Sabato 21 Dicembre 2024
ACHILLE PEREGO
Economia

Famiglie in difficoltà, stangata sugli interessi dei prestiti. Ma è boom di richieste

Un terzo delle domande per le spese impreviste o per beni e servizi necessari. I consigli per risparmiare

Interessi dei prestiti, la simulazione

Milano, 17 febbraio 2023 - ​Indebitarsi per comprare o ristrutturare la casa ma anche per acquistare l’auto o i mobili costa sempre di più a causa dei rialzi dei tassi decisi dalla Bce che a febbraio li ha portati al 3% e a marzo è ormai scontato che saliranno al 3,5%. Così, a gennaio, secondo il rapporto mensile dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, il tasso medio sul totale delle operazioni di finanziamento era salito dal 3,20% di dicembre al 3,51%. Leggermente più elevato (il 3,53% rispetto al precedente 3,01%) l’incremento del costo dei mutui e ancora più alto il livello (3,70% contro 3,55%) raggiunto dai tassi sui finanziamenti alle imprese che, secondo Confesercenti, in tre anni avranno un maggior costo-prestiti di almeno 9 miliardi di euro.

L'andamento dei prestiti

Nonostante l’aumento dei tassi sempre a gennaio, rileva l’Abi, i prestiti a famiglie e imprese sono comunque cresciuti dell’1,3%. Il Barometro Crif però avverte come il 2023 si sia aperto con un andamento a due velocità. Da una parte prosegue il calo delle richieste di mutui con un meno 22,8% a gennaio, soprattutto per la diminuzione delle surroghe anche se l’effetto del rialzo dei tassi sui mutui variabili, e quindi la spinta a optare per quelli fissi, spiega Guido Bertolino di MutuiSupermarket.it, abbia determinato a febbraio sui canali online una ripresa delle surroghe con una quota di oltre il 40% sul totale. Dall’altra parte invece, sempre a gennaio, secondo Crif le richieste di prestiti personali hanno registrato un balzo record del 31,4% mentre i finanziamenti per l’acquisto di beni e servizi sono rimasti stabili (+1,1%). Un segnale di difficoltà delle famiglie arriva dal fatto che sul totale dei prestiti personali raccolti online da Facile.it, il 31,1% ha riguardato la richiesta di liquidità per fare fronte a spese impreviste o ingenti con redditi impoveriti dall’inflazione. Il 19,6% l’acquisto di auto usate, il 14,6% il consolidamento dei debiti, l’11,5% la ristrutturazione della casa, il 5,7% l’arredamento e il 4% le spese mediche.

Rate più pesanti

L’aumento del costo del denaro, rileva Facile.it, ha fatto sì che da gennaio 2022 a gennaio 2023 il Taeg, il Tasso annuo effettivo globale – l’indicatore comprensivo di tutti i costi accessori da tenere come riferimento nella scelta del finanziamento – sui prestiti personali per liquidità sia aumentato in media dal 7,5% al 9,35% mentre i migliori Taeg sono cresciuti dal 5,60 al 6,24%. Sul mercato però si possono trovare anche tassi più alti dal 10 al 12% fino a oltre il 15% per i rimborsi rateali con le carte di credito. Per questo è sempre bene confrontare le offerte con i comparatori online e verificare l’eventuale costo dell’assicurazione, che può incidere fino al 6%. Per un finanziamento di 10mila euro per 60 mesi, con un Taeg medio del 6,96% a gennaio 2022 si doveva pagare una rata mensile di 196 euro per un rimborso totale di 11.760. Lo stesso finanziamento, fatto a gennaio 2023, secondo la simulazione di Facile.it, comportava un Taeg del 9,47%, una rata di 205 euro e un costo totale di 12.300. Quindi 540 euro in più.

La stangata sui mutui

A subire l’effetto tassi sono stati anche i mutui. Tanto che per un mutuo variabile di 126mila euro con durata 25 anni sottoscritto a gennaio 2022, la rata mensile è rincarata da 456 a 653 euro, quasi 200 in più. Per difendersi dal caro-mutui si può pensare di optare per la surroga mentre chi vuole sottoscrivere un nuovo finanziamento per l’acquisto della casa, essendo ormai molto vicino il livello dei tassi variabili a quelli fissi (i migliori variabili sono attorno al 3,10-3,50% e i migliori fissi al 3,40-3,80%) la scelta in vista di nuovi rialzi da parte della Bce sta ricadendo su questi ultimi. Favoriti, conclude Bertolino, anche dall’arrivo di offerte competitive da parte di alcune banche che hanno tagliato da 10 a 20 punti base il Taeg sui mutui "fissi".