perché in Italia sono sfruttati e giustamente non accettano di essere sottopagati e di non poter fare una scelta di vita strutturale – scandisce netto Maurizio Landini, il leader della Cgil – io penso che sia venuto il momento di dire basta, di aprire gli occhi e mettere in discussione quelle logiche sbagliate che hanno prodotto leggi precarizzanti e un impoverimento del lavoro nel nostro Paese. Perché se è aumentata la disuguaglianza e si può essere poveri anche lavorando, non è per colpa di chi lavora, ma per le scelte sbagliate che sono state fatte".

Maurizio Landini, segretario generale della Cgil
Maurizio Landini, segretario generale della Cgil

Come vi mobiliterete per far cambiare rotta?

"Noi stiamo chiedendo di cambiare le leggi precarizzanti fatte da tutti i governi. E insieme alla modifica delle leggi vogliamo contrastare la precarietà e lo sfruttamento con la contrattazione collettiva, rivendicando la stabilizzazione dei rapporti di lavoro. Se governo e Parlamento non intervengono, siamo pronti nei prossimi mesi a prendere in considerazione anche uno strumento che i cittadini hanno: quello di fare un referendum per abrogare quelle leggi folli, compreso, evidentemente, il Jobs Act".

Facciamo un passo indietro: siamo di fronte a un autunno con molte emergenze economiche e sociali e poche risorse, come ha avvisato il ministro Giancarlo Giorgetti.

"Non è vero che non ci sono risorse. Servono scelte chiare e diverse da quelle che sta facendo questo governo. Mi riferisco al Pnrr, ai fondi comunitari 2021-2027, al Fondo di sviluppo e coesione: qui ci sono risorse decisive per affrontare quei nodi strutturali che possono dare un futuro al nostro Paese, che si chiamano politiche industriali, crisi climatica e ambientale, infrastrutture, servizi sociali sul territorio, formazione e istruzione. Ma il governo oggi sta perdendo una parte consistente di queste risorse e non si capisce come le vuole utilizzare. Inoltre sta tagliando progetti fondamentali in materia di infrastrutture, servizi sociali e formativi a danno del Sud. Ma non finisce qui".

Nel senso?

"Le risorse vanno prese dove sono. Serve una vera lotta all’evasione fiscale: con 100 miliardi di evasione si deve dire basta ai condoni e ai concordati preventivi. È il momento di tassare la rendita finanziaria e le rendite immobiliari. È il momento non di fare spot elettorali, facendo finta di tassare gli extra-profitti delle banche, per farli diventare crediti di imposta. Occorre fare un ragionamento serio su tutti i profitti e su tutti gli extra-profitti. La questione fiscale è la questione delle questioni, mentre la delega approvata non va nella direzione giusta".

Le risorse, dunque, si potrebbero trovare. Ma per quali emergenze?

"Ci sono emergenze non rinviabili: penso alla sanità pubblica, pagata dai contribuenti, costretti, però, per i tagli, a ricorrere al privato sempre più spesso. Penso all’emergenza della formazione e dell’istruzione. E penso alla questione salariale e della precarietà del lavoro".

Il governo ha chiesto al Cnel di istruire il dossier sul salario minimo: che cosa non vi convince?

"È un errore scaricare responsabilità politiche sul Cnel, che non può sostituirsi né al governo né al Parlamento né tantomeno alle parti sociali. È il governo che si deve assumere le sue responsabilità, convocando le parti sociali più rappresentative. Poi la nostra posizione è molto precisa. Noi pensiamo che ci sia bisogno di fare una legge sulla rappresentanza che è la via per cancellare i contratti pirata, dando validità di legge ai contratti dei soggetti rappresentativi e certificati. Una legge che dia il diritto ai lavoratori di votare gli accordi che li riguardano. Dentro questo contesto, per noi è venuto il momento di introdurre un salario orario minimo che valga per tutti i contratti come soglia sotto la quale nessuno può essere retribuito".

La tesi storica della Cgil e del sindacato era critica sul salario legale per il rischio di indebolire la contrattazione: perché avete cambiato posizione?

"Penso che un sindacato degno di questo nome debba fare i conti anche con l’esperienza. La situazione è cambiata: oggi sono i contratti pirata, quelli scaduti e non rinnovati da anni o con paghe basse, le regole su appalti e sub-appalti, ebbene, è tutto questo che mette a rischio la contrattazione. E, dunque, è venuto il momento di attuare i principi della nostra Costituzione degli articoli 36 e 39. Dentro questo il salario minimo rafforza la contrattazione".

La questione salariale e del lavoro povero va oltre la paga minima.

"E infatti bisogna aumentare strutturalmente i salari nel nostro Paese. È per questo che, di fronte a un’inflazione cumulata del 16 per cento, chiediamo di rendere strutturale il taglio del cuneo contributivo, rivalutare in automatico il valore delle detrazioni di salari e pensioni, rinnovare i contratti nazionali pubblici e privati scaduti, concentrando la detassazione sugli aumenti del contratto nazionale: e non su straordinari, contratti di secondo livello o tredicesime una tantum. Ma c’è un nodo altrettanto decisivo da sciogliere".

Quale?

"Si chiama precarietà: ed è una delle cause primarie del lavoro povero. Noi siamo messi peggio che nel resto d’Europa proprio perché negli ultimi venti anni tutti i governi non hanno fatto altro che ampliare la precarietà a un livello non più accettabile. E lo stesso sta facendo questo governo. Tutto questo non è più accettabile. I giovani cominciano a ribellarsi. E noi non possiamo continuare a perdere questo patrimonio umano".

La mobilitazione di settembre e la manifestazione del 7 ottobre sono “anche” nel nome della lotta alla precarietà?

"Assolutamente sì. Utilizzeremo il mese di settembre per una grande operazione di democrazia e ascolto delle persone. Una campagna con assemblee con voto in tutta Italia su tutte le emergenze del Paese. Il 7 ottobre, poi, non è la manifestazione solo della Cgil, ma di oltre cento associazioni laiche e cattoliche. E serve per indicare al Paese la via maestra dell’attuazione della Costituzione per fermare l’autonomia differenziata e per affermare la pace".